Caritas Foggia, malumori per nuova gestione. Tam tam di messaggi: poveri respinti?

Continua il tam tam della comunità laicale, in ansia per la nuova gestione della Caritas a Foggia targata don Rocco Scotellaro. Nelle ultime ore sta circolando sulle messaggerie WhatsApp una nuova nota allarmata. Si parla di persone disagiate che in passato hanno ricevuto supporto ma che ora starebbero riscontrando difficoltà. Il signor L.V. malato di una forma grave di diabete, in forte stato di indigenza – stando al contenuto di un messaggio -, si sarebbe visto respingere una richiesta di aiuto per pagare una bolletta Enel a luglio. “Ha dovuto farsi conservare l’insulina nel frigo di una farmacia compiacente, ha vissuto senza corrente né assistenza”. “La signora M.P. – invece – gravemente malata e invalida con una pensione minima di circa 260 euro mensili si è vista offrire un buono pasto settimanale di 20 euro a fronte dei 50 che era abituata a ricevere. Non riesce neppure a provvedere a se stessa e vive in una casa diroccata”. Poi c’è il signor P.C. malato, senza famiglia e reddito insufficiente, fino ad ora ospitato nella casa famiglia Monsignor Farina, che sarebbe stato sfrattato. “Dormirà in strada se non si trova una soluzione”. Il messaggio termina con una serie di domande: “Molti altri casi simili sarebbero da raccontare. Possibile che non esista un briciolo di pietà per queste persone, sig. Vescovo? Possibile non esista un briciolo di risorsa economica per far fronte a questi casi? Nessun buco di bilancio, anche vi fosse, e non vi è, giustifica questi comportamenti vergognosi per una Chiesa che riceve per ridistribuire ai bisognosi. Il popolo di Foggia dovrebbe rifiutarsi in blocco di dare il contributo 8 x mille a una simile Chiesa Cattolica. Questa Chiesa, questa Curia, Questa Caritas non è quella di Papa Francesco e non la accettiamo”.

Noi de l’Immediato abbiamo cercato di contattare alcune delle persone menzionate, delle quali per riservatezza non diffondiamo l’identità. Il signor L.V. ci ha confermato quanto scritto nel messaggio. “È tutto vero, ho portato una bolletta del gas da 33 euro e un’altra della luce da 59 euro, non posso pagarle. Gliel’ho portate quando c’era ancora don Francesco, poi è successo che c’era il periodo festivo e questa bolletta è andata avanti”. Sono trascorsi i tre mesi e l’Enel ha prima ridotto l’intensità e poi ha staccato l’erogazione dell’energia elettrica. L’uomo è molto dignitoso. “Non voglio dipendere da loro, io voglio lavorare, faccio assistenza agli anziani, ho fatto molto volontariato. Mi hanno chiuso il telefono in faccia. Le autorità ci escludono, ai Servizi Sociali non è semplice avere aiuto, mi ha sempre aiutato don Francesco. Io ricambiavo con servizi di volontariato. Alla Caritas ora mi hanno detto che dovrei sentirmi con la mia parrocchia. Di tutto questo non ne faccio un dramma, ci sono casi peggiori dei miei, io vivo comunque in una casa popolare. Non mi interessa, non ho fatto polemiche”.

Il cittadino foggiano dice non voler più andare alla Caritas, cercherà altrove. Si farà aiutare da altri. D’altronde, già oggi delle altre persone caritatevoli gli hanno dato una mano per il nuovo contratto Enel.

“Il papa predica bene e i preti razzolano male, la chiesa è stata fatta per il povero, ma mi pare ci sia distinzione. Non voglio elemosinare niente”, conclude. Anche la signora 67enne con un tumore maligno è molto avvilita per il trattamento ricevuto. “Non mi danno più niente, perché in Caritas mi è stato detto che non funziona più così. Pare che don Francesco abbia dato troppo, invece io posso dire che è un santo. Ho 67 anni e ho lavorato per tutta la mia vita, ho cominciato a rivolgermi alla Caritas, solo dopo che ho scoperto di essere malata di cancro, non ho ancora finito la chemio, faccio ancora le visite, non posso lavorare. Prendo 282 euro di pensione di invalidità, non mi sono mai rivolta alla Caritas per sfruttare qualcuno o la Chiesa. Non esiste proprio, sono 4 mesi che mi sono rivolta al Vescovo e mi è stata negata ogni possibilità di parlargli. Dopo 4 mesi di colloqui con il centro di ascolto, mi hanno dato solo 20 euro, con la restituzione dello scontrino della spesa. Non ho potuto spendere più di 1 euro delle 20 euro e se ancora avevo bisogno di qualche altro soldo, devo passare di nuovo dalla routine del centro di ascolto. Devi fare la domanda, mi hanno detto. Don Francesco oggi lo accusano perché ha dato troppo, ma io credo si sia mantenuto nei limiti, agiva con tutto il cuore, ti ascoltava. Ciò che ha costruito in 20 anni lo hanno distrutto in 4 mesi, mi viene l’affanno solo a pensarci”. La signora non è mai andata al Comune, perché le bastava quel poco che le dava la Caritas. “Sono una cuoca, ho sempre lavorato, vivo con mio figlio, che non lavora tutti i giorni. Lavora tre mesi all’anno, è un bracciante, ma è un uomo, si deve pure mantenere. Non chiedevo chissà cosa, solo quel poco per fare la spesa, compravo la bombola, pagavo la luce. Era un aiuto piccolo. Mi piacerebbe spiegare la situazione della Caritas al Vescovo. Con la mia malattia, in questo fine settimana, sono ritornata al ristorante, ho lavorato fino alle 2 di notte”. La donna si chiede perché non possa essere ricevuta dal nuovo direttore.

“Don Francesco, anche se lui non poteva offrire molto, però almeno ti ascoltava, solo che ti parlava ti confortava. Chi è don Rocco? È mica un santo che non gli si può parlare? Chiudono le telefonate, non mi hanno fatto passare. Non pretendo nulla, io non voglio vivere sulla Caritas, ma il comportamento non è umano. Per poco non mi hanno messo alla porta. Hanno distrutto tutto, 20 anni di lavoro”.

Intanto più di un laico dalle parrocchie ha lanciato l’idea di una sottoscrizione pubblica. 100 volontari potrebbero impegnarsi a versare 10 euro mensili da affidare a don Francesco affinché possa continuare ad aiutare queste e altre persone. Chi ci sta? È questo l’interrogativo che alcuni pongono attraverso la nostra testata.