“La consulenza del pm, che ha ritenuto D’Angelo seminfermo, pur affermandone la grave pericolosità sociale, è un atto che non ha alcun valore di prova; nessun giudice si è pronunciato in ordine alla capacità di intendere e di volere dell’imputato, atteso che all’esito dell’udienza preliminare, in accoglimento delle richieste del pm e dei difensori delle parti civili, D’Angelo è stato rinviato a giudizio per un delitto che prevede la pena massima”. Lo ha dichiarato Guido De Rossi, difensore del padre della vittima. Il legale ha precisato alcuni punti in relazione alle notizie diffuse nelle scorse ore sul procedimento a carico di Francesco D’Angelo, reo confesso del brutale femminicidio dell’ex fidanzata Roberta Perillo, uccisa a San Severo nel luglio 2019.
L’avvocato De Rossi ha rilevato che, in ogni caso, “le valutazioni e le conclusioni del consulente del pm non sono affatto condivisibili, e risultano chiaramente smentite, in particolare, dalla sconcertante lucidità e dalla freddezza dimostrate dal D’Angelo in occasione dei fatti”, ed ha aggiunto di aver “dato incarico a un noto ed autorevole psichiatra forense perché anche su tale aspetto prevalga la verità”.
“Non consentiremo – ha concluso perentoriamente De Rossi – che sulla tragedia di Roberta e della sua famiglia cali il velo di una giustizia a metà”. (In alto, D’Angelo, De Rossi e la giovane vittima; sulla sfondo, la zona del femminicidio)