Il “metodo” Seccia ha radici lontane, risalenti alla fine degli anni ’90. Il magistrato barlettano, ex pm della DDA di Bari e procuratore di Lucera, si occupò di mafia garganica per buona parte della sua carriera prima di finire a Roma presso la Cassazione. Ma nelle ultime settimane sulla testa del magistrato sono comparse nubi oscure. Seccia, infatti, è stato tirato in ballo nella storia dei pm corrotti della Procura di Trani dove anche lui lavorò una decina di anni fa. Mazzette per aggiustare i processi di un imprenditore. “Per spaventarmi diceva che mi avrebbe mandato la mafia del Gargano”, ha raccontato la vittima agli inquirenti parlando di Seccia come di un “uomo pericoloso”.
E facendo un salto indietro di circa un ventennio, a cavallo tra la fine degli anni ’90 e i primi del 2000, ecco comparire altre vicende che videro il magistrato al centro di intrighi e soprusi. Presunti legami con malavitosi e altri illeciti raccontati dal pentito Michele Dicuonzo, alias ‘il piazzato’, boss mafioso di Barletta del clan Cannito-Lattanzio, a Michele Emiliano, il governatore della Regione Puglia che all’epoca era pubblico ministero. Verbali di interrogatorio in possesso de l’Immediato che gettarono ombre sul pm Seccia. Il tutto arricchito da materiale video molto compromettente per il magistrato barlettano.
Dichiarazioni che fecero emergere un quadro allarmante attorno alla figura di Seccia, il quale avrebbe utilizzato mezzi e personale dei vigili urbani di Trani e Barletta per farsi accompagnare/scortare sul posto di lavoro, in palestra o, addirittura per far consumare i bisogni mattutini al suo cane.
Furono pesantissime le segnalazioni sul conto del magistrato, corredate da una serie di filmati e rafforzate da quanto dichiarato dal pentito al pm Emiliano. Seccia fu accostato alla criminalità organizzata barlettana (clan Cannito-Lattanzio). Dicuonzo, collaboratore di giustizia, fu il primo a fare luce sulle sue presunte magagne. In realtà anche il libro del giudice Roberto Olivieri del Castillo svelò la corruzione all’interno del tribunale di Trani ma nessuno gli credette, anzi subì un procedimento disciplinare dal Csm. Oggi quel libro è diventato canovaccio di un’indagine che ha trovato riscontri solidi, portando all’arresto e all’inquisizione di importanti magistrati, tra questi il pm Antonio Savasta e l’ex gip Michele Nardi, quest’ultimo in carcere da oltre sei mesi. La stessa inchiesta ha comportato il trasferimento del magistrato Luigi Scimè (che incontreremo più avanti) al tribunale di Salerno.
Ma torniamo al collaboratore di giustizia Dicuonzo e alle sue dichiarazioni sul conto del pm Seccia, rese davanti a Michele Emiliano. Parole che scoperchiarono il sistema del clan Cannito-Lattanzio di cui lo stesso pentito faceva parte con ruolo dirigenziale. Traffici di droga, estorsioni, omicidi, tutto raccontato per filo e per segno all’attuale governatore pugliese.
Dicuonzo, nel corso di dichiarazioni rese al pm Emiliano, rappresentò i presunti favori resi dal magistrato Seccia alla malavita barlettana. Lo stretto legame tra il togato e il pregiudicato Vincenzo Pinto, imprenditore di Barletta residente a Trani che avrebbe costituito per la malavita di Barletta una fonte di sostentamento economico essenziale. Percentuali sugli introiti a favore del clan per svolgere in tranquillità la sua attività di gestore di videopoker. Il pentito Dicuonzo parlò anche del connubio esistente tra il magistrato Seccia con altro boss locale, Cecchino Corvasce che – stando alle dichiarazioni di Dicuonzo – avrebbe fornito a Seccia addirittura ‘case per fare festini, per incontri con donne e altro’. Dicuonzo ribadì le visite a casa del magistrato Seccia fatte dal pregiudicato Pinto che avrebbe ritirato a casa del giudice atti compromettenti. In un filmato – sempre stando al racconto del pentito e sulla base dei video forniti – si vedono i due nell’auto di Pinto. Si danno un bacio, in seguito Seccia esce dal veicolo tenendo tra le mani una busta, poi messa in tasca. Cosa ci fosse all’interno resterà un mistero.
Dicuonzo evidenziò anche l’esistenza di una guerra tra due magistrati (uno è Seccia, l’altro Luigi Scimè, anche quest’ultimo, come detto in precedenza, coinvolto nella recente inchiesta sulla corruzione a Trani) collegati a due distinti gruppi criminali per accaparrarsi la gestione dei videogiochi illeciti a Barletta. Dicuonzo a Emiliano: “Erano in guerra, dottore”.
Stralcio dell’interrogatorio
Dicuonzo: “Pinto mi disse: ‘vedi che ho parlato pure con l’amico’, l’amico era lui, quando mi diceva l’amico era il magistrato Seccia. Io ho avuto anche fogli di denunce fatte a me sulle macchinette ed altre cose di cui non si sapeva niente in giro, io avevo carte che soltanto la Procura mi poteva dare, dottore. Glielo giuro sui miei figli, devo vedere morti i figli miei, dottore. Io non dico fesserie”.
Emiliano: “Lei è sicuro che non erano fogli già pubblici?”
Dicuonzo: “No, perchè Pinto disse: ‘leggili e dammeli subito, perchè se ti vengono a fare una perquisizione e te li trovano, qui passiamo i guai tutti’. Queste parole, se io dico una bugia, il Signore deve maledire i miei figli”.
Il collaborare di giustizia Dicuonzo mise in risalto una serie di filmati e un dossier a riscontro delle accuse nei confronti del magistrato Seccia (peculato e frequentazioni con mafiosi). Furono eseguiti anche due diversi blitz che portarono all’arresto di tutti gli appartenenti del clan Cannito-Lattanzio (indicati dal pentito Dicuonzo) compreso Pinto. Ma il magistrato non fu nemmeno sospeso dalle sue funzioni. Anzi, la carriera di Seccia, da lì in avanti, ebbe un’ascesa fulminante che vide brutalmente stritolati tutti coloro i quali non acconsentirono alle sue tesi e teorie investigative, come carabinieri e poliziotti arrestati e poi assolti.
La vicenda si chiuse nel peggiore dei modi proprio per Dicuonzo, successivamente smentito e condannato per calunnia. La posizione di Seccia fu invece archiviata.
In ordine alla intera vicenda sono in corso accertamenti nei confronti di coloro che avrebbero diffamato il magistrato.
In ordine alla intera vicenda il dott. Domenico Seccia riferisce che Michele Di Cuonzo, in relazione alle dichiarazioni dallo stesso rilasciate e riportate nell’articolo, è stato condannato con sentenza passata in giudicato per il reato di calunnia in danno del dott. Domenico Seccia. Riferisce, inoltre, che per i fatti esposti da Michele Di Cuonzo è stato aperto un procedimento penale in danno di Domenico Seccia, chiuso con decreto di archiviazione in data 16.09.2003, essendo stata accertata la falsità delle accuse mosse contro il magistrato. Il dott. Seccia riferisce, altresì, che il video che rappresenterebbe il bacio di Domenico Seccia ad un malavitoso in realtà non contiene alcuna delle circostanze riportate nell’articolo. Il dott. Domenico Seccia nell’affermare la totale falsità delle affermazioni riportate nell’articolo, come confermato dai provvedimenti giudiziali intervenuti in merito alla questione, riferisce di aver sporto denuncia-querela in danno del Direttore Responsabile del giornale e del giornalista che ha scritto l’articolo per il reato di diffamazione a mezzo stampa.
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