Autorità Portuale: tra i litiganti manfredoniani, il barese gode. La Commissione Straordinaria nomina Delle Foglie e in riva al golfo scoppia il malcontento

Tutto è ruotato attorno a certi rumors sulla figura dell’avvocato Stefano Borgomastro, sipontino doc e candidato al ruolo. Sul legale sarebbe stata confezionata artatamente la tesi che si trattasse di persona vicina all’onorevole Antonio Tasso

C’è molto malcontento a Manfredonia per la designazione nel Comitato di Gestione dell’Autorità di Sistema Portuale Meridionale, da parte della Commissione Straordinaria del Comune sipontino, dell’avvocato barese Giuseppe Delle Foglie. 

Manfredonia viene ulteriormente commissariata, questo il vocio di tanti che non accettano che due validi professionisti della città del golfo siano stati scavalcati dal solito baricentrismo.

Tutto è ruotato attorno a certi rumors intorno alla figura dell’avvocato Stefano Borgomastro, sipontino doc e candidato al ruolo, sul quale è stata confezionata artatamente la tesi che si trattasse di persona vicina all’onorevole Antonio Tasso, che, secondo questa vulgata, avrebbe anche fatto pressioni sulla Commissione affinché fosse nominato proprio Borgomastro. L’on Tasso, però, ha smentito categoricamente bollando il tutto come “ricostruzioni destituite di ogni fondamento”.

A detta dei bene informati queste false informazioni fatte trapelare da chi è ancora nel Movimento 5 Stelle si basavano sulla presenza di Gianni Fiore, ex consigliere comunale pentastellato nello studio di Borgomastro. Peccato però che Fiore non abbia seguito Tasso nel suo gruppo a differenza dell’altro ex consigliere Massimiliano Ritucci.

La nomina era attesa, poiché il ruolo era vacante in seguito alle dimissioni di Gianni Rotice dello scorso gennaio, dopo che il mondo associazionistico locale ne chiedeva a gran voce le dimissioni per un ‘palese conflitto di interessi’ (come aveva riportato anche l’Immediato in un articolo del dicembre 2019). Rotice, presidente di Confindustria Foggia, ricopriva il ruolo dal 2017 (nominato dall’ex sindaco Riccardi), pur non avendo i titoli previsti per ricoprire tale incarico. Fu una nomina politica.

Qual era la colpa di Borgomastro o dell’altro nome della rosa, Rignanese? La loro unica ‘colpa’ è ‘essere manfredoniano’. Secondo alcuni nella città di Manfredi potrebbe trattarsi di un vero e proprio tentativo di condizionamento verso il decisore. È la città che ne esce penalizzata, secondo i sipontini. Il sistema portuale di Manfredonia ha bisogno urgente di piani di sviluppo poderosi e di un vero e proprio rilancio delle proprie infrastrutture, preziose per l’economia locale ormai asfittica e resa ancor più sofferente dalla situazione di emergenza che viviamo.

Non si è stati compatti nel sostenere un concittadino che avrebbe sostenuto a gran voce gli interessi della città all’interno di un’Autorità Portuale, che a volte è sembrata irraggiungibile. Si è preferito mestare fango e insinuare il dubbio che la scelta potesse essere inficiata da pressioni illegittime sul decisore. Cosa che non è, l’abbiamo già detto, ma sembra proprio la storia del marito che, per fare dispetto alla moglie, decide di evirarsi.

La scelta doveva ricadere su un professionista titolato, non c’è dubbio, ma in questo caso che fosse del territorio sarebbe stato quanto mai opportuno. Sono ben altri gli incarichi che la Commissione deve affidare a soggetti terzi, dando forti e chiari segnali di cambiamento con il passato, in modo da creare una censura netta e voltare pagina, scegliendo tecnici capaci di affrontare e gestire la drammatica e molto complessa situazione dell’Ente Comunale sipontino, che sconta la mala gestio amministrativa degli ultimi anni.

Il ‘sottobosco’ che ruota intorno alla politica sipontina, quello che vive di luce riflessa, non è nuovo a manovre di questo tipo: articoli fatti uscire con precisione chirurgica, illazioni, pettegolezzi, rumors, lettere anonime. Azioni e scelte sintomatiche di un modo di fare politica che la città di Manfredonia e la sua comunità non meritano.

I commissari hanno indicato indicano un nominativo utile solo alla governance di Ugo Patroni Griffi, secondo molti. Nella vacatio amministrativa qualcuno ha voluto fare il sabotatore, ma i commissari non avrebbero dovuto cadere in questa trappola, secondo più di un osservatore.