Fabbiano, bersaglio facile nella guerra tra giovani boss della mafia viestana. È scontro aperto tra i clan Raduano e Perna

Il 24enne, freddato sotto casa sua, è ritenuto “pesce piccolo” all’interno delle organizzazioni criminali locali. I capi si sono dati alla macchia dopo gli ultimi fatti di sangue

Era un pesce piccolo del clan Raduano il 24enne Antonio Fabbiano, vittima di un agguato di mafia ieri sera a Vieste. Il giovane è deceduto nella notte, a Casa Sollievo della Sofferenza, a causa dei 4 colpi d’arma da fuoco che lo hanno ferito mortalmente all’addome. Gli investigatori hanno repertato circa 20 bossoli sull’asfalto, effettuato 5 stub su altrettanti pregiudicati viestani e sentito una decina di persone. I killer, forse due, avrebbero utilizzato dei fucili. Stando ai carabinieri che indagano sull’accaduto, Fabbiano non era un criminale di spessore ma allo stesso tempo rappresentava un bersaglio facile per i rivali del clan Raduano, desiderosi di vendetta dopo l’omicidio di Giambattista Notarangelo il 6 aprile scorso. Gli uomini ai vertici dei gruppi criminali si sono dati alla macchia dopo gli ultimi fatti di sangue. Fabbiano invece, forse ignaro dei rischi, vagava tranquillamente nei pressi della propria abitazione in corso Tripoli, a pochi passi dal porto di Vieste. Per i sicari non è stato difficile avvicinarlo e freddarlo, favoriti dal buio della zona e dall’assenza di telecamere.

Come detto, i pezzi da novanta della mala viestana si sono dileguati, altri invece, come ad esempio Marco Raduano, sono ai domiciliari, in regime di sorveglianza speciale. Proprio il boss 35enne detto “faccia d’angelo”, sfuggì ad un agguato il 21 marzo scorso, mentre rincasava dopo una breve visita al suocero. Ai sicari bastarono pochi attimi per provare ad eliminarlo ma senza riuscirci. A quell’agguato seguì una sanguinosa risposta culminata nella morte di Giambattista Notarangelo, poi ieri la controreplica scaturita nell’uccisione di Fabbiano. Una guerra senza esclusione di colpi tra le nuove leve del crimine viestano. Dopo l’azzeramento della famiglia Notarangelo dovuto alle morti dello storico boss Angelo “cintaridd”, del fratello Onofrio e del cugino Giambattista, ora sono soprattutto due i capi in circolazione, da un lato Raduano, dall’altra Girolamo Perna, anche quest’ultimo sfuggito ad un agguato nel settembre 2016. Entrambi circondati da un manipolo di giovani leve del crimine, tutti o quasi pregiudicati. Tra questi il 25enne Antonio Fabbiano, noto alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio e droga ma dalla notte scorsa ufficialmente l’ottavo morto di mafia (7 omicidi e una lupara bianca) dal gennaio 2015 ad oggi. La guerra per il controllo del territorio sembra non fermarsi più.