
Sei ospiti del Don Uva di Foggia sono stati contagiati dalla scabbia. Il modulo C, al terzo piano della struttura di via Lucera, è stato isolato per le procedure di profilassi. Del caso, è stata allertata l’Asl. Universo Salute, la società che gestisce le cliniche, fa sapere di non essere preoccupata del caso.
“La situazione è estremamente circoscritta e sotto controllo – spiegano -, ma il fatto in sé non è certo un fatto allarmante. La scabbia guarisce più velocemente e facilmente di un banale raffreddore: basta un trattamento di tre giorni con una pomata, il benzoato di benzile al 20 %”.
A causare la scabbia è un acaro, un semplice acaro come quelli della polvere presenti in ogni casa. Basta un contatto prolungato di circa 15/20 minuti, con un individuo infettato perché l’acaro possa raggiungere la nostra pelle e provocarci prurito. La scabbia è una delle tre malattie della pelle più comuni dei bambini e non è una malattia difficile, pericolosa o preoccupante. Si stima che dall’1 al 10% della popolazione mondiale sia stato contagiato e sia guarito da questa infezione. La scabbia trasmette con frequenza nella scuole, negli asili, nelle caserme, negli ospedali e in generale in quei luoghi in cui le persone sono a contatto per più ore al giorno.
“Nel caso specifico – replicano -, per evitare eventuali contagi, Universo Salute ha immediatamente allertato l’Asl e attivato il protocollo che prevede due cicli di trattamento farmacologico con applicazione locale, il trattamento di pazienti contigui, l’isolamento delle persone contagiate, il cambio dei materassi, il continuo cambio delle lenzuola, l’uso di materiale usa e getta, l’adozione di guanti, mascherine e divise monouso per i dipendenti e un potenziamento delle misure di igiene. Essendo state sottoposte a contagio 6 persone non a contatto diretto tra di loro – concludono -, la verosimile infezione potrebbe essere stata portata all’interno dall’esterno da una delle badanti che prima del nostro ingresso e del loro immediato allontanamento, si occupavano privatamente dell’igiene di più pazienti”.