Ricco approfondimento su l’Espresso di questa settimana sulla Quarta Mafia di Capitanata dal titolo forte “Foggia, Gomorra” a firma del giornalista Fabrizio Gatti, che per primo alcuni anni fa con la sua inchiesta accese i riflettori nazionali sul caporalato nelle campagne del Tavoliere.
Il giornalista, dopo le 16 vittime degli incidenti dei furgoncini dei caporali e l’arrivo del premier Conte e del Ministro Salvini in Prefettura, ripercorre il suo reportage di allora.
“L’andata e il ritorno sono i momenti più pericolosi della giornata. Nell’inchiesta sotto copertura con cui L’Espresso aveva raccontato dal di dentro la schiavitù dei nuovi braccianti, eravamo più volte saliti su uno di quei mezzi- scrive- È il resoconto di quanto accade a migliaia di lavoratori ogni giorno, prima dell’alba e dopo il tramonto. Si parte in nove su una Volkswagen Golf: “Tre davanti. Cinque sul sedile dietro. E un ragazzo raggomitolato come un peluche sul pianale posteriore. Solo per questo trasporto il caporale al volante si prenderà quaranta euro dalle nostre paghe. La Golf stracarica corre e sbanda sulla strada stretta dove due auto si affiancano a malapena. Il contachilometri segna cento all’ora. Una follia». Stornara, provincia di Foggia, agosto 2006”.
“Come per ogni traffico illegale, il trasporto dei braccianti è il tratto scoperto da cui qualunque buon investigatore non farebbe fatica a risalire alla rete che li sfrutta”, prosegue.
Nel suo dettagliato articolo Gatti cita l’analisi del Consiglio superiore della magistratura, che denuncia il livello di corruzione dei colletti bianchi. “In alcune indagini, è stato accertato che l’organizzazione criminale, effettuando una preventiva selezione tra le giovani donne ridotte in schiavitù, individua quelle da destinare alla prostituzione, con il ruolo precipuo di adescare i “pubblici ufficiali” cui rendere prestazioni sessuali non retribuite economicamente, ma con la prestazione di favori, in particolare l’omissione di controlli nei campi in cui si attua lo sfruttamento lavorativo dei braccianti”, si legge.
Il cuore del problema del caporalato restano i controlli. Il 3 maggio di quest’anno, la Guardia di Finanza di Foggia ha arrestaro tre ispettori dell’Ufficio territoriale del lavoro, tra cui un dirigente, accusati di aver addolcito i loro verbali. “Nella primavera 2017 sempre la Guardia di finanza di Foggia indaga per falso, abuso d’ufficio e rivelazione di segreti un funzionario del Servizio prevenzione sicurezza ambienti di lavoro della Asl e altri dodici pubblici ufficiali. In questo contesto non stupisce l’omertà che protegge l’Altra Gomorra”, scrive Gatti.
“Per anni si è ignorato, anzi negato, il problema. Dobbiamo recuperare in fretta il tempo perso”, ha commentato a l’Immediato il Senatore pentastellato Marco Pellegrini, che ha presentato un disegno di Legge per l’istituzione della DDA a Foggia.