Con Vincenzo Antonio Pellegrino e Pasquale Moretti in carcere, è Rocco Moretti, detto “il porco”, il boss foggiano in cima alla lista dei soggetti a rischio dopo l’agguato al rivale Roberto Sinesi. Quest’ultimo, soprannominato “lo zio”, è ancora in ospedale con un proiettile nel torace, a pochi centimetri dal cuore. In queste ore si sta valutando l’ipotesi di trasferirlo in altra struttura, lontano da Foggia. Sinesi, 54 anni, vittima di un agguato a Candelaro, è tuttora in pericolo di vita. I carabinieri indagano ma l’assenza totale di testimoni complica maledettamente il lavoro degli inquirenti. Priva di telecamere la zona dell’attentato. L’auto dei killer (si pensa abbiano agito in 2 o 3) è stata ritrovata in periferia. Si trattava di una 500L di provenienza illecita, data alle fiamme da chi voleva ammazzare il boss. Sotto choc la figlia dello “zio”, Elisabetta (moglie di Antonello Francavilla). La donna, sentiti gli spari, ha raccontato di aver preso il bambino di 4 anni, seduto sul sedile posteriore e non in braccio al nonno, come emerso poco dopo l’agguato, per poi catapultarsi fuori dal veicolo. Elisabetta Sinesi è rimasta illesa, il bambino ha riportato una ferita alla spalla ed è ricoverato ai Riuniti ma risulta fuori pericolo. In rianimazione il boss, finito anche lui nel mirino di questa settima guerra di mafia in corso a Foggia dalla fine del 2015.
L’agguato a Sinesi ha fatto scattare il codice rosso sui rioni a rischio della città di Foggia. Posti di blocco in numerose zone della città, come deciso dalla prefettura. Il più “attenzionato” è adesso Rocco Moretti, grande capo del clan Moretti-Pellegrino, storicamente rivale della batteria (i Sinesi-Francavilla, ndr) guidata dallo “zio”. Le forze dell’ordine dovrebbero potenziare la sorveglianza al “porco” già nelle prossime ore. Moretti da aprile è libero per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva nell’ambito del processo Cronos.
Dietro le sbarre, Vincenzo “capantica” Pellegrino e Pasquale “porchetto” Moretti, quest’ultimo figlio del boss. In carcere, e al sicuro, si sarebbe dovuto trovare anche Sinesi se un errore giudiziario non lo avesse liberato a nemmeno un mese dall’arresto per il racket del pomodoro. Ora “lo zio” combatte per sopravvivere.