Si è aperto oggi il tavolo dell’antimafia sociale, promosso dal presidente della Regione Puglia Michele Emiliano insieme al tecnico Roberto Venneri, direttore Sezione Antimafia sociale della Regione. Ampia la partecipazione a Palazzo Dogana per non disperdere l’immenso capitale della marcia di Libera del 10 gennaio scorso.
“Foggia combatte e non si arrende. Noi lo facciamo con le armi dell’antimafia sociale. Questa non è una riunione dove ci occuperemo di indagini, non è nostro compito, su quel fronte siamo al fianco di Magistratura e Forze dell’ordine che svolgono un incessante e fondamentale lavoro. Il nostro compito oggi è quello di mettere insieme tutte le energie sane di questa città, sostenere tutti i soggetti che nella provincia di Foggia che possono contribuire all’educazione dei ragazzi, sostenere la resistenza degli imprenditori, soprattutto far comprendere il disagio che determina la scelta criminale per alcune persone. Insomma noi dobbiamo costruire una società civile che si organizza per colpire duramente la mafia non solo con le armi delle investigazioni, ma anche con l’arma del convincimento. Dovremo sommergerli di idee nuove, di proposte, di ottimismo e far comprendere che la mafia è una strada che porta in galera o al cimitero. Fare il mafioso è una scelta stupida, senza senso, che toglie dignità alle famiglie, toglie futuro ai loro figli prima di tutto. E noi dobbiamo salvare anche i figli dei mafiosi questo è il nostro ragionamento. Quella di oggi è una riunione di carattere operativo. Stiamo costruendo una rete tra istituzioni e società civile”.
Presenti moltissimi sindaci, a cominciare da Francesco Miglio (San Severo), che tiene un po’ le fila dei primi cittadini, insieme anche ai consiglieri regionali Raffaele Piemontese e Paolo Campo. Per il Comune di Foggia era presente, delegata di Franco Landella, l’amministratrice Cinzia Carella.
La Puglia è la regione italiana che spende di più in antimafia sociale e che ha già attivato bandi per Comuni, scuole, associazioni per oltre 13 milioni di euro. Inoltre la Regione si è costituita parte civile in tutti i processi che sono in corso contro la criminalità organizzata (per Foggia in Decima Azione).
Ci sono beni confiscati a San Severo e Miglio lo ha ribadito con grande forza, ponendo come best practies la Locride. “Dobbiamo crederci, mutuiamo gli esempi positivi. Mettiamoci in rete, la Regione Puglia ha molti problemi, ma oggi la criminalità è al primo posto in Capitanata. Ci vuole un intervento straordinario. La provincia vive un fenomeno che tarpa le ali, appena mettono un picchetto c’è quello che viene a chiedere il pizzo. Non dobbiamo disperdere la forza del 10 gennaio, non facciamo che passata la festa, gabbato lo Santo. Chiedo a tutti i sindaci di partecipare. Copiamo da altre parti, questa era l’idea di Stefano Fumarulo lui mi convinse. Chi ci sta a questa chiamata alle armi? Chi ci sta ma non a chiacchiere?”, ha chiesto con energia Miglio. I piccoli Comuni lamentano uno stato di isolamento istituzionale.
Dal suo osservatorio privilegiato Pippo Cavaliere, presidente della Fondazione Antiusura, si è appellato ancora una volta alle denunce. “Ho la sensazione per l’esperienza maturata che quello che facciamo è sempre poco, non è mai sufficiente ed è necessario capire perché siamo in questa condizione. Se non denunciamo, questa continuerà ad essere la sede della Quarta Mafia, la situazione è stata sottovalutata per troppo tempo”.
Il presidente del TPP Peppino D’Urso, in rappresentanza della Consulta provinciale, ha rilevato le cose fatte in regione Puglia. “Abbiamo varato il progetto delle periferie, è necessario portare i laboratori nei quartieri popolari e nei piccoli comuni, questo progetto ha avuto l’appoggio di Michele Emiliano. Abbiamo avuto 51 progetti da imprese culturali pugliesi, che saranno messe tutte a finanziamento. La stessa cosa riguarda i quartieri di Foggia, dove stiamo progettando piccoli programmi, ma questo ci fa capire che dobbiamo aggiornare il nostro stile di intervento, le iniziative sociali di una volta non bastano più. La Consulta può essere un luogo permanente di incontro e di intervento”.
Netto anche il discorso del Rettore Pierpaolo Limone che ha annunciato l’iniziativa del 17 gennaio con il tavolo dell’ordine e della sicurezza pubblica, aperto alla cittadinanza e del prossimo 27 gennaio quando insieme alla Procura e alla Fondazione Buon Samaritano l’Unifg ospiterà al Teatro Giordano il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho.
I meridionalisti con Raffaele Vescera hanno evidenziato lo squilibrio dei fondi dirottati al Sud, la sola provincia di Foggia perde un flusso, secondo il calcolo di Pino Aprile, di 2 miliardi di euro all’anno. Foggia come Scampia? Per gli attivisti del Movimento 24 agosto è possibile.
“I ragazzi di Scampia hanno fatto un mosaico con tutti i proiettili mettendoli in mostra. A Cosenza ci sono lezioni di legalità col professor Giancarlo Costabile”.
Forte anche l’intervento del presidente di Confindustria Gianni Rotice. “Ringrazio il Prefetto noi abbiamo avuto la forza di farlo: ci siamo costituiti parte civile nel processo DecimAzione. Abbiamo deciso di dar vita ad un osservatorio, che affideremo ad una persona terza. Ma non basta: non è possibile che un imprenditore che subisce dei danni, invece di essere vittime diventa subito un imputato. Si viene guardati con sospetto. Noi sappiamo cosa accade con le compagnie di assicurazioni. Non si è più credibili, ti saltano i rating in banca. Questo è il tema, come risolverlo?”.
Emiliano ha avuto parole importanti al termine del tavolo, l’idea è quella di istituire un fondo regionale per le vittime di mafia e di intensificare la formazione delle assistenti sociali. “Una donna che decide di abbandonare il marito mafioso chi la segue? Bisogna proteggere le famiglie sennò abbiamo due vittime, non solo quelle esterne ma anche quelle interne. La mafia una capacità espansiva non la mostra. Dobbiamo stare attentissimi a stare nel seminato, perché la repressione della criminalità è una funzione statuale, ma dobbiamo dividere i tavoli e renderli specifici”.
Il Governatore è andato via per raggiungere il meeting romano anti Xylella presieduto dal premier Conte a Roma solo dopo aver ascoltato Federica Bianchi, referente del presidio cittadino di Libera. “C’è stata una presa di posizione percorrendo un percorso mai fatto. Abbiamo scelto di attraversare dei quartieri periferici, anche se il centro è diventato una periferia. È stato un percorso ragionato come simbolo. Non aspettiamo che le famiglie vengano da noi, vogliamo dire che noi ci siamo. È un segnale, ma i segni sono importanti, la conoscenza è la via maestra del cambiamento. Conoscerei fenomeni mafiosi che permeano la nostra città è fondamentale. Significa non farceli raccontare da altri o aspettare la grande strage. Per sconfiggere certi fenomeni dobbiamo chiamarli per nome, significa anche guardare il positivo, avere memoria di quei percorsi, avere a mente le storie del nostro territorio e le storie delle vittime, che ci raccontano il nostro territorio. Non eravamo soli in quelle aule di tribunale, non è retorica, eravamo coi ragazzi che acquistano fiducia, si crea meraviglia in quelle aule. Io non immaginavo che ci fosse tutto questo lavoro, ha detto un ragazzo ascoltando le intercettazioni. Sicuramente c’è tanto da fare, essere una comunità significa capire dove siamo. Abbiamo realtà che lavorano bene. Non possiamo dimenticare chi si sporca le mani. Mettiamoci a squadra. I beni confiscati sono un modo per dare lavoro pulito”.