“Se non vi vedo per le vie il 21 marzo vi vengo a beccare, è importante dire da che parte si sta, ma voi oggi vi siete conquistati un posto in Paradiso”. Con queste parole don Luigi Ciotti ha concluso il lungo Consiglio camerale in Cciaa a Foggia allargato alle forze dell’ordine e alle istituzioni ed aperto alla cittadinanza e alla stampa. Presente anche gran parte della nuova pattuglia pentastellata al Parlamento capitanata dal senatore Marco Pellegrini, che da promotore del comitato Appelliamoci ha una profonda conoscenza documentale, sui numeri e sui casi specifici, del tema “legalità e contrasto alle mafie”.
Nel corso dell’assemblea convocata dal presidente Fabio Porreca in vista dell’appuntamento della Giornata nazionale della memoria delle vittime di mafia e dell’impegno sono emersi molti punti caldi. Accanto a chi come il presidente di Confindustria Gianni Rotice ha rimarcato la lentezza nell’erogazione dei finanziamenti pubblici in cassa e non spesi o come il numero uno di Coldiretti Giuseppe De Filippo che ha ricordato la piaga del caporalato e dei furti nelle campagne, ci sono stati imprenditori e rappresentanti delle forze produttive che hanno denunciato la forte penetrazione criminale nel tessuto economico e provinciale. “Essere protagonisti di un mercato pulito”, come ha sottolineato Antonio Trombetta della Cna, non è semplice di fronte ad una criminalità pervasiva. “Più sviluppo non comporta sempre meno criminalità”, ha evidenziato l’artigiano, la cui associazione ha preparato un manifesto da affiggere nei diversi negozi della città durante il corteo. Non sono mancati i toni polemici come quelli della consigliera Maria Cassitti, la quale ha ricordato il nesso tra mafia, politica ed una certa edilizia. “La mafia è difficilissima da debellare perché nasce da giacca e cravatta, la mafia è ovunque”, è stata la sua sentenza. Onofrio Giuliano, ex numero uno di Confagricoltura, al centro più volte dell’attenzione della criminalità organizzata cerignolana, ha puntato ad “un percorso di crescita culturale della legalità”.
È stato però il presidente di Confesercenti Michele Ferrara a lanciare il grido di allarme più doloroso. “La base si aspetta sicurezza, la nostra è una terra fatta al 70% da piccole e medie imprese, dobbiamo riacquisire fiducia nelle istituzioni, il piccolo imprenditore arriva sfiancato a molti appuntamenti, soprattutto se è alla ricerca di credito: il 90% degli impieghi in Capitanata in massa finanziaria va alle grandi imprese. Ecco perché uno dei business più importanti della criminalità è l’usura, si tratta di gente che cammina sui marciapiedi. Foggia e provincia sono in mano all’usura, noi ci sentiamo seduti con le gambe spezzate. Vorrei che i rappresentanti dello Stato facessero un sforzo maggiore, anche se so che stanno già facendo molto: occupatevi di noi, uscite fuori dai ranghi, cercate di dialogare con noi imprenditori”, è stato il suo appello al Questore, Prefetto, Procuratore della Repubblica, Comandante dei Carabinieri e GdF.
La sofferenza diffusa e larga del territorio è confermata a l’Immediato anche dal presidente della Fondazione Buon Samaritano Pippo Cavaliere, il quale dà riprova che in questi anni è molto aumentato il fenomeno della penetrazione usuraia nei gangli produttivi. “C’è una duplice motivazione da parte della criminalità ad utilizzare l’usura- spiega- da un lato essa favorisce il riciclaggio con l’uso di fondi criminosi col prestito ad usura. Dall’altro in questo modo le organizzazioni si immettono nell’economia legale. La tattica è sempre quella: quando la vittima non ce la fa più a pagare, l’usuraio subentra nell’attività economica e la società pulita rientra così nel dominio della criminalità. Il fenomeno negli ultimi anni è aumentato, come dimostrano gli ultimi casi e gli ultimi arresti, di cui noi eravamo a conoscenza. Quelli che denunciano purtroppo sono ancora pochi, arrivano da noi tante segnalazioni, ma solo in pochi casi riusciamo a convincerli alla denuncia. Le operazioni da parte dello Stato sono incrementate sia nel settore delle estorsioni sia in quello dell’usura, questo è segno di una maggiore disponibilità a collaborare, ma è ancora poca roba”, confida l’ingegnere.
A tal proposito, anche lo sportello Legalità della Camera di Commercio ha riscontrato pochissime denunce, motivo per il quale il progetto finanziato da UnionCamere è stato sospeso.
Il territorio può vantare però anche di forti asset positivi, enunciati dal prefetto Massimo Mariani, esperto di infiltrazioni negli Enti locali, istituzioni completamente sottratte al controllo preventivo degli atti burocratici e delle deliberazioni. Punto primo: il massiccio afflusso di rinforzi, dai cacciatori al reparto prevenzione anticrimine, non è temporaneo. Punto secondo: ci sono state tantissime operazioni, anche rispetto ai furti nei campi: tonnellate di refurtiva e prodotti agricoli sono stati sequestrati. Punto terzo: grande è l’attenzione al Quartiere Ferrovia di Foggia dove quasi quotidianamente le forze di polizia mettono a segno un colpo. Punto quarto, fondamentale: dall’inizio del suo insediamento Mariani ha firmato già 17 informazioni interdittive antimafia e altre ne varerà, togliendo dall’economia legale le imprese collegate alla mafia. “Collaborate, è nell’interesse di tutti eliminare le infiltrazioni mafiose dal tessuto economico legale. Le denunce non si raccolgono dagli alberi né lo Stato può essere un grande fratello, dalla vostra avete la riservatezza, la tutela e le provvidenze economiche”, è stata la sua analisi.
Il procuratore Ludovico Vaccaro da parte sua ha ricordato la scarsità dei suoi organici. Mancano 5 posti da sostituto procuratore, a seguito dell’accorpamento dei tribunali, per assenza di aule non si possono celebrare le udienze, tanto che si è giunti a dover adeguare due aule nei sottoscale della Corte d’Assise. “La criminalità fiuta i settori ricchi e penetra soprattutto nel turismo e nell’agricoltura. Bisogna denunciare le situazioni di sfruttamento nei campi, dobbiamo promuovere una rete di imprese etiche e legati. Il controllo del territorio si fa con la videosorveglianza. La nostra provincia ha forte bisogno di interventi nella videosorveglianza, la risposta deve essere corale”, è stato il suo commento. Ha annunciato i segmenti su cui si impronterà la riorganizzazione della sua squadra: sta rinforzando il pool numero 1 dedicato alla criminalità organizzata e ai reati spia che collabora con la Dia di Bari e ha mantenuto inalterata la forza lavoro del pool caporalato, ma i pm sono insufficienti, servirebbero almeno altri due uomini.
Sociale ed economica infine la sua conclusione, con la consapevolezza che alla sua scommessa di cambiamento quando decise di ritornare a Foggia corrisponde una percezione di speranza da parte degli attori economici : “Ci siamo messi a disposizione, fino a tardi di sera siamo pronti a ricevere denunce. Ma occorre creare lavoro. Se non c’è lavoro la criminalità avrà sempre manovalanza su cui contare”.
Ha fornito dei numeri anche il Questore: ben 450 gli arresti dal 1 gennaio del 2018, di cui la maggior parte con inseguimenti rocamboleschi. “Non passa un giorno in cui io non rilevo il coraggio delle mie donne e dei miei uomini, la squadra Stato c’è”.
Insomma, il 21 marzo non possono sfilare “perniciose illusioni”, ha concluso don Ciotti richiamando le parole di Paolo Borsellino, impegnato in una dimensione educativa totale nelle scuole e all’Unifg. Massoneria deviata, deficit del welfare, sfiducia, apatia, rassegnazione. Sono questi i “demoni” da abbattere. “Ho visto una marea di ragazzi assetati di punti di riferimento, tocca alla società investire. Il cambiamento deve partire dal basso, ma soprattutto da dentro”.