Sono sei i sospettati per l’agguato al 41enne Leonardo Miucci detto Dino, ritenuto a capo del clan dei montanari Li Bergolis-Miucci insieme al fratello Enzo alias “U’ Criatur”. I carabinieri hanno effettuato sei stub su altrettante persone gravitanti nel gruppo rivale dei Lombardi-Ricucci-La Torre. I risultati delle analisi – utili a trovare eventuali tracce di polvere da sparo – si conosceranno solo nei prossimi mesi. La palla è nelle mani del Ris di Roma.
Intanto, carabinieri del Nucleo investigativo di Foggia e quelli della compagnia manfredoniana stanno provando a ricostruire il tentato omicidio dello scorso 29 novembre intorno alle 18:30. Dino Miucci era in auto, un fuoristrada, mentre transitava nei pressi di un’azienda edile nella zona industriale a sud di Manfredonia. I sicari, appostati in quell’area o a bordo di un’auto, hanno esploso una raffica di colpi con un mitra kalashnikov ma la vittima – che si stava dirigendo verso la città sipontina – è rimasta illesa.
Pochi dubbi sui motivi che avrebbero armato la mano di chi ha sparato: dietro l’agguato ci sarebbe la volontà di vendicare la morte di Pasquale Ricucci alias “Fic secc”, ammazzato lo scorso 11 novembre sotto casa sua a Macchia, frazione di Monte Sant’Angelo.
Ricucci, un tempo sodale dei montanari, si era poi slegato per mettersi a capo di un gruppo rivale insieme al suo compare Matteo Lombardi detto “A’ Carpnese”, 49enne di Manfredonia detenuto a Voghera con l’accusa di aver organizzato ed eseguito l’omicidio di Giuseppe Silvestri alias “l’Apicanese”, quest’ultimo ritenuto vicinissimo ai fratelli Miucci. Silvestri fu assassinato il 21 marzo 2017 a Monte, fatto di sangue per il quale c’è un processo in corso nel tribunale di Foggia.
Con Pasquale Ricucci e Matteo Lombardi ci sarebbe anche Pietro La Torre, 37enne detto “U’ Muntaner”, latitante da circa nove mesi. Il giovane, un tempo “al soldo” dei primi due, avrebbe scalato posizioni in fretta nelle gerarchie criminali, arrivando ad affiancare “Fic secc” e “A’ Carpnese” in posizione verticistica. Ma La Torre – come detto – si è dato alla macchia, in fuga dalla ferocia dei rivali ma anche da un sicuro arresto in quanto deve scontare una condanna definitiva. Da non sottovalutare, infine, il figlio di Lombardi, Michele, che i commissari citano ampiamente nella recente relazione di scioglimento per mafia del Comune di Manfredonia. (In alto da sinistra, Lombardi, La Torre, Enzo e Dino Miucci; sullo sfondo, la zona industriale)