Alla sbarra Antonio Quitadamo detto “Baffino”, 44 anni e Francesco Scirpoli detto “Il lungo”, 37 anni, entrambi di Mattinata. Il giudice, ritenendo evidenti le prove, ha optato per il giudizio immediato saltando, di fatto, la fase dell’udienza preliminare. Processo alle porte per i due noti mattinatesi, citati ampiamente nella relazione antimafia che portò allo scioglimento dell’ente comunale garganico. I due sono accusati di aver preso parte all’assalto ad un blindato a Bollate in provincia di Milano.
Nel gennaio scorso, la Polizia di Stato, eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Carlo Ottone De Marchi su richiesta della Procura della Repubblica di Milano, pm Isabella Samek Lodovici, arrestò Giancarlo Valerio D’Abramo 41 anni di Cerignola, Raffaele D’Assisti, 29 anni di Canosa di Puglia, Francesco Mavellia 43 anni di San Ferdinando di Puglia, Catello Lista 42 anni di Manfredonia, Carmine Valerio 41 anni di Barletta e, appunto, Scirpoli e Quitadamo.
Attualmente “Baffino” è rinchiuso nel carcere di Trapani dove è stato trasferito di recente, prima era a Melfi. L’uomo sta scontando una pena definitiva. Pochi giorni fa ha ottenuto l’obbligo di dimora a Mattinata nell’ambito dell’inchiesta “Nel Nome del Padre” sulla tentata evasione dal penitenziario di Foggia. Ma Quitadamo, come detto, resta in Sicilia per altri reati.
Si trova invece nel carcere foggiano Francesco Scirpoli, elemento di spicco, assieme al compaesano “Baffino”, della malavita garganica, ritenuto dagli inquirenti punto di riferimento del vecchio clan Romito a Mattinata. Inoltre, Scirpoli e Quitadamo sono in attesa dell’esito del processo “Ariete” riguardante l’assalto fallito ad un portavalori tra Vieste e Mattinata. Per questa vicenda fu coinvolto anche Mario Luciano Romito, boss del clan omonimo ucciso il 9 agosto 2017 a San Marco in Lamis. Oggi i Romito non ci sono più, rimpiazzati dal clan “erede”, Lombardi-Ricucci-La Torre.
Il colpo di Bollate
Gli arrestati per l’assalto di Bollate sono ritenuti responsabili di una rapina pluriaggravata ai danni di un furgone portavalori della società di trasporti “Ferrari”, consumata il 15 ottobre 2016. L’indagine condotta dalla squadra mobile della Questura di Milano con la stretta collaborazione della squadra mobile della Questura di Foggia e del Gabinetto Regionale della Polizia Scientifica di Milano, prese il via dopo l’imponente assalto al portavalori “Ferrari” sulla rampa di accesso della strada provinciale Monza-Rho.
Nel corso della rapina furono prelevati gioielli storici della ditta Bulgari, collezione “Heritage”, del valore stimato superiore ai 4 milioni di euro e gioielli di altre prestigiose case. Nella circostanza due furgoni della ditta “Ferrari”, dopo essere usciti dalla sede della società “Battistolli” di Paderno Dugnano (MI), vennero bloccati da almeno 5 persone, travisate con passamontagna ed armate, giunte sul posto a bordo di tre auto.
Gli stessi, con una motosega, crearono un’apertura nella carrozzeria del furgone asportando solo alcuni plichi contenenti i gioielli. Abbandonata sul luogo della rapina una delle autovetture utilizzate, i rapinatori si allontanarono a bordo di due autovetture. L’attività investigativa partì dall’analisi dei traffici di cella attraverso cui fu possibile risalire alle utenze in uso ai rapinatori, localizzate dapprima a Milano, poi nella provincia di Foggia. Dal successivo sviluppo dei tabulati telefonici fu possibile risalire all’identità dei reali utilizzatori cui le utenze vennero poi attribuite.
Scirpoli, nel prelevare i sacchi dallo scorcio creato alla lamiera del portavalori, si procurò una ferita perdendo sangue. Fu così possibile estrapolare un profilo genetico valido che, mesi dopo, comparato con quello prelevato a Scirpoli nel corso di una perquisizione, diede riscontro positivo.