Lo Slow Park per cambiare il volto di Foggia e ritrovare identità. “Noi realizziamo opere e non perdiamo un bando”

“Faremo un bando, in modo trasparente, non possiamo permetterci di affidare spazi pubblici come si fece con Parcocittà”

Con lo Slow Park di Foggia nel cuore del Quartiere Ferrovia nelle aree dismesse della stazione, finanziato con i fondi dell’allora Governo Renzi col progetto “Da periferia a periferia”, si intende “cambiare il volto della città”. E ritrovare l’identità culinaria e culturale del Tavoliere.

Stamattina alla posa della prima pietra del parco che ha per logo una lumaca, nel segno della lentezza, cantata nei manifesti anche con una citazione del paesologo irpino Franco Arminio, c’erano insieme al sindaco Franco Landella l’assessora dei mercati Sonia Ruscillo e tanti assessori e consiglieri, a cominciare da Paolino La Torre, Cinzia Carella, Matteo De Martino e gli eletti Tonino Capotosto, Paolo Citro e Lucio Ventura. Con loro l’imprenditore edile Luca Leccese che dovrà completare i lavori entro febbraio 2022, i tecnici del cantiere come l’ingegnere Mario Monaco e tutta una serie di persone che si stanno occupando della comunicazione dello spazio, come Ester Fracasso e Maria Pia Liguori di Libando.

“Qui ci ritroveremo a fare le cose genuine: la passeggiata in bici, portare il cane nell’area dog, godere con i nostri affetti più cari, i nostri bambini, ci saranno dei giochi sensoriali e didattici. L’importanza maggiore sarà data al cibo, il cibo di casa nostra a km zero. Ci saranno delle postazioni per il cibo che sarà celebrato a 360 gradi dalla produzione alla trasformazione con dei laboratori e con la ristorazione, perché ci prenderemo il tempo di fermarci per riassaporare i nostri sapori, per ritrovare la nostra identità”, ha detto Ruscillo.

“Sono venuto ad inaugurare per dare un senso al progetto e per far comprendere che il progetto è incentrato a migliorare la qualità della nostra città. È l’emblema di una città che deve rivedere i suoi comportamenti. Le infrastrutture le abbiamo fatte, ho sempre sentito l’esempio dei cittadini dell’Emilia Romagna dove tutti utilizzano le bici nonostante il clima. Oggi dalle piste che migliorano la qualità l’opera più difficile è far cambiare la mentalità dei cittadini con una mobilità sostenibile. C’è ancora gente che continua a chiedere il parcheggio, il posto auto sotto casa, dobbiamo far comprendere che in questo momento di emergenza sanitaria i nostri comportamenti devono modificarsi”, ha aggiunto Landella.

Si tratta di un’opera molto articolata, che assicurano “non sarà una cattedrale nel deserto”.

Landella è tornato anche sul tema del Quartiere Ferrovia e sulla presenza dei migranti. “Non è una questione di razzismo ma di buon senso, con Masseria Giardino potremo cancellare quella brutta parola con cui qualcuno ci addita. Serve accoglienza con ragionevolezza, non possiamo accogliere indiscriminatamente, lo Slow Park aiuterà i cittadini a rifrequentare il Viale della Stazione, per renderlo la prosecuzione nazionale dell’isola pedonale”.

E ha aggiunto: “Al di là delle chiacchiere non accettiamo provocazioni, questa amministrazione sta raccogliendo i frutti di un lodevole sacrificio, ringrazio Ciccio D’Emilio. È stato un lavoro che ha visto la collaborazione di tutti gli attori politici è un lavoro di squadra”. Landella non ha citato Claudio Amorese, che da assessore all’Annona nel primo mandato ha lavorato molto allo Slow Park. “Fu una mia visione”, ha ribadito agli amici l’ex assessore.

“Tempi certi per la data di consegna dei lavori- ha anche detto il sindaco- questa è la differenza col centrosinistra, noi consegniamo i lavori, non facciamo passare 9 anni come al Teatro Giordano. Noi non abbiamo perso un bando pubblico”. E a l’Immediato non ha perso occasione per attaccare Parcocittà. “Faremo un bando, in modo trasparente, non possiamo permetterci di affidare spazi pubblici come si fece con Parcocittà”. Non sarà un Libando permanente, ma ci sarà un unico gestore dello spazio, che organizzerà i vari espositori e le varie attività dello Slow Park.



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