“Condivisione di molti dei punti contenuti nelle risoluzioni degli onorevoli pugliesi Mongiello e L’Abbate. Il deprezzamento del grano italiano non è più accettabile, soprattutto quando si vanno a ledere intere campagne di raccolta, mentre nei porti italiani c’è il via vai di navi cariche di prodotto proveniente dall’estero. Non possiamo più transigere circa l’etichettatura obbligatoria dell’origine del prodotto agricolo con cui si fanno pasta e pane e la trasparenza della filiera. Chiediamo formalmente che si ponga rimedio alle importazioni speculative e al contempo al divario inaccettabile dei prezzi corrisposti alla produzione rispetto al consumo, attraverso la definizione di un Piano cerealicolo nazionale e di una accelerazione sui contratti di filiera, alcuni dei quali già in essere, di cui le borse merci non tengono conto”. E’ stato il presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, a raccontare quanto sta accadendo in Puglia nella filiera cerealicola, nel corso dell’audizione della XIII^ Commissione Agricoltura sulla base delle risoluzioni presentate dagli onorevoli Mongiello e L’Abbate sulle iniziative per la tutela del settore del grano duro.
Intanto, al porto di Bari hanno attraccato 2 navi, una da 22.871 tonnellate proveniente da Algeciras e l’altra da 23.443 tonnellate proveniente da Ensenada.
“Anche oggi a Bari due navi straniere – denuncia Angelo Corsetti, direttore Coldiretti Puglia – stanno scaricando oltre 55mila tonnellate di grano. Sono fatti con grano straniero un pacco di pasta su tre e circa la metà del pane in vendita in Italia, ma i consumatori non lo possono sapere perché non è obbligatorio indicare la provenienza del grano in etichetta. Non solo, nel corso del tempo la forbice si è ulteriormente allargata tra prezzi corrisposti alla produzione e quelli fissati al consumo. Il prezzo di un pacco di pasta moltiplica 8 volte dal campo allo scaffale con una tendenza invertita per grano e pasta dal 2007 ad oggi. Prezzi aumentati del 68% per la pasta, passata da euro 1,1 del 2007 ad euro 1,85 al chilogrammo del 2016, contro le quotazioni del grano pugliese crollate del 33 percento da 26,7 euro al quintale del 2007 a 18 euro al quintale dei giorni nostri. Per fare un chilo di pasta serve 1,3 Kg di grano. Ciò significa che per ogni pacco di pasta acquistato al costo di euro 1,85, solo euro 0,23 servono a remunerare il prodotto agricolo. La inaccettabile remunerazione del prodotto locale è direttamente collegata all’import non stop di grano dall’estero che continua ad invadere quotidianamente i porti di Bari, Manfredonia e Barletta. Le importazioni selvagge evidenziano una grave dipendenza del sistema industriale dall’estero”.
Per Coldiretti Puglia risulta indispensabile ripristinare e mantenere la fiducia dei consumatori, incoraggiando il loro coinvolgimento nella politica di sicurezza alimentare, garantendo il monitoraggio e la trasparenza in tutta la filiera alimentare e il maggior grado possibile di riconoscibilità delle caratteristiche essenziali dei prodotti, al fine di consentire loro di effettuare delle scelte di acquisto pienamente consapevoli basate su una completa informazione in merito alle caratteristiche dei prodotti.
Nell’attesa del Tavolo di filiera convocato dal Ministro Maurizio Martina per il prossimo 20 luglio, in Commissione Agricoltura alla Camera intanto sono iniziate le audizioni delle associazioni di categoria del comparto cerealicolo. L’intervento degli stakeholder ha analizzato le misure inserite all’interno delle due risoluzioni presentate dai deputati L’Abbate (M5S) e Mongiello (PD). A Montecitorio hanno preso parte ai lavori Agrinsieme (CIA- Confagricoltura-Copagri-Alleanza delle cooperative italiane-agroalimentare), Coldiretti (con il Presidente regionale pugliese Giovanni Cantele), UeCoop e Unci nonché AIDEPI (associazione industrie del dolce e della pasta) e Italmopa (ass. industriali mugnai d’Italia).
“Ad emergere è stata la volontà pressoché unanime di voltare finalmente pagina e porre fine al vetusto sistema delle Borse merci – commenta il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura alla Camera – Serve ridurre la forbice di prezzo tra le materie prime ed il costo del prodotto finito. Per questo, ci auguriamo che venga istituita quanto prima la Cun (Commissione Unica Nazionale) divenuta legge quasi un anno fa grazie ad un mio emendamento. Lo chiedono a gran voce i produttori e risulta necessario per il sistema dell’intera filiera cerealicola nazionale: le contrattazioni devono avvenire su solide basi di trasparenza, assenza di conflitti d’interessi e speculazioni e su una mole di dati e informazioni condivise. Al contempo – continua L’Abbate (M5S) – è necessario predisporre, come ci auguriamo con la nostra risoluzione, che venga predisposto un piano cerealicolo concreto e fattivo, finanziato nella giusta misura e che non si riveli un buco nell’acqua (come giustamente qualcuno oggi ha lamentato durante le audizioni) come quello mal sostenuto economicamente del 2009. L’Italia è il secondo produttore al mondo di grano duro e il primo in Unione europea con il 44% della produzione – prosegue il deputato pugliese 5 Stelle – non si possono rimandare oltre misure sempre più urgenti e necessarie per guardare ad un agricoltura capace di redistribuire reddito lungo la filiera e prospettarsi nel futuro. Singolare il fatto che il vicepresidente di Italmopa, Cosimo De Sortis, abbia smentito i dati della Camera di Commercio di Foggia in merito ai prezzi delle semole: a suo dire, infatti, il prezzo di quest’ultime si è ridotto di molto, seguendo la discesa del grano quando, per la CCIAA della Capitanata, il prezzo delle semole è rimasto costante. Come mai questa divergenza di informazioni? – conclude L’Abbate (M5S) – per capire chi ha realmente ragione, abbiamo chiesto al presidente Luca Sani (PD) di audire di vertici dell’Ente camerale foggiano nelle prossime riunioni della Commissione Agricoltura”.