Giuseppe Di Bari costituisce parte attiva della storia del Foggia, prima da calciatore e poi da dirigente. Il derby è da sempre una partita molto delicata per la città, la più importante della stagione. Di Bari ci ha raccontato i Foggia-Bari da lui vissuti ed ha risposto ad altre domande poste dalla nostra redazione, non facendo mancare il suo pensiero sull’attuale squadra rossonera.
Quali emozioni accompagnano un calciatore del Foggia prima della partita col Bari?
Per chi è del posto il derby è una partita molto sentita, così come per i giocatori in campo. Le emozioni che si provano è difficile raccontarle, soprattutto perché si sente la responsabilità di una partita importante per la squadra, per la classifica e per i tifosi. L’entusiasmo ti porta a vivere la partita “a duemila”, con tanta intensità. C’è anche tanta tensione per la paura di commettere errori decisivi. Dopo il fischio d’inizio, la concentrazione permette di cavalcare queste emozioni cercando di raggiungere la vittoria.
Ci sono degli aneddoti che ci può raccontare sui derby da lei vissuti?
Correva la stagione 1996/1997 e allo Zaccheria ospitavamo il Bari. L’arbitro designato era Collina, il quale a fine primo tempo non applicò l’inversione di campo: il Foggia si difese per primo e secondo tempo nella metà campo sotto la Curva Sud, il Bari sotto la Curva Nord, per evitare il lancio di fumogeni ed oggetti delle curve ai calciatori avversari. Il match terminò 1-1 con gol di Ventola e Colacone e mi rimarrà per sempre impresso, poiché ha creato un precedente storico segnato da un episodio che non si era mai verificato in passato.
L’avversario più forte che ha sfidato in un derby?
Forse Ventola, anche in virtù del percorso importante che poi ha fatto. Lo ricordo con grande affetto e rispetto, perché oltre alle entrate dure, ai falli e alla rivalità, finita la partita finiva tutto e rimaneva grande ammirazione.
Lei è stato allenato anche da Zeman. Conoscendolo, come preparava un derby il Boemo?
Sotto la guida di Zeman non ho mai disputato una partita contro il Bari, ma presumo che nella settimana precedente al derby dicesse ai suoi calciatori soltanto “dobbiamo correre e segnare più di loro”.
Alcuni anni fa, lei scelse De Zerbi per la panchina rossonera. Cosa ha visto in questo allenatore, che oggi sta facendo molto bene in Serie A col Sassuolo?
Mi avevano colpito la sua grande voglia di mettersi in discussione e le sue idee di calcio. In quel momento è stata una scommessa, anche per le difficoltà economiche che la società attraversava.
Da direttore sportivo ha dei rimpianti per la sua avventura a Foggia?
Ho alcuni rimpianti, ma preferisco tenerli dentro per non ripetere più gli stessi errori, se mai dovesse esserci l’opportunità di tornare.
Cosa ne pensa dell’attuale squadra rossonera?
Conosco qualche calciatore, è una squadra giovane e con margini di crescita.