Alla fine il lungo contenzioso sul Teatro Giordano di Foggia si chiuderà con una corposa transazione che l’amministrazione comunale pagherà alla ditta appaltatrice dell’imprenditore Raspatelli, i cui vizi e ritardi tennero chiuso il contenitore culturale per 9 anni.
A dare la notizia in una lunga nota stampa è il leader dell’opposizione l’ingegner Pippo Cavaliere, che da assessore al ramo nella seconda Giunta Mongelli si occupò largamente del teatro, risolvendone i tantissimi errori tecnici di restauro.
Ora l’ingegnere, dopo aver fatto del teatro un suo cavallo di battaglia in campagna elettorale, è pronto ad inviare tutta la documentazione all’Anac e alla Corte dei Conti perché si intravede un danno erariale in alcuni atti amministrativi mancati dell’amministrazione Landella e della tecnostruttura del Palazzo.
Ma andiamo con ordine e ripercorriamo il lungo scritto di Cavaliere.
“Dopo essere stati privati del teatro Umberto Giordano per oltre otto anni, i cittadini foggiani ora rischiano la beffa di doverci rimettere anche una barca di soldi. Sembra infatti che l’amministrazione Landella sia orientata a concludere il contenzioso con l’impresa esecutrice chiedendo al giudice di formulare una proposta conciliativa ex art 185 bis cpc, che di fatto si è estrinsecata con un riconoscimento all’appaltatore, a carico del Comune di Foggia, della somma di 1,7 milioni di euro. L’esito di questa eventuale conciliazione, a parere del sottoscritto, ha dell’incredibile per le motivazione che proverò ad esporre. L’amministrazione Landella si è trovata di fronte a due verità, una contenuta nel certificato di collaudo parziale a firma dell’ing. Aldo Apollo, iscritto all’ordine degli ingegneri della provincia di Foggia, ed un’altra contenuta nel certificato di collaudo a firma dell’ing. Francesco Rocco, iscritto all’ordine degli ingegneri della provincia di Cosenza”.
Come si ricorderà, nel certificato di collaudo parziale a firma dell’ingegner Aldo Apollo venivano evidenziate una serie di inadempienze contrattuali da parte dell’appaltatore. Erano 608 i giorni di ritardo rispetto al termine contrattuale del giugno 2009 e in quella relazione il tecnico concluse la sua perizia dicendo che l’impresa era debitrice di 356mila euro nei confronti del Comune.
La perizia fu ribaltata, nel 2014 con l’insediamento di Landella e la nomina dell’ingegner Rocco, che attestò un parere contrario: l’impresa da debitrice si trasformò in creditrice di addirittura 2,5 milioni di euro.
“Non occorre essere ingegneri o esperti in materia- aggiunge Cavaliere- per capire che, in presenza di due verità così confliggenti, c’è qualcosa che non quadra. Per un verso il Comune di Foggia sembrerebbe creditore della somma di 365mila euro, dall’altro debitore di 2.5 milioni di euro. A questo punto il dirigente del settore LL.PP., dopo aver restituito il collaudo all’ing. Francesco Rocco in quanto quest’ultimo avrebbe disatteso il regolamento sui lavori pubblici, redige un’apposita relazione in cui contesta il suddetto collaudo, confermando di fatto le conclusioni contenute nel certificato di collaudo parziale a firma dell’ing. Aldo Apollo, ed in particolare la ritardata ultimazione dei lavori. Ma il dirigente LL.PP. va ben oltre: predispone infatti una proposta di deliberazione, la n°43 del 19.12.2015, con cui propone alla giunta municipale di prendere atto delle anomalie riscontrate nel certificato di collaudo a firma dell’ing. Francesco Rocco”.
Il resto è storia: l’amministrazione Landella decide di non adottare la proposta di deliberazione proposta dal suo dirigente e quindi di non contestare le anomalie evidenziate dal dirigente, nonostante le reiterate sollecitazioni, a mezzo di interrogazioni, avanzate dal consigliere comunale Giuseppe Mainiero.
Cosa accade ora?
“E’ facile supporre che la proposta conciliativa avanzata dal giudice è evidentemente condizionata dalla presenza di quell’atto divenuto esecutivo, sebbene per l’inerzia dell’amministrazione; quest’ultima aveva a sua disposizione decine di documenti per valutare chi dei due collaudatori avesse ragione, ma ha preferito non decidere, lasciando così che l’atto sfavorevole al Comune di Foggia divenisse esecutivo”.
Cavaliere cita 4 documenti che fanno franare questa conciliazione. Anzitutto il verbale in data 24 aprile 2012, tre anni dopo l’ultimazione dei lavori prevista a giugno 2009, in cui l’appaltatore s’impegna a consegnare le certificazioni e la dichiarazioni di conformità previste per legge.
La nota dell’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici (ora ANAC), in data 12.03.2013 prot. n°27444, in cui si evidenzia “…..in primo luogo un notevole ritardo nella realizzazione dei lavori, che secondo quanto affermato dal direttore dei lavori è da imputare a carenza organizzative dell’impresa appaltatrice rilevatasi non sufficientemente qualificata per l’esecuzione dei lavori di restauro, tanto da dover fare ricorso ad altre imprese.”
E ancora il verbale della commissione di vigilanza sui pubblici spettacoli in data 01.03.2011, due anni dopo l’ultimazione dei lavori prevista a giugno 2009, in cui il personale dei Vigili del Fuoco, a seguito del sopralluogo eseguito, fa “…rilevare diverse macroscopiche carenze o comunque lavori da completare rispetto al progetto approvato. …….. L’illuminazione di sicurezza al momento è risultata non funzionante. Non è stato possibile effettuare verifiche e controlli sugli impianti di protezione attiva antincedio”.
Infine il famoso contratto di subappalto con cui l’appaltatore affida ad un soggetto terzo il completamento degli impianti elettrici e di condizionamento a servizio della Sala Fedora, e di aria primaria ed antincendio a servizio del Teatro Giordano di Foggia.
“Agli atti del Comune giace altra documentazione altrettanto eloquente- conclude l’ingegnere- A questo punto è lecito, se non doveroso, chiedersi il perché di quella grave omissione che espone ora il Comune di Foggia al rischio di essere soccombente nel contenzioso in corso e di rimetterci l’astronomica somma di 1,7 milioni di euro. Per buona pace delle buche, dei marciapiedi dissestati, delle aule al freddo e delle strade al buio. Al fine di appurare la verità dei fatti e di scongiurare un danno ingiustificato alle casse comunali, la presente nota verrà inviata per opportuna conoscenza all’attenzione della Corte dei Conti e dell’ANAC”.