San Severo le ha dedicato una via ed un quartiere ma la sua storia è sempre rimasta avvolta nel mistero. Oggi il giallo di Luisa Fantasia è stato svelato e il sacrificio della donna giunge alla ribalta anche grazie all’impegno dell’agente di polizia Pietro Paolo Mascione, nato dal secondo matrimonio del marito della donna. Mascione, 39 anni, assieme al prete anticamorra don Aniello Manganiello porta avanti l’associazione “Ultimi”, movimento della società civile per la legalità, in via di inaugurazione anche sul Gargano. In queste ore, la nota testata nazionale “Il Giorno” ha dedicato a Luisa Fantasia un approfondimento a cura di Valentina Rigano per mettere fine ad un lungo alone di mistero.
“Il sorriso radioso spezzato dalla brutalità della vendetta – si legge nel focus -. Il coraggio d’esser sposa della ragion di Stato, al fianco di un carabiniere che dal Sud Italia l’aveva portata con sé a Milano, spazzato via a colpi di lama da due uomini che quel giorno non si fermarono nemmeno davanti agli occhi innocenti di una bambina di 18 mesi, uccidendone la madre dopo averla seviziata e violentata. Questa è la storia di Luisa Fantasia, prima e unica vittima “trasversale” del Dovere d’Italia, trucidata a Milano il 14 giugno 1975, quartiere Baggio, nell’appartamento che condivideva col compagno e la figlia neonata. A spegnere la sua giovane vita furono due tirapiedi della malavita, che volevano vendicarsi di suo marito, dopo averlo scoperto ‘sbirro’.
Lo scorso 30 novembre, Luisa ha ricevuto il “Premio Virgo Fidelis” alla memoria dall’Associazione Nazionale Carabinieri, a Manfredonia. Era arrivata in città da San Severo in provincia di Foggia insieme al marito Antonio Mascione, brigadiere dei carabinieri del reparto operativo del Comando provinciale di Milano. Lui, che stava gestendo sotto copertura un grosso carico da 600 chili di droga sull’asse Calabria-Lombardia, quel giorno avrebbe dovuto incontrare due galoppini vicini alle ‘ndrine, a cui aveva mostrato 60 milioni in contanti per convincerli di poter essere un buon acquirente, durante un incontro nei boschi di Saronno. Scoperto che si trattava di un militare sotto copertura e forse convinti di poter prendere i soldi che credevano custodisse, i due (di cui uno ancora minorenne) disertarono l’appuntamento e andarono a casa sua. Luisa aprì timidamente la porta, convinta fossero amici di Antonio.
Poi solo brutalità e silenzio. Cinzia, poco più di un anno di vita, piangeva con indosso il sangue di sua madre quando Mascione, sfondando la porta finestra del bagno, entrò in casa a omicidio già consumato. Lei, la sua morte e la vicenda di Antonio e della sua famiglia sono rimasti sepolti sotto il peso del dolore per oltre 44 anni. L’Arma ha rispettato la richiesta di silenzio del militare che, solo due giorni dopo l’accaduto, catturò i responsabili, entrambi condannati all’ergastolo. Per volontà di Cinzia e di Pietro Paolo Mascione, nato dal secondo matrimonio del carabiniere e oggi poliziotto, ora il sacrificio di Luisa avrà la memoria che merita. “Mio padre non mi ha mai parlato di Luisa – ha raccontato Pietro Paolo – mi ha sempre detto però che quando si subisce un dolore così grande i riflettori si evitano”. Adesso, però, per volere di Cinzia, che “non vuole che sua madre muoia due volte”, la famiglia ha aperto il suo cuore affinché di Luisa si parli, perché la sua memoria sia perpetrata e il suo sacrificio non venga dimenticato. (fonte Il Giorno)