La III commissione presieduta da Pino Romano ha espresso parere favorevole a maggioranza alla deliberazione della Giunta regionale n 1095 del 4.07.2017 “Modifica e integrazione del regolamento reg.le n.7/2015 e delle leggi di stabilità 2016-2017. Approvazione pre-intese con le Case di Cura private accreditate”. Si tratta di uno degli adempimenti previsti dal Piano di riordino ospedaliero recentemente approvato dalla Giunta regionale e prevede la rimodulazione dei posti letto delle strutture in questione con particolare riferimento alle discipline eccedenti, cui farà seguito entro la fine del prossimo ottobre un analogo provvedimento che riguarderà i posti letto degli ospedali gestiti da enti ecclesiastici (“Panico”, “Miulli” e “Casa Sollievo della Sofferenza”).
La decisione della III commissione ha registrato 5 voti favorevoli e 6 astensioni delle opposizioni. In precedenza il direttore generale del Dipartimento Salute Giancarlo Ruscitti ha fatto presente che la rivisitazione del rapporto con il privato accreditato (al quale è stata applicata una riduzione del budget del 2% rispetto al 2015) è finalizzata ad aumentare la complessità della casistica dei casi trattati, puntando anche a diminuire il numero dei ricoveri.
L’attuazione del riordino ospedaliero deve avvenire nella misura dell’80% entro il 2017 e per il restante 20% entro il 2018, in linea con le indicazioni del D.M. 70/2015 e della tempistica fissata dal Piano operativo 2016-2018.
A seguire la commissione ha integrato la composizione del Consiglio sanitario regionale (di cui si era occupata nella seduta precedente) con i rappresentanti del sistema socio sanitario privato.
Critiche arrivano da Sinistra Italiana. “Abbiamo votato contro perché nella delibera non è prevista nessuna riduzione del budget e dei posti letto per le case di cura private – commenta Mino Borracino -. Dunque tutti i dubbi, che avevano espresso nel voto contrario al Piano di riordino ospedaliero secondo il quale si pestava pesantemente il Sistema Sanitario pubblico a tutto vantaggio di quello privato, sono confermati. Al pubblico è stato chiesto il sacrificio della chiusura di otto ospedali, la chiusura molti reparti e l’eliminazione di molti posti letto. Il privato invece resta tutto invariato, se non una rimodulazione tra varie tipologie e tra varie specialità: i posti letto restano uguali, il budget resta uguale se non una riduzione tecnica del 2 % prevista dal Ministero. Insomma tutto va bene per il privato. Ricordo che il Piano di riordino di Vendola e di Tommaso Fiore aveva si falcidiato degli ospedali pubblici ma aveva anche chiesto un eguale sacrificio al Sistema privato, riducendo di 300 posti letto al privato accreditato e 150 posti letto agli ecclesiastici, questa volta con questa delibera non si tocca assolutamente nulla. Per questo motivo c’è stata la nostra astensione, con un giudizio fortemente negativo su questa delibera delle preintesa per le Case di Cura private accreditate”.
Sì è astenuto, invece, dal M5S. “Ci siamo astenuti durante la votazione perché la delibera prevede una riduzione del 2% del budget di spesa per le Case di Cura private accreditate a fronte di una rimodulazione a numero di posti letto invariati – dichiarano Mario Conca e Marco Galante -. Tuttavia permangono le criticità relative alla distribuzione dei reparti tra pubblico e privato che dovrebbe essere più omogenea, considerato che nel primo si tagliano e nel secondo si concentrano le specialità a più alto DRG”. “La sensazione è che la rimodulazione preveda un maggior numero di posti letto nei reparti più remunerativi finendo per favorire il privato. È il caso ad esempio – spiegano i pentastellati – delle emodinamiche nel Nord e Sud barese. Una è prevista nel futuro ospedale di Monopoli-Fasano che se tutto va bene sarà pronto tra dieci anni mentre assolutamente nulla è previsto nell’ospedale della Murgia, l’ospedale più nuovo di Puglia, con una sala già predisposta di monitor, un agiografo a tetto già installato e un’utenza di 200 mila persone. Nella Asl di Bari invece sono previsti tre centri pubblici su otto, dal momento che sembra si sia riusciti a salvare l’emodinamica del Di Venere a rischio chiusura. E nel frattempo in Puglia si continuerà a morire a causa della iniqua distribuzione delle coronografie interventistiche. Ci sembra inoltre il caso di rivedere l’esperienza del Pronto Soccorso della Mater Dei per cui sono stati sperperati 7 milioni di euro, a un anno dalla sua attivazione, visto che con lo stesso impegno di spesa si potrebbe dotare la Puglia di tre basi elicotteristiche HEMS. Nel merito riconosciamo che sia stata fatta una rimodulazione che produrrà risparmi a fronte dello stesso numero di posti letto privati – concludono Conca e Galante – ma non sappiamo se riuscirà a far fronte a quel fabbisogno di salute causa di una mobilità passiva che oggi costa alle casse della regione 240 milioni di euro annui”.