Dalle 14.30 alle 19. Il tavolo in Prefettura col Ministro del Lavoro e vicepremier Luigi Di Maio, dopo i 16 braccianti migranti morti sulle strade di Capitanata, è stata una riunione lunga, un “arricchimento”, come lo ha definito il leader pentastellato, sui problemi del caporalato di tutte le regioni italiane.
Le attività delle forze di polizia continueranno ad essere incisive, ha detto in apertura della conferenza stampa il prefetto Massimo Mariani, ora anche responsabile Immigrazione: i risultati conseguiti nelle settimane immediatamente successive alle tragedie, ma anche quelle precedenti, sono stati importanti. È emersa un’idea precisa: il fenomeno del caporalato non può avere solo un profilo di polizia e il Ministro ha spiegato come tagliare alle basi la piaga agricola dei caporali e dei lavoratori sfruttati.
“Dichiariamo guerra al caporalato e al lavoro nero. Il ruolo dell’Ispettorato nazionale del lavoro e dei Carabinieri del nucleo tutela del lavoro sarà fondamentale in questa battaglia”, ha dichiarato Di Maio, che ha annunciato l’emanazione di una direttiva dell’INL secondo la quale i Carabinieri dedicati dovranno essere utilizzati esclusivamente per questioni rilevanti nel contrasto al lavoro nero e caporalato.
ISPETTORATO DEL LAVORO
L’obiettivo fondamentale di Di Maio è di “contrastare l’illegalità”, e su questo punto sarà cruciale, a suo avviso, la nomina del nuovo direttore dell’Ispettorato nazionale del Lavoro, che “oltre ad andare in controtendenza farà parlare, perché sarà un segnale che si vuole dare per la nuova mission dell’Ispettorato”. Anche la GdF sarà determinante grazie alla convenzione con l’Ispettorato. “È finita l’epoca dei numeri, in cui facciamo le ispezioni per riempire le tabelle, è arrivata l’epoca in cui dobbiamo cominciare ad aggredire l’illegalità e lasciare in pace gli imprenditori onesti senza vessarli con ulteriori balzelli. Non è un attacco a coloro che fanno il loro dovere ogni giorno, ma è un attacco ad un modello culturale dello Stato che vuole tenere le carte a posto. Oggi serve una meritocrazia diffusa. Grazie alla Prefettura, alle organizzazioni di categoria, alle parti sociali che hanno partecipato al tavolo abbiamo un quadro generale, bisognerà lavorare ad un cronoprogramma con un piano triennale, che creeremo da subito, per il contrasto al caporalato. Repressione sì, ma anche prevenzione”.
“Tutti i rinnovi ai vertici degli enti pubblici non potranno prescindere dall’obbligo di condivisione di tutti i dati: in questi anni noi abbiamo riscontrato una gelosia dei dati che non consentiva di incrociarli. Il vertice dell’INL dovrà essere sensibile, siamo in una fase in cui possiamo utilizzare i software del team di Piacentini, non dobbiamo inventarci i software, serve solo la disponibilità degli enti per incrociare la domanda ed offerta dei lavoro”.
Far funzionare i centri dell’impiego sarà la novità del piano, perché il caporale non è altro che “un atroce e illegale centro per l’impiego che incrocia domanda e offerta per un disperato”. “Se funzionano i centri per l’impiego in Italia, anche il caporalato si attenua”. La gran parte di chi cerca lavoro dovrà in Italia rivolgersi ai centri per l’impiego, secondo lo schema del governo gialloverde.
TRASPORTI
Secondo punto: il meccanismo dei trasporti. “Mi ha colpito molto l’espressione di un assessore al tavolo che diceva che il caporale è uno che chiavi in mano ti dà trasporto e lavoro in poche ore e ti porta sul luogo di lavoro e ti riporta indietro. Come tutte le illegalità anche il trasporto si annida quando lo Stato non dà un servizio efficiente ed efficace. Il lavoro delle forze dell’ordine è encomiabile, ma adesso è il momento di fare sistema e di mettere insieme tutte le sinergie. Dalle parti sociali e dalle regioni. Il caporalato non è solo un problema del Sud, il lavoro nero e il caporalato sono presenti in tutte le regioni d’Italia e quindi a questo tavolo ho voluto che venissero tutte le regioni. Non possiamo, come sempre, localizzare un fenomeno illegale ad una sola area del Paese”.
“Il nostro governo vuole investire nel trasporto pubblico locale, facendo una serie di convenzioni con le aziende di trasporto pubblico locale e gli enti per far in modo che sia garantito in servizio funzionale al recarsi sul luogo di lavoro”.
AIUTO ALLE IMPRESE
Tra le cose che sono venute fuori dal tavolo c’è anche “l’aiuto alle imprese”. Secondo il vicepremier bisogna riuscire nell’operazione e far sopravvivere il paziente. “Il vero obiettivo nostro è tutelare le imprese che si comportano correttamente e tirar fuori dalle minacce mafiose quelle imprese che sono sotto minaccia dei criminali e allo stesso tempo premiare quelle virtuose. A questo si aggiunge il tema dei prezzi, non voglio giustificare il caporalato con i prezzi bassi. Però le organizzazioni di categoria mi hanno detto che ormai quando si vende una bottiglia di pelati vale più il vetro del contenuto all’interno. Con questi prezzi è impossibile stare sul mercato, soprattutto in una provincia come questa, con i livelli di povertà che ha. I prezzi non vengono dal cielo, se sono così bassi è perché in questi anni si è permesso di fare cartello alla grande distribuzione e si è permesso di fare entrare derrate alimentari con trattati scellerati nel nostro mercato prodotti che non dovevano entrare. In alcuni casi non potevano neanche entrarci, ma se si fanno trattati come Ceta o Eu-Marocco, Eu-Tunisia si continua a perseverare in un obiettivo che è quello di massacrare i nostri agricoltori. Poi si dirà che il saldo è positivo, ma per il secondario e terziario, mai per il settore primario. Non bastano i numeri, siamo impegnati nella ferma convinzione che il Ceta o va rivisto o verrà bocciato, perché così com’è non va assolutamente bene. Il Ceta è uno di quei trattati che contribuiscono ad impoverire i nostri agricoltori”.
Il tavolo si è lasciato con l’obiettivo di individuare degli step temporali del programma del triennale per il contrasto al caporalato, Di Maio ha annunciato che il tavolo si riaggiornerà magari proprio a Foggia per poter pianificare gli step intermedi per debellare il caporalato. Con interventi economici e sociali.
A l’Immediato il vicepremier ha specificato meglio il tema delle premialità alle aziende virtuose: i fondi che arrivano alle imprese dovranno ispirarsi alla meritocrazia, anche per il contrasto alla illegalità. “Ancora pochi si sono iscritti alle rete del lavoro di qualità, al tavolo mi dicevano alcuni autorevoli esponenti che c’è il problema che chi si iscrive lì si smarca da un sistema criminale, si lascia identificare, dovremo lavorare a far sentire protette queste imprese perché molte di più si possano iscrivere e sempre di più non si sentano esposte ed indifese quando prendono queste iniziative”.