La delibera numero 453 del 09 maggio 2018 dell’Autorità anticorruzione , pubblicata ieri, che ha decretato l’inconferibilità, ai sensi dell’art. 7, comma 2 lett. c) del d.lgs. n. 39/2013, dell’incarico di Presidente del Consorzio ASI di Foggia al sindaco Angelo Riccardi con la conseguente nullità dell’atto di conferimento dell’incarico e del relativo contratto sta agitando molto i soci del Consorzio e le forze politiche della Capitanata. I soci con il relativo CdA ne avevano discusso già lunedì in una riunione consiliare, la notizia era già nota nella sede della Macchia Gialla, perché la delibera era arrivata tra venerdì e sabato scorso.
Nel suo provvedimento il presidente Raffaele Cantone rileva che il procedimento deve essere avviato anche nei confronti di tutti coloro che, alla data del conferimento dell’incarico, erano componenti dell’organo conferente, ivi inclusi i componenti medio tempore cessati dalla carica, tenendo conto dell’effettivo ricorrere e del grado della responsabilità soggettiva dell’organo che ha conferito l’incarico. I componenti dell’organo non possono per tre mesi conferire tutti gli incarichi di natura amministrativa: in sostanza il Consiglio del Consorzio Asi è bloccato.
Si stanno per prendere decisioni delicate. Il tema è complesso, come fanno sapere gli esperti. In realtà ora la palla è in mano al DG Michelangelo Marseglia come Responsabile Prevenzione Corruzione. Come Assemblea e come Cda tutti ritengono di non avere poteri, a meno di una revoca dell’amministratore per giusta causa, cosa che ci potrebbe anche stare.
Poi ci sarebbe la Regione, l’Ente vigilante, che potrebbe anche commissariare. E in ogni caso una sentenza del TAR potrebbe fare chiarezza. Salvo autonome valutazioni di opportunità dell’interessato. La materia è confusa e il tema delle deleghe gestionali dirette lascia spazio alle interpretazioni svariate.
Angelo Riccardi non intende fare un passo di lato e ha annunciato, nella sua nota, il ricorso al TAR: al DG è demandata l’adozione dei provvedimenti conseguenti.
Dall’Asi, fanno sapere a l’Immediato di star valutando il da farsi. Si stanno studiando alcuni precedenti. Alcuni Comuni italiani hanno già prodotto dei documenti e dei ricorsi, con sentenze che hanno archiviato la posizione dell’Anac. È il caso del Consorzio per l’area di sviluppo industriale della Provincia di Napoli che ha fatto ricorso contro Autorità Nazionale Anticorruzione, che si era pronunciata sulla inconferibilità per il Presidente del Consorzio, l’avvocato Giuseppe Romano, che alla data del conferimento ricopriva la carica di Sindaco del Comune di Brusciano. In quel caso il Tar ritenne le conclusioni dell’Anac “immotivate”, perché, si legge, “non tengono conto di alcune circostanze”, ossia che “quello dell’avv. Romano non è un incarico ma un mandato elettivo; egli svolge tuttora le funzioni di sindaco del Comune di Brusciano (mentre la norma si riferisce ad incarichi espletati nell’anno precedente); in qualità di Presidente, non è titolare di funzioni gestionali, essendo privo di poteri statutari di siffatta natura”.
Secondo una interpretazione giurisprudenziale, in base alla stessa riforma, l’ Anac non può intervenire in luogo del responsabile della prevenzione nell’ente vigilato ma deve limitarsi a esprimere al destinatario il suo orientamento, sicuramente molto qualificato: spetta poi all’ ente, nel rispetto della sua autonomia organizzativa, adottare le decisioni necessarie in materia di incompatibilità degli incarichi nel rispetto della legge. Per il caso campano, i giudici amministrativi, hanno rilevato che non si può trasformare in modo surrettizio il controllo dell’ authority in un vero e proprio potere di sostituzione. Insomma in quella sentenza il Tar Lazio ha decretato che solo al Responsabile Anticorruzione dell’ente e non anche all’Anac spetta il potere di dichiarare la nullità di un incarico ed assumere le conseguenti determinazioni.
Il direttore Marseglia si sta anche consultando con l’associazione dei Consorzi, la Ficei: quello degli incarichi conferiti a sindaci o ad amministratori di enti pubblici è un problema nazionale.
“Prima di nominarlo, il problema fu già visionato, Marseglia fece degli accertamenti. Nessuna ha la sensazione che vi sia una regia dall’alto che vuole rimuovere Riccardi. I grillini hanno fatto solo il loro mestiere, a Manfredonia intendono scalzare il Pd”, osserva una gola profonda.
La materia è nuova e spesso vi sono interpretazioni contrastanti, del resto Riccardi decide ben poco, perché gli atti non sono mai presidenziali, ma sempre collegiali, del Consiglio.
La posizione pentastellata
Esulta la consigliera regionale del M5S Rosa Barone, insieme ai consiglieri comunali di Manfredonia Massimiliano Ritucci e Gianni Fiore, autori dell’esposto all’Autorità Nazionale Anticorruzione.
“Dopo la conferma dei nostri dubbi – dichiarano i pentastellati – sull’inconferibilità dell’incarico di Presidente del Consorzio a Riccardi, in quanto sindaco di un Comune superiore ai 15 mila abitanti, ne chiediamo la rimozione immediata al fine di eseguire ciò che l’ANAC ha deliberato. Con soddisfazione possiamo dire che avevamo ragione e che, con la nostra azione, abbiamo evitato che venisse compiuto un atto inopportuno.“
“I vertici di un ente importante come l’ASI di Foggia – ribadisce ancora una volta Barone – devono essere nominati sulla base dei curricula pervenuti e non seguendo logiche di spartizione di poltrone tra i partiti. Il prossimo presidente deve spiccare per i meriti e le capacità imprenditoriali e noi vigileremo affinché questo avvenga. Del resto che non fosse il sindaco di Manfredonia l’uomo adatto per dirigere un consorzio così importante come l’ASI lo si può capire anche da come sta gestendo il comune sipontino”.