E’ corsa alla terra per i quasi 30mila giovani che nel 2016/2017 hanno presentato in Italia domanda per l’insediamento in agricoltura dei Piani di sviluppo rurale (Psr) dell’Unione Europea, con ben il 57% concentrato al sud e nelle isole e il 23,6% al centro e il resto al nord. E’ quanto emerge dallo studio della Coldiretti “Ritorno alla Terra” presentato al primo “Open Day dell’agricoltura” italiana per vivere un giorno da contadino sui trattori, nelle fattorie didattiche, nelle cucine o con gli animali organizzato in Puglia a Bari nel lungomare Imperatore Augusto a Bari. “E’ in atto un cambiamento epocale che non accadeva dalla rivoluzione industriale”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “il mestiere della terra non è più considerato l’ultima spiaggia di chi non ha un’istruzione e ha paura di aprirsi al mondo, ma è la nuova strada del futuro per giovani generazioni istruite e con voglia di fare tanto”. Lo dimostra il fatto che – ha precisato Moncalvo – le domande presentate superano di circa il 30% le previsioni, secondo l’analisi della Coldiretti sui dati regionali.
Secondo un recente sondaggio Coldiretti/Ixè, nel 57 per cento dei casi oggi preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (18 per cento) o fare l’impiegato in banca (18 per cento). Per sostenere gli aspiranti colleghi imprenditori, i giovani della Coldiretti hanno costituito anche una speciale task force che opera a livello territoriale con tutor, corsi di formazione e consigli per accesso al credito. Un percorso in 10 mosse per avere successo nei campi: il primo passo è avere un’idea d‘impresa ben chiara sulla tipologia di imprenditore che si intende diventare intorno alla quale costruire un progetto di sviluppo, poi bisogna studiare bene territorio, risorse disponibili, mercato, concorrenti e normative vigenti, quindi si entra nella fase della progettazione vera e propria con la verifica della fattibilità redigendo con l’aiuto di adeguati specialisti un business plan in grado di conferire credibilità al progetto e consentire la richiesta di finanziamento che rappresenta la quinta tappa del percorso insieme alle verifica successiva della possibilità di accesso a risorse private o pubbliche, una volta individuato l’istituto di credito al quale appoggiarsi o il bando pubblico al quale concorrere. Le ultime fasi sono la ricerca delle garanzie necessarie alla concessione dei finanziamenti anche con la consulenza e la collaborazione di CreditAgri, il sistema di garanzia della Coldiretti per le aziende agricole. Il traguardo, che diventa poi il punto di partenza dell’impresa, è la realizzazione del progetto per la quale servono energia, entusiasmo e concentrazione, oltre a una certa dose di pazienza per l’inevitabile burocrazia che agli imprenditori agricoli – spiega Coldiretti – sottrae almeno 100 giorni di lavoro ogni anno.
Ma fra gli ostacoli maggiori da superare c’è anche il costo elevato della terra visto che – spiega un’analisi Coldiretti su dati Eurostat – quella arabile in Italia è la più cara d’Europa con un prezzo medio di 40.153 euro all’ettaro: si va dai 17.571 euro della Sardegna ai 30.830 euro della Puglia, dai 40.570 euro del Lazio ai 42.656 della Toscana, dai 65.759 della Lombardia ai 68.369 del Veneto fino al record europeo della Liguria con 108mila euro all’ettaro. Terreni agricoli per un valore di 9,9 miliardi in Italia sono in mano alle amministrazioni pubbliche che hanno addirittura incrementato il valore di queste attività del 31% negli ultimi quindici anni secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat. Si tratta anche – continua Coldiretti – di terre fertili, ma il più delle volte sottoutilizzate, in quanto prive di una conduzione imprenditoriale capace di valorizzarle adeguatamente, con idee e soluzioni che guardano al mercato. L’affidamento di questi terreni ai giovani agricoltori – propone la Coldiretti – toglierebbe alla Pubblica amministrazione il compito improprio di coltivare la terra, ma soprattutto avrebbe il vantaggio di rispondere alla domanda delle nuove generazioni, per le quali la mancanza di disponibilità di terreni da coltivare rappresenta il principale ostacolo all’accesso al settore.
Infatti, se si considera che la dimensione media di un’impresa agricola italiana è di circa otto ettari – sottolinea la Coldiretti – è chiaro che il “prezzo d’ingresso” per un giovane rischia di diventare proibitivo. Per questo una delle soluzioni consigliate dai tutor della Coldiretti è di iniziare affittando la terra con una spesa media di 700 euro a ettaro all’anno, ma che può raggiungere valori molti più alti in zone pregiate di pianura e collina, magari nelle aree di produzione dei grandi vini. A questa cifra bisogna aggiungere, sempre in media, fra gli 800 e i 1.200 euro all’ettaro per le lavorazioni, i semi, le piantine, la manodopera, le attrezzature e l’acqua. Se per i settori a forte investimento finanziario come la zootecnia da latte, se si parte da zero, necessitano di grossi di capitali (fra 1 e 2 milioni di euro), per gli altri comparti rurali – spiega la Coldiretti – l’impegno economico totale di partenza oscilla fra i 30mila e i 50 mila euro totali a seconda del tipo di attività: dalla coltivazione di frutta e verdura all’allevamento di capre e pecore fino a settori di nicchia come quello dello zafferano o altri come la produzione di mirtilli o piante e fiori nei vivai. E poi – conclude Coldiretti – serve tanto impegno, fatica, volontà e fantasia nell’adottare le più recenti soluzioni tecnologiche e studiare nuovi canali commerciali per i propri prodotti, comprese le vendite on line.
Dai micro ortaggi agli agri gioielli, dai droni per l’air force anti parassiti sul mais al “Grande Fratello” dei pascoli passando per le api con il GPS, dai frutti tropicali made in Italy al ketchup contadino, dai fiori nel piatto alle bambole green salvate dalla discarica, sono solo alcune delle curiosità che dimostrano la creatività contadina e lo spirito imprenditoriale dei giovani che uniscono tradizione e innovazione allargando i confini dell’attività agricola come dimostrano le novità presentate dalla Coldiretti al primo “Open Day dell’agricoltura” italiana per vivere un giorno da contadino sui trattori, nelle fattorie didattiche, nelle cucine o con gli animali in Puglia a Bari nel lungomare Imperatore Augusto a Bari.
Una prospettiva di futuro che nasce anche a scuola come si evince dai risultati dei 35 percorsi di studi negli istituti tecnici superiori italiani che fanno registrare un tasso di occupati di oltre il 73% a un anno dal diploma secondo le elaborazioni Coldiretti sull’ultimo monitoraggio Indire/Ministero dell’Istruzione, con picchi che vanno dal 94,1% dell’Abruzzo all’88,9% del Veneto, dal 79,1% della Lombardia al 76,5% della Puglia, al 77,8% dell’Emilia Romagna o al 75% del Lazio.
Le nuove generazioni – spiega la Coldiretti – sono il motore dell’agricoltura del futuro con una crescita del 6% nel 2017 per un totale di 55.121 imprese agricole italiane condotte da under 35 che pone l’Italia al vertice nell’unione Europea. Le aziende agricole dei giovani – ricorda la Coldiretti – possiedono una superficie superiore di oltre il 54 per cento alla media, un fatturato più elevato del 75 per cento della media e il 50 per cento di occupati per azienda in più. I giovani agricoltori – rileva la Coldiretti – usano il web e la tecnologia, 1 su 4 è laureato e conosce, almeno a livello scolastico, una o più lingue straniere, di solito l’inglese, mentre 8 su 10 sono abituati a viaggiare e andare all’estero, una caratteristica che permette di raggiungere e inserirsi in nuovi mercati e di mandare i propri prodotti in giro per il mondo.
Un “curriculum” che assicura una grande capacità di innovazione come dimostrano tanti giovani da nord a sud dell’Italia. Carlo Maria Recchia sui suoi campi di mais corvino usa i droni per la lotta integrata contro i parassiti infatti – spiega la Coldiretti – attraverso una speciale “bio air force” due volte l’anno bombarda i parassiti con un insetto antagonista che li distrugge. Fra le novità sull’uso della tecnologia in agricoltura – continua Coldiretti – c’è poi un vero e proprio Grande Fratello creato da Emanuele Nobile attraverso un dispositivo elettronico che controlla i movimenti delle mucche al pascolo per capire se sono soddisfatte o se invece devono cambiare prato e foraggio. Ma preziosa è anche l’idea di Daniele Montalbano di installare l’antifurto per le arnie delle sue api, un dispositivo che avverte sul cellulare in caso di tentativo di furto e segue le arnie rubate attraverso un sistema GSP. E sul fronte della tracciabilità non manca neppure il QR Code che Lorenzo Pupo ha messo sulle sue patate per sapere tutto dei tuberi che si portano in tavola.
L’innovazione però arriva anche dalla terra come dimostra – spiega la Coldiretti – l’esperienza imprenditoriale di Stefania Cannone che in Puglia produce micro ortaggi, dalla rucola alla borragine, dalle cime di rapa al cavolo rosso, dai ravanelli alle lenticchie, rarissimi e utilizzati soprattutto da grandi chef e food blogger con piantine raccolte nella fase immediatamente successiva al germoglio nel momento in cui i livelli di vitamine sono cinque volte superiori rispetto alle piante adulte. I giovani sanno reagire anche ai cambiamenti climatici come dimostra l’idea di Letizia Marcenò e Andrea Passanisi di produrre rispettivamente banane a Palermo e avocado biologici a Giarre, ai piedi dell’Etna, da esportare poi in tutta Europa. Mentre da una zona complessa come l’Aspromonte calabrese, nell’azienda di Pasqualina Tripodi è nata la prima linea di agrigioielli con noccioli d’oliva, pigne, cortecce, frutta, rami e foglie. Ma dalla terra– continua la Coldiretti – nasce anche l’innovativa produzione di fiori commestibili di Tiziana De Febbo: dalla begonia alla borragine, dalla calendula al garofano, dal geranio alla lavanda e alla salvia dei prati, fino alla più nota rosa. I fiori da mangiare – ricorda la Coldiretti – sono si possono usare non solo nelle insalate ma anche per insaporire piatti di pasta fredda o secondi a base di carne e essiccati per aromatizzare il sale.
Da uno sguardo ai consumi dei giovani nasce l’intuizione di Bernardino Nardelli che ha creato il primo ketchup contadino made in Puglia tutto naturale visto che per conservante ha l’aceto di vino e a colorare ci pensano i pomodori della sua terra, oltre a cipolla, sedano e capperi a km zero. Ma nel suo agri laboratorio Nardelli produce anche pasta di pomodoro e sughi pronti, sott’oli in extravergine d’oliva, paté, confetture e marmellate. E ancora – continua la Coldiretti – c’è che riesce a trasformare uno scarto aziendale e una spesa per lo smaltimento in un business come Paola Tortorelli che, finiti gli studi, ha deciso di ritornare alla campagna e alle sue greggi e che con l’aiuto della sorella Rosa ha diversificato l’attività aziendale trasformando la lana delle sue pecore da rifiuto speciale a bambole e bomboniere contadine completamente realizzate a mano, ma anche sciarpe e cappelli, indumenti per bambini e oggetti vari colorati con i pigmenti estratti dalle piante del territorio.
Anche Nunzia Tinelli ha deciso di affiancare alla tradizionale spremitura del suo ottimo olio extravergine qualcosa di più e ha trovato una strada innovativa nella produzione di cosmetici naturali dalle olive, dalle saponette alle creme, dai balsami agli shampoo. Gabriele Mazzarella invece – prosegue la Coldiretti – produce liquori da antiche ricette di famiglia, coniugando tradizione e innovazione utilizzando sia la pelatura delle scorze a mano lavorate in giornata sia il metodo “a caduta” che consiste nel posizionare in sospensione le scorze all’interno di un boiler sigillato contente alcool dando al prodotto finale un aroma unico. Ma c’è poi chi ha scelto di unire l’attività tradizionale a quella di agrichef mettendo alla prova una passione che va dalla terra alla tavola passando per una cucina che usa prodotti locali, ricette tradizionali e innovazione. “L’agricoltura puo’ offrire opportunità occupazionali sia a chi cerca un lavoro stabile alla guida di una azienda sia per chi vuole cogliere la possibilità di una esperienza di lavoro stagionale a contatto con la natura” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “l’allargamento dei confini tradizionali dell’attività agricola offre oggi grandi spazi per la creatività e le idee innovative, dal campo alla tavola”.