L’ultima relazione della Direzione Investigativa Antimafia, secondo semestre 2017, ha analizzato alleanze e faide in provincia di Foggia. Dopo i focus sulla Società Foggiana e sulla malavita garganica, ecco un’analisi sulla realtà criminale del Tavoliere. Nella mafia di San Severo, caratterizzata, nel recente passato, da una pluralità di sodalizi autonomi coesistenti (Testa-Bredice, Russi, Palumbo, Salvatore ex Campanaro e Nardino), “si continua ad assistere ad un processo di ascesa da parte di alcuni gruppi, che si starebbero progressivamente affermando su altre consorterie nel controllo delle attività illecite”, si legge nel documento della DIA.
“A tale contesto – continuano i relatori – potrebbero essere ricondotti episodi di sangue ed intimidazioni, tesi ad epurare alcuni dei vertici della mafia sanseverese. Una mafia attiva in tutta la provincia, area che, per il traffico di stupefacenti rappresenta un importante crocevia di flussi anche ultraregionali, alimentati da canali diretti di approvvigionamento con l’estero. A tale scopo, i gruppi del Tavoliere possono contare sulla collaborazione di un gruppo albanese ben radicato sul territorio.
L’asse criminale tra la mafia foggiana – in particolare, il clan Moretti-Pellegrino-Lanza (in decisa crescita e ben radicato grazie ad alleanze con clan garganici e del Tavoliere, ndr) – e quella sanseverese, il cui carattere tende ad essere sempre più “strutturale”, ha trovato conferma nell’operazione eseguita dall’Arma dei carabinieri l’11 agosto 2017, quando, a seguito di un’irruzione all’interno di un box di Torremaggiore, è stato sorpreso un commando composto da quattro pregiudicati, pronti, verosimilmente, ad una nuova azione di fuoco“. Tra i componenti figura anche Tommaso Alessandro D’Angelo, classe ’85 di Foggia, nullafacente, pregiudicato, affiliato ai citati Moretti-Pellegrino-Lanza.
“Nella definizione dei nuovi assetti criminali nell’area dell’Alto Tavoliere – secondo la DIA – potrebbero incidere gruppi criminali autonomi, attivi nel vicino promontorio garganico, mentre potrebbe assumere un ruolo strategico il gruppo sanseverese Nardino, legato ai foggiani Sinesi-Francavilla“.
“Particolare attenzione merita la gestione dei rifiuti quale possibile e remunerativo business criminale – si legge ancora -, che ha visto coinvolte società di San Severo. In questo contesto territoriale si segnala, sul piano dell’aggressione ai patrimoni illeciti, la confisca, eseguita dalla DIA di Bari, del patrimonio immobiliare e aziendale per un valore di oltre 600 mila euro, nei confronti di un pregiudicato foggiano”.
Lucera
Un passaggio della relazione anche su Lucera, dove “la disgregazione dei clan storici ha generato, nel tempo, piccoli gruppi, composti in gran parte da giovanissimi, dediti alla commissione di reati predatori ed allo spaccio di sostanze stupefacenti”.
Cerignola
Nel basso Tavoliere, la realtà criminale di Cerignola si presenta come “la più solida e strutturata” – attraverso l’azione, in particolare, dei clan Di Tommaso e Piarulli-Ferraro – imponendosi sul territorio con un consistente numero di affiliati, con forte disponibilità di armi, attraverso i quali riesce a diversificare le attività illecite da cui attingere risorse, opportunamente schermate, secondo una logica sempre più affaristica, flessibile e proiettata verso obiettivi di agevole realizzazione. Per la DIA, “la pluralità delle attività delittuose perseguite, condotte anche con forme di pendolarismo, mostrano un elevato livello di organizzazione che conferisce alla criminalità cerignolana un ruolo di particolare importanza nell’intera regione, rendendo contestualmente difficoltosa la distinzione tra criminalità comune e quella di tipo mafioso.
È il caso, infatti, del traffico degli stupefacenti, dei furti e delle rapine ai TIR e ai portavalori, anche fuori regione, dove la scelta degli obiettivi, mai casuale, sottende l’esistenza di un “sistema” che connota le consorterie foggiane, e cerignolane in particolare, per l’elevata specializzazione delinquenziale”.