“Le parole di Matteo Salvatore noi le dobbiamo ancora inventare” – disse Italo Calvino del cantastorie di Apricena. A più di dieci anni dalla sua scomparsa, i versi indimenticabili de “il più grande cantore sullo sfruttamento” – (definizione di Vinicio Capossela)- tornano ad emozionare e a far riflettere in “A Sud. Il racconto del lungo silenzio” (SquiLibri, 2015; libro + Cd): straordinario documento audio, testuale e fotografico a cura dello storico e autore cerignolano Giovanni Rinaldi. Un prezioso lavoro editoriale presentato lo scorso sabato a Cerignola, nella Bottega del Mondo Stesso Sole, per festeggiare i primi vent’anni della bottega di commercio equo e solidale. “Si tratta di un piccolo regalo – dichiara Pietro Fragasso, presidente della Cooperativa sociale Pietra di Scarto – che vogliamo fare a noi stessi e alla città, immergendoci nelle parole e nella musica evocativa e magica di Matteo Salvatore, il cantore di un sud che amiamo profondamente e che ha ispirato e ispira molti di noi, le cui tracce restano come un prezioso tesoro da riscoprire e tutelare”.
“Chi sta bbono nun crede a l’ammalèto. Chi sta sazio nun crede a l’affamèto”. Quella che canta in “Sempre poveri” è la gente di Matteo Salvatore, gente che vive la strada e la fame in una terra, il foggiano e più in generale la campagna del Sud Italia, sfruttata e calpestata. La stessa di Giuseppe Di Vittorio. La stessa per cui la cooperativa sociale Pietra di Scarto e numerose altre realtà operano da oltre vent’anni. La fatica e i torti subiti dai personaggi delle sue canzoni come Lu furastiero è oggi quella degli uomini e le donne che raccolgono pomodori per pochi euro all’ora nelle campagne di San Severo e Rignano Garganico, vittime dell’avidità dei caporali. Ingiustizia e fatica è quella che Salvatore racconta in capolavori come I maccheroni, La ballata del bracciante, Don Nicola si diverte, Il pescivendolo o Lu suprastante (suo grande successo degli anni ’60), la storia di un uomo che, al servizio del padrone della masseria, controlla con piglio duro che i contadini facciano il loro dovere.
“Matteo Salvatore amava come noi le ‘pietre di scarto’ – spiega Fragasso- e non a caso ci chiamiamo così, come suggerisce un salmo biblico. In questi anni abbiamo percorso strade molto intricate e borderline che ci hanno portato ad incrociarci, ad esempio, con persone che scontano pene alternative al carcere, con vittime di caporalato, con i tanti volti della criminalità e del disagio sociale, con poveri ed emarginati. In questo modo,- aggiunge- pietra di scarto ha assunto per noi un significato anarchico, nell’accezione positiva del termine inteso, non come assenza di ordine, ma come capacità di auto-controllo. E allora, chi meglio di un anarchico per antonomasia, come Matteo Salvatore, poteva raccontare questa nostra storia?”
A restituire alla memoria collettiva un prezioso frammento dell’arte del cantastorie pugliese, riscoperto anche grazie al contributo di artisti come Lucio Dalla, Pino Daniele e Vinicio Capossela, è lo storico e autore cerignolano Giovanni Rinaldi. Il suo lavoro “A sud. Il racconto del lungo silenzio” è un appassionante reading multimediale che, nell’intreccio di parole, suoni e immagini, racconta “il lungo silenzio della gente del Sud”. Una serata unica e irripetibile registrata su un Uher 4400 da un giovane ricercatore, Giovanni Rinaldi, presente il 14 gennaio del 1978 nella Biblioteca Provinciale De Gemmis di Bari. Fu lì che, coronando il suo sogno di suonare tra i libri, Matteo Salvatore prese parte ad un evento irripetibile, rendendolo ancora più unico con la sua musica e con le sue parole. Riccardo Cucciolla legge le testimonianze più alte di una irripetibile stagione di impegno meridionalistico, da Rocco Scotellaro a Ernesto De Martino, e Matteo Salvatore le commenta a caldo, affidando il proprio pensiero ai brani più rappresentativi del suo repertorio, mentre le fotografie di Paolo Longo offrono allo sguardo contesti e volti evocati in quei testi e in quei canti: questi gli elementi del celebre evento promosso in quel gennaio del ‘78 da Emanuela Angiuli a conclusione di una mostra, Puglia ex voto, allestita nella Biblioteca De Gemmis. Rinaldi, all’epoca impegnato con Paola Sobrero nel progetto “Archivio della cultura di base” presso la Biblioteca Provinciale di Foggia, è testimone e autore delle registrazioni di quella serata conservate ora nell’Archivio Sonoro della Puglia che ha reso fruibile, presso la Biblioteca Nazionale Sagarriga Visconti di Bari, l’intero fondo delle registrazioni di Rinaldi. Questo straordinario documento trova la sua più ampia diffusione accompagnata dal libro “A Sud. Il Racconto Del Lungo Silenzio”, edito da SquiLibri, nel quale sono raccolti tutti i testi della serata, debitamente commentati, ed arricchiti da una selezione delle foto di Paolo Longo, proiettate quella sera.
“Il grande etnologo Ernesto De Martino – dichiara Giovanni Rinaldi – ci ha lasciato in eredità una grande lezione: l’antropologia parte da casa nostra, le ‘Indie di quaggiù’. Dobbiamo, pertanto, riscoprire la curiosità per quella cultura popolare, non codificata nei libri, ma affidata all’oralità, che rappresenta la cultura più diffusa. Quella che sta sotto la superficie delle cose e che a volte riemerge come un rigurgito con tutta la sua forza”. Storie, ricordi, canzoni che sono per noi uno specchio capace, con il loro riflesso, di farci conoscere chi siamo.