“La punta dell’iceberg”. Inizia così l’intervento social di Pierluigi Lopalco, epidemiologo della task force pugliese per l’emergenza coronavirus. “Fin dall’inizio della pandemia – dice – abbiamo cercato di spiegare come i numeri che vengono riportati ai centri di sorveglianza devono considerarsi – necessariamente – come la punta visibile di un iceberg la cui parte sommersa è ampiamente sconosciuta. Più volte ho detto che il livello di sottostima di un sistema di questo genere può ragionevolmente variare fra 1:5 ed 1:10″.
Secondo quanto afferma Lopalco, gli studi sieroepidemiologici, se eseguiti con criteri tali che il campione estratto sia rappresentativo della popolazione, possono offrire un valore abbastanza fedele del livello di sottostima di un sistema di sorveglianza. “La ricerca degli anticorpi specifici per il virus, infatti – continua il prof -, da una indicazione precisa sulla quota di popolazione che è entrata in contatto con il virus, a prescindere se l’infezione abbia sviluppato sintomi evidenti di malattia o no. Ci dice, finalmente, quale sia il livello di circolazione anche fra gli asintomatici.
In Italia lo studio di sieroprevalenza nazionale partirà la prossima settimana, ma abbiamo già delle indicazioni interessanti che vengono dalla Spagna, dove questo studio è iniziato prima.
Dai risultati preliminari diffusi dalla stampa, in una regione come la Catalogna, che è stata fra le più colpite, è risultata positiva agli anticorpi una quota pari al 5,9% della popolazione.
Facendo due semplici calcoli possiamo dunque stimare, in base alla grandezza della popolazione catalana, che – a fronte dei circa 62.000 casi riportati alla sorveglianza – si siano effettivamente sviluppati quasi 450.000 contagi stimati con la sieroprevalenza. Un rapporto di sottostima pari ad 1:7″.