La settimana scorsa c’è stato un incontro al Comune di Foggia tra i vertici dell’azienda del pubblico trasporto Ataf e i sindacati, in cui è stato ventilato l’annullamento dell’adeguamento inflattivo per gli stipendi del personale. In realtà il CdA ha già deciso di dimezzare da 2,5 milioni a 1 milione l’adeguamento. C’è grande preoccupazione tra i dipendenti, sia per alcune promozioni, sia per la grossa perdita di redditività da parte di Ataf. Secondo molti il piano orchestrato in particolare dall’ex sindacalista giallo originario dei Monti Dauni Antonio Zenga, vicepresidente Ataf in quota Forza Italia, sarebbe quello di svuotare l’azienda per venderla al miglior offerente tra i soci Cotrap. Ferrovie del Gargano o Metauro, sebbene oggi con la perdita di corse e il necessario distanziamento sociale, le gare d’appalto siano a rischio proroga a dopo il 2021.
La Provincia del resto è in grande ritardo. Foggia era in regola con tutte le altre province, ma ha chiesto che i costi per bandire la gara d’appalto, per pagare i tecnici, fossero a carico della Regione, cosa che l’assessore Gianni Giannini ha accordato. La Regione si è fatto carico. Ma a febbraio, la Provincia ha chiesto il rinvio delle gare d’appalto, consentito dal Decreto Cura Italia, che posticipa a 12 mesi dopo la fine dello stato di emergenza.
Sono fermi al palo anche i bandi per l’acquisto dei nuovi mezzi finanziati dalla Regione. Insomma i dipendenti sono molto tesi. “Chi verrà da noi ad investire?”, è la domanda. Ecco perché è attivo da qualche giorno lo stato di agitazione per i dipendenti a cui l’azienda può ancora chiedere 4+5 settimane di cassa integrazione, dopo quella già consumata. Il 3 giugno dovrebbe rientrare anche la sosta tariffata. Sugli stalli c’è un grosso abbattimento di entrate. Corso Roma con la nuova posta ciclabile, la zona pedonale, corso Giannone, il terreno privato di Via Santa Maria della Neve e l’eterno sottoutilizzo del Ginnetto e del parcheggio Russo, dove persistono abbonamenti di privilegio, hanno ridotto le entrate della sosta a livelli esorbitanti.
Il presidente Giandonato La Salandra è netto a l’Immediato. “È vero che CGIL CISL e UIL hanno attivato la procedura di raffreddamento di cui alla L 146/1990. Questa situazione si è determinata a ragione di una contrarietà delle sigle ad una possibile riorganizzazione dell’azienda in un possibile nuovo organigramma, e ad una, a mio avviso, diversa lettura dei fatti in relazione al RD 148/1931 per quanto attiene i cd parametri. Le sigle saranno riconvocate per un nuovo confronto che, credo, sia fisiologico e che porterà anche un chiarimento sia sulla legge di riferimento sia proprio sui parametri. Anche perché, e lo dico serenamente, certamente per talune posizioni interne dovremmo fisiologicamente procedere con concorsi interni, un po’ perché è diritto di ogni singolo lavoratore avere un’aspettativa di crescita all’interno dell’azienda presso cui lavora, un po’ perché l’azienda ha sia un proprio regolamento sia una normativa di riferimento che se da un lato impone alcuni passaggi dall’altro impone ovviamente il concorso. Quanto poi all’adeguamento inflattivo da un lato ci sono le minori entrate del Comune, dall’altro la doverosità dello stesso. Questo vuol dire che bisogna contemperare le situazioni che, comunque, devono guardare al futuro dell’azienda”.