“Vi ricordate i ‘Patti per il Sud’ firmati dal Governo e dalle varie Regioni per le città? Beh, non c’è neanche un euro disponibile”. La frase pronunciata dal governatore Michele Emiliano, dopo l’incontro a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, ha scatenato il putiferio. “Di quelle somme dovremmo fare immediato utilizzo perché – ha proseguito Emiliano – se non cantierizziamo le opere entro il 2019, perderemo tutti i fondi. Il meccanismo prevede la posposizione di 35 miliardi di euro su 46 a dopo il 2020, quindi matematicamente noi non riusciremmo a cantierizzare le opere e il governo tornerà in possesso di quel danaro che nel frattempo non possiamo spendere per l’unica manovra macroeconomica possibile e cioè gli investimenti per tirare su il ciclo economico. Lo abbiamo precisato e il Presidente del Consiglio mi ha detto che per verificare se questa cosa effettivamente è vera dobbiamo rinviare alla “cabina di regia”. Nella realtà è la legge di bilancio che ha previsto questa posposizione e dunque quello che avevamo detto in passato, e cioè che i “patti per il Sud” erano solo purtroppo una apparenza, è rimasto confermato dalla riunione di oggi e questo ovviamente mi preoccupa moltissimo”.
La legge di Bilancio 2017 è chiara: il Fondo Sviluppo e Coesione (FSC), ha una dotazione di 46,6 miliardi per il ciclo 2014-2020. Secondo la Legge di Stabilità 2014 del Governo Letta l’80% dell’FSC deve essere investito al Sud. Quando il Cipe delibera la spesa per le infrastrutture, delibera sull’FSC. Come evidenziato nella tabella 1 dedotta da una scheda del Servizio Studi della Camera dei Deputati, l’allocazione di quei 46,6 miliardi è la seguente: 3,4 miliardi nel 2017, 3,9 miliardi nel 2018, 4 miliardi nel 2019 , 35,1 miliardi nel 2020 e anni seguenti. In termini di cassa le autorizzazioni di spesa sono pari a 2,6 miliardi per il 2017, a 3,5 miliardi per il 2018 e a 3,8 miliardi per il 2019.
La replica del ministro per il Mezzogiorno Claudio De Vincenti è arrivata dopo qualche ora: “Le risorse del Fondo sviluppo e coesione sono già pienamente disponibili e utilizzabili, da subito. Peccato che la Regione Puglia non abbia ancora provveduto a presentare i progetti in modo da ricevere il primo 10 per cento di anticipazione di cassa, come invece stanno facendo le altre Regioni. Spiace per i cittadini pugliesi che si ritrovano un presidente incapace di utilizzare i fondi messi a disposizione dallo Stato e che quindi li danneggia”.
“I documenti ufficiali della Camera dei Deputati (ovvero il bilancio integrato per il 2017) confermano quanto da me sostenuto: la disponibilità di cassa dei Fondi FSC per il periodo 2017-2019 (pari a circa 9,9 mld di euro sugli oltre 35 mld già programmati) è assolutamente insufficiente a consentire l’aggiudicazione di tutte le opere previste entro dicembre 2019 – ha incalzato il candidato alle primarie del Pd -. Sarei felice di ricevere rassicurazioni sul fatto che la mancata aggiudicazione non comporterà la revoca delle risorse. Purtroppo non è cosi. L’esiguità delle risorse materialmente a disposizione delle amministrazioni pubbliche rende impossibile la pubblicazione delle gare in tempi utili ad evitare la revoca dei finanziamenti. E’ questo un dato incontrovertibile che fino ad oggi nessuno ha messo in discussione. Mi auguro che il Presidente del Consiglio intervenga al più presto per chiarire la situazione. Occorre mettere in condizione le Città metropolitane, le Regioni ed i Ministeri competenti di poter realizzare concretamente tutti gli interventi previsti dall’FSC senza essere costretti ad anticipare quote finanziarie consistenti o peggio ancora a ricorrere all’indebitamento bancario. Per quanto invece addebitato dal Ministro direttamente alla Regione Puglia, la richiesta della prima quota di anticipazione (nella misura del 10%) non risulta in alcun modo legata all’avanzamento dei progetti, essendo una facoltà che le Amministrazioni pubbliche sottoscrittrici possono riservarsi di utilizzare in qualsiasi momento. La Puglia, nell’assoluta indeterminatezza della disponibilità delle risorse FSC, si sta attrezzando per comprendere sino a che punto l’utilizzo della propria cospicua cassa, possa sopperire alla drammatica carenza di fondi. Le polemiche preferisco lasciarle ad altri. Io ho il dovere di preoccuparmi di come la mia regione e le altre amministrazioni meridionali potranno concretamente utilizzare fondi importantissimi per il futuro delle nostre comunità”.
Per la provincia di Foggia, la questione era già stata anticipata dal presidente di Confindustria, Gianni Rotice, il quale tuttavia non vuole entrare nella bagarre politica: “Al di là delle dichiarazioni di questi giorni, siamo consapevoli del fatto che bisogna sbloccare gli oltre 600 milioni di euro fermi al palo da troppo tempo – spiega a l’Immediato il numero uno di via Valentini Vista Franco -. Dobbiamo dar corso alle progettualità che abbiamo già pronte e che dovrebbero partire nel più breve tempo possibile. Siamo disponibili ad un confronto aperto sul tema – conclude -, perché il nostro lavoro di concertazione è terminato e le priorità infrastrutturali sono state già definite. Adesso mancano solo le risorse”.