Tutti noti alle forze dell’ordine e particolarmente violenti. Manette ai polsi per Rodolfo Bruno, classe ’79, Antonio Salvatore, classe ’91, Alessandro Aprile, classe ’84, Cristian Malavolta, classe ’76 e Luigi Di Gennaro, classe ’61, titolare di un’azienda di smaltimento rifiuti ad Ascoli Piceno. I primi tre foggiani, tutti in carcere, gli ultimi due, nati rispettivamente a Oggiono e a Torremaggiore, ai domiciliari. Una sesta persona, sempre foggiana, risulta irreperibile. Questi soggetti sono accusati di aver costituito un’organizzazione criminale nel tentativo di estorcere denaro ai danni dei titolari di un autoparco. Il 5 settembre scorso alcuni di loro esplosero colpi di pistola in via Bari, nella zona dell’International a Foggia. Colpi calibro 7,65 contro l’attività di Vincenzo D’Angelo, uno degli uomini coinvolti dall’operazione “Double Key” nel febbraio 2015, quella sul colpo, fallito, al Banco di Napoli. In quell’occasione venne ammazzato un pastore tedesco, cane posto a guardia dell’autoparco. Dalle indagini è emerso che Malavolta, Di Gennaro e altri tre soggetti tra i quali il foggiano irreperibile, il 3 settembre si erano recati presso l’autoparco intimando ai titolari il versamento indebito di 80mila euro sulla base di un presunto credito vantato dal padre di Malavolta (ormai deceduto) e vecchio socio in affari di D’Angelo. All’incontro, minacciarono di morte l’uomo mimando con le mani un gesto piuttosto eloquente relativo a un imminente pericolo di vita per la vittima della tentata estorsione.
Dopo circa un’ora, viste le resistenze di D’Angelo, i malviventi tornarono alla carica. E stavolta presso l’autoparco si presentarono personaggi di spessore della mafia foggiana come Antonio Salvatore, Alessandro Aprile (batteria Sinesi-Francavilla) e Rodolfo Bruno (batteria Moretti-Pellegrino). Questo ad evidenziare la trasversalità di alcuni soggetti della “Società”, sempre pronti a mettersi in affari in base alle esigenze nonostante la guerra in corso tra i due clan. Con loro anche il soggetto irreperibile. Dopo aver intimato al titolare di legare il cane da guardia, lo aggredirono con calci e pugni alla presenza della moglie e dei figli minorenni. Malmenato anche lo zio di D’Angelo. Infine, sfuggito alla furia dei malviventi anche grazie all’aiuto della moglie, la vittima si rifugiò in casa. Non paghi, i componenti del gruppo criminale esplosero colpi d’arma da fuoco all’indirizzo delle persone presenti e dopo alcuni minuti di intensa sparatoria, lasciarono l’autoparco anche a causa della risposta del titolare della concessionaria, armato di pistola a salve. “Un atto che poteva avere esiti nefasti”, il commento del capo della squadra mobile, Roberto Pititto.
Durante le indagini è emerso che D’Angelo aveva realmente avuto un rapporto lavorativo con Malavolta con il quale si occupava di compravendita di auto soprattutto all’estero, ma dalle carte non risulta alcun credito di 80mila euro.