Assegnazione temporanea di personale infermieristico da parte delle Asl alle Rsa. È la soluzione prevista dalla Regione Puglia per “andare in soccorso alle strutture sociosanitarie private e accreditate che lamentano una difficoltà a reperire la disponibilità di infermieri”. Con una circolare trasmessa ai direttori generali delle Aziende sanitarie locali, Bari ha risposto alle alle richieste e alle proteste della associazioni di categorie delle Rsa pugliesi, le quali negli ultimi mesi hanno più volte lamentato di aver “subito un improvviso depauperamento di infermieri a causa dell’aumentato fabbisogno di tali figure professionali in capo alle Asl a causa della pandemia”.
Per rendere operativo il contenuto della circolare, la giunta regionale dovrà “approvare uno schema di convenzione che disciplini i rapporti tra le parti”. Sempre per rispondere alle esigenze di queste strutture, nella circolare a firma del direttore del Dipartimento Salute Vito Montanaro e dell’assessore regionale Pier Luigi Lopalco, si estende alle Rsa “impegnate nell’emergenza Covid” anche la possibilità, fino al 31 dicembre 2021, di assumere a tempo determinato infermieri che “abbiamo conseguito la qualifica professionale all’estero”, sulla base di una legge nazionale approvata nel marzo 2020 nell’ambito dei provvedimenti legati all’emergenza sanitaria. “Salvo diversa lettura della norma – precisa la Regione – da parte del ministero della Salute, con il quale sarà attivata apposita interlocuzione”.
Il presidente di “Welfare a Levante”, Antonio Perruggini, che rappresenta oltre cento strutture, esprime “soddisfazione per la decisione adottata dalla Regione, auspicando che si sia così concretizzata la svolta da tempo invocata”. Diverso il punto di vista del foggiano Luca Vigilante: “È necessario capire qual è il rapporto posti occupati infermieri nelle strutture ospedaliere pubbliche e della Asl poiché si teme un forbice in eccesso tra infermieri impiegati e posti letto mediamente occupati. E’ anche vero che le assunzioni soprattutto di infermieri e oss erano ferme da diversi anni, tuttavia un rapporto che possa rendere edotta la proporzione servirebbe anche a comprendere in quanto tempo sarà possibile ottenere una coperture efficiente tra tutte le strutture, considerati i numeri di infermieri laureati annualmente. In secondo luogo sarebbe auspicabile uno sforzo regionale che consenta una uniformità ed armonizzazione di contrattazione collettiva tra tutti i sanitari afferenti a qualsiasi settore sanitario e socio sanitario pubblico e privato, in modo da consentire maggiore libertà di scelta di tutti i professionisti sanitari a parità di condizioni economiche. Terza ed importante ultima considerazione è un maggior sostegno alle strutture della long term care, in particolare le Rsa, perché nonostante gli enormi sforzi e costi economoci sopportati in fase di pandemia, e che continuano a sostenere per via di regole più stringenti sulla sicurezza e la prevenzione del contagio da Covid, patiscono un immobilismo delle istituzioni competenti. Di fatto si sta dimenticando l’ enorme contributo dato e le conseguenze che situazioni del caso generano – conclude -. Quindi va bene l’iniziativa per potenziare le figure chiave dell’assistenza sanitaria e socio sanitaria, ma ogni misura deve essere lungimirante e strutturale”.