“Assistiamo con attenzione e preoccupazione a quanto sta accadendo nella provincia di Foggia ed in particolare a San Severo”. Questo il commento direttamente da Libera contro le mafie locale sulle ultime vicende di cronaca. “L’acuirsi della violenza e dell’arroganza criminale, tanto spavalda da poter pensare di minacciare direttamente le forze dell’ordine, è il segnale chiaro di una problematica divenuta ormai prioritaria. A questo si è aggiunta la complessa situazione determinata dallo sgombero del ghetto cosiddetto di Rignano Garganico, sito in realtà in una zona molto vicina a San Severo. Prima di fare qualunque considerazione sul ghetto, riteniamo sia fondamentale ricordare le vite spezzate di Mamadou Konate e Nouhou Doumbia, fuggiti dal Mali ed uccisi da un incendio divampato nel ghetto pochi giorni fa. Per loro esprimiamo profondo e sincero cordoglio”.
“Questo ennesimo grave episodio – continuano da Libera -, unito alla situazione critica tuttora presente sul territorio, rende evidente come lo sgombero del Gran Ghetto, inevitabile a seguito delle disposizioni della Dda di Bari, necessita di una riflessione importante che influenzi le azioni che saranno messe in campo da qui in avanti. Aver lasciato, infatti, che la situazione si trascinasse per un ventennio ha favorito la creazione di un sistema funzionale e di fatto oggi incontrollabile all’interno della baraccopoli, con forti infiltrazioni della criminalità organizzata locale che hanno attirato, appunto, l’intervento della Dda. Questa è una colpa che ricade su tutti i livelli della società, per anni silente osservatrice di una vergogna che solo l’attenzione mediatica, spesso esterna ai confini nazionali, ha portato al centro del dibattito pubblico. Le istituzioni sono state chiamate oggi ad intervenire a causa di una situazione complicata che non poteva in alcun modo continuare a sussistere, perché priva delle minime condizioni di dignità umana, specie quando, come sarebbe accaduto tra pochissimi giorni, quell’area si sarebbe riempita di migliaia di altri lavoratori attirati dalla stagionale raccolta del pomodoro. Sono necessarie, però, ora più che mai, risposte concrete e chiare ai problemi che da sempre sono alla base di tutto il sistema: le questioni del lavoro nero e del caporalato.
Una prima linea è stata tracciata dal “Protocollo contro il caporalato e lo sfruttamento del lavoro in agricoltura”, di cui anche Libera è firmataria, e dalle nuove disposizioni normative in materia, ma tanto è ancora il lavoro da fare. Solo attraverso un programma chiaro, condiviso e trasparente sui sistemi di accoglienza e di contrasto a tali fenomeni è possibile provare ad arginare un problema che è tuttora presente in molti altri ghetti, in Puglia come altrove. Solo questo garantirà indipendenza ai lavoratori e dignità ai produttori agricoli onesti”.