Non si sopiscono, anzi prendono nuovo vigore, le velenose polemiche nel Partito Democratico di Manfredonia all’indomani della nomina a consigliere del presidente della Regione Puglia dell’ex sindaco dem Angelo Riccardi (in alto con Emiliano), fresco di incarico nel settore ambiente. In questi giorni Riccardi non è intervenuto sulla vicenda, assistendo alle numerose prese di posizione contro di lui. I vecchi amici Campo e Bordo gli hanno voltato le spalle mostrando forte contrarierà rispetto alla decisione di Emiliano.
Davvero non va giù ai maggiorenti del Pd sipontino che Riccardi abbia portato a casa una nomina di rilievo, in materia di ambiente in scala regionale, quindi dall’ex Ilva ai problemi della xylella, dalla valutazione ambientale strategica del piano territoriale alle aree sensibili e pericolose. Il governatore Michele Emiliano gli ha dunque conferito una sorta di attestato di stima e particolare considerazione, quasi un suggello ad una carriera durante la quale Riccardi ha ricoperto numerosi ruoli, dall’assessorato alla provincia di Foggia a consigliere regionale di maggioranza sino a primo cittadino di una città difficile e complicata qual è Manfredonia. Se si considera, inoltre, che Emiliano, magistrato in aspettativa ed ex pm antimafia, abbia decretato una nomina del genere anche considerando che l’amministrazione Riccardi fu sciolta per infiltrazioni mafiose, lascia pensare che il governatore imputi ad altri la responsabilità dello scioglimento dell’ente.
Intanto, Manfredonia sembra non riuscire a scrollarsi di dosso la figura di Riccardi. Il mondo politico locale, infatti, troppo preso a sdegnarsi per la nomina in Regione, tarda a progettare il futuro della città, afflitta da oltre un anno e mezzo dallo scioglimento per mafia e dalla discutibile gestione commissariale, criticata da più parti per l’immobilismo amministrativo. Insomma, poche idee, zero progetti. È solo un tutti contro tutti.