Piccoli screzi al Comune di Foggia tra i vari eletti per le varie attività consiliari. Non tutti i consiglieri accettano le modalità streaming per le commissioni e i vari incontri. Ma ormai l’ultimo Dpcm del premier Conte parla chiaro: nella pubblica amministrazione sono vietate riunioni in presenza. Infatti la prossima conferenza dei capigruppo, prevista per il 22 ottobre, è stata convocata nuovamente su Zoom, come ai tempi del lockdown.
Nelle scorse ore alcuni consiglieri hanno inviato una lettera per fare pressing sulle commissioni in presenza indirizzandola ai presidenti di quelle commissioni più pesanti della vita amministrativa, ossia Ambiente e Territorio e Bilancio.
“L’ultimo Dpcm non ci consente di riunirci in presenza, da parte dei consiglieri della mia commissione non c’è stato alcuna protesta”, spiega a l’Immediato Raffaele Di Mauro, presidente della Commissione Cultura e Servizi Sociali.
Dello stesso avviso anche il presidente del Consiglio Leo Iaccarino. “Non sono a conoscenza di queste lettere, tutto può essere, so che alcuni consiglieri volevano riunirsi a Corso Garibaldi, ma non si può. Il decreto non si può modificare”.
Il gettone si prende anche con la commissione online, ma i maligni tra i consiglieri, pensionati o liberi professionisti, ritengono che alcuni eletti vogliano stare in presenza per avere le giornate libere sul loro posto di lavoro. Vale per alcuni dipendenti di grosse aziende, per gli insegnanti, per i dipendenti Asl o di altre aziende pubbliche, tutte categorie presenti in consiglio.
Ma gli interessati rifuggono da questa lettura.
Il giovane Dario Iacovangelo è netto. “Sulle commissioni io sono uno di quelli, l’ho detto anche in audizione, contrari alle videoconferenze soprattutto in questo momento perché noi indichiamo agli altri le misure e le regole e poi siamo i primi a trincerarci dietro uno schermo, seduti comodi ad una scrivania. Non possiamo dettare regole per i commercianti, per le famiglie, per i bambini che rispettano i protocolli di sicurezza e noi siamo a primi a nasconderci dietro al pc. Da subito si doveva permettere a noi consiglieri, sin da maggio, di poter lavorare in sicurezza in presenza. Trovare quattro stanze anche distaccate tra di loro tra Via Garibaldi e Via Gramsci, rispettando tutti i protocolli, con un po’ di buona volontà si sarebbe potuto fare. Rimane la videoconferenza e il consiglio comunale in streaming, lì sono d’accordo perché siamo troppi per quell’aula, ma per le commissioni trovare 4 stanze ampie, che ci permettesse di incontrarci e lavorare, sarebbe stato facile. È il principio che mi infastidisce: non possiamo indicare agli altri cosa fare e noi restiamo chiusi in casa. Il Dpcm attuale ci vieta le riunioni, è scritto che per la pubblica amministrazione tutto deve essere affrontato online, ma questo non significa che io debba condividere questa indicazione, la rispetto, seguo la norma”.