“Causa Covid”, una parte degli Uffici amministrativi del policlinico “Riuniti” di Foggia verrà trasferito nel Palazzo Zammarano di Piazza Padre Pio. L’azienda guidata da Vitangelo Dattoli impegnerà 1,1 milioni di euro in tre anni per il fitto della struttura di circa 3mila metri quadrati, tra i quattro piani del plesso e il parcheggio sotterraneo. Il prezzo concordato con la “Semplice srl” è di circa 31mila euro al mese, ridotto del 15% come previsto dalla normativa. L’urgenza del trasferimento delle aree Personale e Risorse finanziarie, scrivono nella delibera, scaturisce dalle “esigenze dell’emergenza Covid-19“, oltre che dalla previsione dell’abbattimento e ricostruzione del “monoblocco”. Peraltro, l’area finanziaria è attualmente allocata al D’Avanzo, presidio dedicato proprio all’emergenza Coronavirus.
Il procedimento per il fitto passivo è partito il 19 giugno scorso con l’avviso pubblico per la ricerca di un immobile idoneo ad ospitare gli uffici dell’ospedale. A rispondere è stata la società di proprietà di Lello Zammarano, che ha offerto 12,5 euro a metro quadro, ovvero il valore massimo indicato dall’Osservatorio Immobiliare dell’Agenzia Entrate per un immobile in zona semicentrale in ottimo stato. La proposta è stata ritenuta congrua dall’Ufficio tecnico del Riuniti, considerando comunque la riduzione del 15%. Una ulteriore riduzione del canone è stata prevista nelle more del parere definitivo dell’Agenzia del demanio, che dovrà determinarne la congruità.
L’immobile in oggetto, sei anni fa doveva essere destinato a sede del tribunale di Foggia con un contratto di locazione di 4,5 milioni di euro per 6 anni. Ma tutto fu bloccato dalla Procura. Secondo l’accusa, il costruttore Lello Zammarano fu costretto a versare 80mila euro in tre tranche tra novembre 2013 e febbraio 2014 all’allora dirigente comunale del servizio lavori pubblici Biagini, con Laccetti quale destinatario di parte della tangente. L’imprenditore avrebbe pagato per non far saltare la stipula del contratto di fitto del suo palazzo di piazza Padre Pio (era Biagini il funzionario delegato a rappresentare l’ente locale nella stipula dell’atto), affittato per quasi 800mila euro all’anno al Comune, che intendeva destinarlo a succursale del Tribunale; quel contratto peraltro poi saltò. Da Zammarano – oggi nel ruolo di grande accusatore – gli imputati avrebbero inoltre preteso ulteriori 20mila euro mai versati per sbloccare l’istanza con cui si chiedeva di realizzare parcheggi nell’area comunale vicina al palazzo. Nel frattempo, il palazzo di piazza Padre Pio, destinato a sede distaccata del palazzo di giustizia sarebbe finito ad ospitare private abitazioni. Come sia stato possibile è una delle questioni irrisolte di tutta questa vicenda.