“Manifesto a titolo personale e come presidente della Camera Civile di Foggia, la piena condivisione con quanto dichiarato dal presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Foggia, avvocato Gianluca Ursitti, nell’intervista pubblicata su questa testata giornalistica nella giornata di ieri, circa una pronta ed effettiva ripresa dell’attività giudiziaria, dopo mesi di sospensione”. Esordisce così Corrado Aquilino, presidente della Camera Civile di Foggia. Il mondo dell’avvocatura si muove per rilanciare le sorti del proprio settore, in ginocchio a causa del lockdown. Dopo gli appelli di Ursitti, ecco la presa di posizione del collega Aquilino.
“Il protrarsi di questa situazione è divenuto intollerabile, comportando non solo un ulteriore rallentamento della già lenta macchina della giustizia, ma anche un grave pregiudizio su di una categoria di lavoratori, qual è quella degli avvocati (soprattutto i più giovani), che negli ultimi vent’anni hanno visto ridursi drasticamente i guadagni e le prospettive di carriera. Una crisi della professione che si è ulteriormente aggravata a causa della crisi epidemiologica, che ha mostrato allo stesso tempo il grande spirito di abnegazione, e, ce lo si lasci dire, la grande professionalità e pazienza dell’Avvocatura”.
E aggiunge: “La Camera Civile di Foggia, insieme con altre associazioni forensi locali, si è resa partecipe dell’impegno profuso dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, per garantire il miglior sistema praticabile di ripresa della trattazione delle udienze e degli affari giudiziari, a fronte delle condivise e preminenti esigenze di sicurezza sanitaria, che si sono, però, andate significativamente modificando negli ultimi tre mesi, tant’è che oggi vi è uno scenario assolutamente diverso, rispetto a quanto prevedibile solo qualche settimana fa, come ampiamente riconosciuto alla luce della pressoché generalizzata riapertura in tutti i settori”.
Secondo Aquilino parte da ciò “la possibilità, pur sempre nel rispetto delle norme sanitarie vigenti e tenuto conto degli spazi disponibili, di ritornare a svolgere le udienze in aula, quanto meno per quelle cause ove sia prevista la presenza necessaria, per legge o ordine del giudice, di soggetti diversi dai difensori o dal pubblico ministero oltre (ovviamente) al giudice, quali per esempio quelle chiamate per l’audizione di testimoni o per il giuramento CTU. In parallello, ove tale presenza non sia necessaria, potrebbero essere mantenuti i sistemi alternativi di trattazione a quello in presenza, principalmente la modalità che contempla il deposito di note scritte ad opera degli avvocati.
Il ritorno alla trattazione delle udienze nelle aule del tribunale, ovvero l’utilizzo abbinato di differenti modalità di trattazione delle udienze civili (differite per natura di adempimenti e contestualmente alla trattazione “in presenza”) per il periodo emergenziale, potrebbe assicurare la possibilità di non rinviare gran parte delle cause, non rendendo ancor più drammatico, con gravi ricadute per il sistema economico e sociale, l’annoso problema dei tempi lunghi per lo svolgimento dei processi, che stanno registrando dilatazioni insostenibili. Gli avvocati sono pronti a ripartire, e spero, anzi ne sono certo, lo siano anche i magistrati e il personale di cancelleria. È ora di riaprire i tribunali!”