Tegola per il boss Vito Lanza detto “U’ lepr” e per altri sette imputati. Da rifare il processo di secondo grado denominato “Baccus” sulle infiltrazioni della mafia foggiana nel mondo vitivinicolo romagnolo. Alla sbarra, tra gli altri, ci sono anche la figlia di Lanza e Michele Carella alias “Recchia Long”, nome storico della malavita locale. La Cassazione ha annullato le assoluzioni, ordinando un nuovo processo di secondo grado. Una vittoria anche per la Fondazione Antiusura Buon Samaritano che in una nota ripercorre la vicenda: “Dopo le dure condanne per usura emesse dal Tribunale di Foggia nell’ambito del processo Baccus, la Corte di Appello di Bari assolse sei imputati, tra cui alcuni noti esponenti della criminalità locale, ‘perché il fatto non sussiste’ con sentenza n. 3435/2019 del 16.09.2019. Avverso la suindicata sentenza, la Procura Generale di Bari propose ricorso per Cassazione per violazione, inosservanza ed errata applicazione della legge e per mancanza, contraddittorietà ed illogicità della motivazione, rappresentando nella propria impugnazione che l’avvalersi della facoltà di non rispondere in istruttoria dibattimentale e la parziale ritrattazione di importati testi dell’accusa (che avevano reso dichiarazioni accusatorie durante le indagini preliminari) erano sintomatici di particolari pressioni o minacce avvenute nei loro confronti”.
La Fondazione Antiusura Buon Samaritano, rappresentata e difesa dall’avvocato Enrico Rando, non ha esitato a costituirsi parte civile, come avvenuto nei precedenti gradi di giudizio, presso la Suprema Corte di Cassazione, per far valere le ragioni e tutelare chi è vittima di usura, violenza ed intimidazioni, “al fine di sancire – si legge ancora nella nota dell’antiusura – il primato di un diritto costituzionale, la dignità dell’essere umano nella sua dimensione sociale. Non è un caso che il nome popolare dell’usura sia ‘strozzinaggio’: l’usura svuota, depreda, soffoca, è un cappio che all’inizio sembra essere largo ed innocuo e che progressivamente si stringe”.
Ebbene la Cassazione, accogliendo la richiesta della Procura Generale di Bari e della Fondazione Antiusura Buon Samaritano, nelle scorse ore ha annullato la sentenza impugnata limitatamente alle assoluzioni del boss Vito Bruno Lanza detto “U’ lepr” (al vertice della batteria Moretti-Pellegrino-Lanza), Cesare Antoniello, Pasquale Di Mattia, Luigia Lanza, Michele Carella alias “Recchia Long”, Teodosio Pafundi, Alessandro Carniola e Walter Cocozza, disponendo che gli stessi siano sottoposti ad un nuovo giudizio dinnanzi ad altra sezione della stessa Corte di Appello.
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