“Una cosa occasionale”, un “incontro casuale”, ma sta facendo chiacchierare molti azzurri pugliesi. Ieri il parlamentare barese, Massimo Cassano tornato nel partito di Silvio Berlusconi, dopo la parentesi da Sottosegretario con l’Ncd di Angelino Alfano, ha pubblicato sui suoi profili una foto con gli amici foggiani, Franco Landella e Sergio Clemente, e si è subito scatenata la vox populi, secondo cui Clemente insieme al sindaco foggiano starebbe lavorando alla creazione di una corrente democristiana dentro Forza Italia. Con l’appoggio di Clemente ad una ipotetica candidatura in Parlamento della campionessa di consensi Michaela Di Donna. A testimoniare tale “vicinanza”, alcuni inseriscono anche più di un passaggio consiliare del piddino “ripudiato” e osteggiato da Raffaele Piemontese, che ha fatto più di una assenza strategica a Palazzo di Città, favorendo così il centrodestra.
Clemente, interpellato da l’Immediato, però, si schernisce. “No, dai, ci siamo ritrovati per caso, siamo tutti e tre democristiani e orgogliosi della nostra storia, ma abbiamo fatto scelte diverse. A differenza di altri, noi democristiani tendiamo ad aggregare e a coinvolgere, a dare un respiro diverso alla nostra azione politica, che non è incentrata sull’odio. Apprezzo la sensibilità di Cassano, Sottosegretario col centrosinistra, di famiglia storicamente democristiana, lui è il genero di De Gennaro. È una persona molto attenta al territorio, gira tanto, abbiamo fatto molte cose insieme, ho un bellissimo rapporto con lui e mantengo un rapporto di stima e di amicizia”. È vero che supporterà Di Donna? La risposta è ironica. “Credo che sia arrivato il momento che qualcuno faccia il supporter a Sergio Clemente, che ha dimostrato di avere consenso e di aver esercitato un ruolo nella sua carriera politica. Non nego che ci sono state offerte di candidature, sto valutando. Il Pd ha esaurito la sua funzione storica, era nato per unire due culture, che oggi sono nuovamente divise. Anche sui collegi si va separati, a perdere. Si ricrea la sinistra con Liberi e Uguali, che era stata superata dal Pd, oggi la nostra cultura è nella quarta e quinta gamba, il Pd ormai non esiste più”.
Il partito che era nato per mettere insieme due storie si è dissolto. L’amalgama a freddo non ha funzionato. “Siamo ritornati alla Margherita e ai Ds, a livello nazionale il Pd è rappresentato da tutti ex Margherita, è venuta meno l’aggregazione dei due diversi mondi. Io insieme ad altri sento l’esigenza di ricollocarmi politicamente, per me e per tanti altri amici, che abbiamo una storia che difendiamo con orgoglio, è un momento difficile: ci sentiamo ancora popolari. Nel Pd locale se tu guardi i livelli istituzionali sono tutti di sinistra, una parte ha prevalso. Non era questo lo spirito, il Pd era un movimento politico che nasceva per far convivere due mondi diversi”. Come osserva, le proposte gli sono arrivate da più parti. “Non decide il territorio, le candidature sono fatte per la fedeltà al leader non perché rappresenti qualcosa o qualcuno. Io mi auguravo e speravo in un sistema elettorale che premiasse il territorio, ma con questa legge non è cambiato nulla, saranno comunque nominati, gli eletti risponderanno a chi li ha messi in lista. Anche i collegi uninominali, Foggia-Gargano che per il centrodestra di fascia A, saranno collegi blindati da Roma. Oggi vedo più spazi nell’area moderata e di centro, è necessario rimettere insieme le culture cattoliche, che hanno dato forza alla Dc e ai popolari e possono svolgere ancora una funzione per il Paese. Il Pd a Roma non è più il Pd. Abbiamo Gentiloni e Mattarella, sarà sempre più un partito di centro, mentre Liberi e Uguali sono convinto che avrà risultati molto alti, c’è un richiamo alla sinistra, anche condivisibile. Con la divisione, stiamo consegnando il Paese al centrodestra, prenderemo qualche parlamentare solo nel proporzionale”.