Sono ore di indagini serrate dopo l’omicidio di Giambattista Notarangelo a Vieste. Il 46enne è stato ammazzato in una stradina in località Palude Mezzane mentre si stava recando nel proprio terreno a dar da mangiare al bestiame. L’uomo, cugino del boss Angelo “cintaridd” Notarangelo, anche quest’ultimo morto nella guerra di mafia, era appena sceso dalla sua Fiat Punto ed era a piedi al momento dell’agguato. In azione almeno due sicari che non gli hanno lasciato scampo.
I killer avrebbero utilizzato fucili e pistole. Gli investigatori hanno repertato 18 bossoli tra calibro 40 e calibro 8. La morte potrebbe essere avvenuta nella tarda mattinata di ieri ma il cadavere è stato ritrovato da un allevatore solo intorno alle 15 e 45 quando è stato dato l’allarme alla polizia.
La vittima è stata raggiunta in varie parti del corpo, soprattutto addome e gambe. Ma niente colpo di grazia alla testa. Notarangelo ha anche provato una breve fuga ma è caduto al suolo dopo pochi metri. Gli assassini sarebbero poi fuggiti a bordo di una moto.
Nelle ore subito successive all’agguato mafioso, polizia e carabinieri che indagano congiuntamente sull’omicidio, hanno effettuato 5 stub su altrettanti pregiudicati di Vieste per scoprire se abbiano utilizzato armi di recente. Occhi puntati sul gruppo degli “scissionisti” guidato da Marco Raduano detto “faccia d’angelo” ma anche sullo stesso clan Notarangelo, ormai quasi azzerato nella scia di sangue che si sta consumando nella “capitale del Gargano” da gennaio 2015 ad oggi.
Non si esclude che l’agguato di ieri possa rappresentare una risposta al tentato omicidio di Marco Raduano, scampato per miracolo alla morte il 21 marzo scorso. Un’altra pista, invece, porta a pensare ad un regolamento di conti interno ai Notarangelo.