
I messaggi WhatsApp e gli articoli web degli ultimi giorni hanno molto scosso e deluso il nuovo direttore della Caritas della Diocesi Foggia-Bovino, don Rocco Scotellaro, insediatosi lo scorso 11 luglio dopo la sostituzione di don Francesco Catalano, oggi parroco della parrocchia San Pio X. Dopo aver ospitato alcune posizioni contrarie alla nuova gestione, l’Immediato è andato a trovare don Rocco in Caritas in Via Campanile, mentre l’Arcivescovo Vincenzo Pelvi salutava il nuovo procuratore della Repubblica Ludovico Vaccaro.
Il sacerdote non ama i protagonismi e non ha accettato interviste né ha voluto che si prendessero degli appunti sul taccuino, con suoi virgolettati. Ma possiamo ugualmente rappresentare l’idea che la Curia, don Rocco e gli altri volontari, tra cui la signora Assunta, hanno della vicenda.
Anzitutto a loro parere, i messaggi sono una strumentalizzazione creata ad hoc da alcuni soggetti ben individuabili. Quanto alle persone menzionate nei messaggi virali, da noi intervistate, non sarebbero dei poveri disagiati, respinti dalla Caritas, ma cittadini che per lungo tempo hanno avuto più di un aiuto economico. In alcuni casi si tratterebbe di persone già assistite da altri servizi welfare e che comunque potrebbero lavorare o almeno tentare di farlo.
“La Caritas non è un’azienda”, è stato più volte il commento di don Rocco, che sta sbrogliando ancora le carte e sta cercando di capire come dipanare le diverse criticità. La casa Monsignor Farina è un progetto che nasceva per dare alloggio a padri separati per un periodo temporaneo, non superiore ai 6 mesi, ma invece sembra che i padri, senza nessuna intenzione di lavorare per evitare di pagare gli alimenti, si siano “piazzati” nell’appartamento, accampando scuse. Il progetto, benché meritevole, scade il 31 dicembre 2017. E al momento non ci sono nuovi fondi per andare avanti.
Diversa anche la versione sul progetto Presidio, sorto su sollecitazione della Prefettura, che aveva bisogno di alloggiare 24 migranti, per toglierli momentaneamente dal Cara. Furono utilizzati gli spazi del centro di Via Napoli, affidato alla comunità Magnificat. Per allestire i locali e realizzare due bagni sono stati spesi 15mila euro, che ancora non vengono corrisposti alla Caritas dentro l’alveo dell’accoglienza e dell’emergenza migranti.
Quel progetto è terminato, perché tutti i migranti sono stati nuovamente trasferiti dalla Prefettura. Non c’è stata la volontà di chiuderlo, secondo l’attuale gestione. Quanto ai rosari del progetto destinato alle ragazze madri per evitare che abortissero, i locali della Caritas sarebbero pieni di materiale non ancora smaltito. Perché si vuole creare in don Rocco un capro espiatorio? “Facciamo anche cose buone, ognuno deve rispondere dinanzi a Dio”, è il suo saluto.