I vari ispettori che pattugliano e lavorano sul territorio stanno notando nei campi di Capitanata l’aumento del fenomeno dello sversamento di compost ammendante in grosse quantità. L’Immediato ha documentato la presenza di montagne di materiale in località Beccarini, ma altri terreni fertili negli ultimi mesi e settimane sono stati interessati da questo particolare business, che cresce, come riferiscono fonti regionali, anche per via della difficoltà di vendere il compost prodotto nel segmento agricolo.
Il legale della Maia Rigenera, la ex Bioecoagrim oggi partecipata dal colosso energetico Fortore Energia, fa sapere che l’azienda della famiglia Montagano non ha mai sversato compost tra Siponto, Zapponeta, Amendola e Borgo Mezzanone, dove vengono segnalate puzze e “stranezze”. C’è sì un referto datato 4 luglio 2018, con notifica di inizio di indagine su prodotti targati Maia Rigenera, con un verbale dell’Arpa, spinta a vederci più chiaro dalla puzza pestilenziale della zona e dalla presunta anormalità dell’ammendante a terra, ma riguarda una località a Serrapriola. I tecnici hanno prelevato parte del compost che l’agricoltore aveva accolto nel suo terreno, per analizzarne la composizione chimica. Il campione e le analisi al momento sono state trasferite da Foggia in un’altra divisione dell’Arpa Puglia, mentre il verbale è stato consegnato ai Carabinieri Forestali di Serracapriola.
Dall’azienda sono tranquilli e ricordano le percentuali ammesse per legge di metalli, vetro e plastica dentro il compost, spostando l’attenzione sull’impianto e sull’annosa vicenda delle autorizzazioni. “Da mesi la Maia sta aspettando l’autorizzazione a convertire tutto in anaerobico, per azzerare le emissioni e poter stare aperti 365 giorni l’anno. Ma la Provincia ancora non autorizza”, spiega il legale Michele Vaira. Intanto ieri, come anticipato, si è tenuta a Bari la riunione in Ager al tavolo convocato dal commissario straordinario Gianfranco Grandaliano. Alcuni Comuni, tra cui anche San Giovanni Rotondo, continuano a lamentare con una richiesta ufficiale i disagi economici, causati dalla chiusura estiva dell’impianto di Contrada Ripatetta.
Assente ieri il sindaco di Lucera, Antonio Tutolo, che da ex delegato all’Ambiente alla Provincia, è stato colui che ha portato a casa il risultato della chiusura, salvando i nasi, le serate e l’estate dei cittadini lucerini e foggiani, appestati per anni dal surplus di produzione della ex Bioecoagrim. “Non ci sono andato, lo avevo comunicato all’avvocato Grandaliano, non posso ripetere sempre le stesse cose. C’era il dirigente provinciale Stefano Biscotti insieme al presidente Miglio – spiega Tutolo -, alcuni rappresentanti istituzionali dai Comuni hanno parlato di solidarietà. Mi sento offeso dal loro atteggiamento, possibile che per risparmiare qualche migliaia di euro vogliono pregiudicare la salute e la serenità delle comunità di Lucera e Foggia? E mi fa specie che il Comune di Foggia col sindaco Landella e con l’assessore Morese non dica nulla, nonostante il peso specifico del capoluogo. Foggia potrebbe mettere fine a questa vicenda, ma so di avere con me la cittadinanza foggiana, che sarebbe pronta a battersi contro la riapertura”.
L’Amiu Puglia insieme al Comune di Foggia non è tra coloro che ha lanciato un grido di aiuto. Per alcuni Comuni portare la frazione umida al Nord invece che a Lucera comporta una maggiorazione di costo del +50%. Dall’Ager Grandaliano si è preso qualche giorno di tempo per trovare una soluzione, che non può essere la riapertura, del tutto bocciata anche dall’architetto Biscotti, né una apertura a capacità ridotta, ma neanche un aiuto economico regionale per smaltire i flussi di umido. Le questione è nelle mani dell’Ager, che non a caso anche ieri al tavolo ha sottolineato la necessità di accelerare la realizzazione di impianti di biocompostaggio pubblici.