È Luciano Cupo l’uomo che il primo aprile scorso piazzò la bomba alla pizzeria “Mia” di Foggia. Un ordigno tra i più potenti mai visti in città. In grado di distruggere anche buona parte degli interni del locale. Oggi, a distanza di qualche mese, la polizia ha arrestato l’autore. Fondamentale la collaborazione dei titolari dell’attività, inizialmente restii a svelare le minacce subite da Cupo e dai suoi complici (ancora in via di identificazione). Stamattina in procura la conferenza stampa, nell’ufficio del procuratore aggiunto, la dottoressa Pirrelli. Con lei il capo della squadra mobile, Roberto Pititto e il procuratore Leonardo Leone De Castris.
Luciano Cupo, dunque, classe 1971. Soggetto assai pericoloso, gestore di una saletta frequentata da personaggi di spicco della criminalità locale. Come Spinelli e Biscotti, i due uomini (vicini ai Sinesi-Francavilla) arrestati per l’agguato a Vito Lanza. Anche Cupo, secondo gli inquirenti, sarebbe attiguo alla stessa batteria, una delle più efferate della città. Il clan Sinesi-Francavilla è storico rivale dei Moretti-Pellegrino, clan che vede Lanza tra le proprie fila.
Il caseificio “amico” dei mafiosi
Ma cosa c’è dietro alla bomba in pizzeria? Stando alle indagini è riemerso il fenomeno del “racket delle mozzarelle”, già spuntato in passato dopo l’attentato alla pizzeria “Da Massimo” in via Marchianò. Cupo non gradiva che i titolari di “Mia” acquistassero il prodotto da un’azienda napoletana e voleva imporre che optassero per un caseificio foggiano (sul nome c’è il massimo riserbo da parte degli inquirenti). “Volevano estromettere il fornitore precedente”, ha spiegato la Pirrelli. I titolari di “Mia”, “contattati” da Cupo già nell’estate 2014, all’inizio accettarono di acquistare da entrambe le aziende ma successivamente preferirono respingere la richiesta visto il livello mediocre del prodotto offerto dal caseificio foggiano. Un rifiuto poco gradito da Cupo, tanto da arrivare alla bomba del primo aprile scorso. Dopo quell’episodio, i titolari della pizzeria si convinsero ad acquistare dal fornitore foggiano e solo recentemente, messi alle strette dalla polizia, hanno deciso di collaborare svelando una lunga storia di minacce ed estorsioni. “Dopo la bomba preferirono cedere alle richieste piuttosto che denunciare, anche a causa del clima di paura instaurato da Cupo”.
Ora l’uomo dovrà rispondere di estorsione, detenzione e porto di esplosivo e danneggiamento. Cupo, già noto alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio e droga, è ritenuto un soggetto altamente pericoloso.
“Foggia dilaniata dalle estorsioni”
Il procuratore aggiunto Pirrelli ha analizzato l’attuale situazione foggiana: “Le estorsioni incidono sulla quotidianità. Dall’estate scorsa continue esplosioni stanno distruggendo molti esercizi commerciali. I più colpiti sono quelli già in evidenti difficoltà finanziarie. Quelli che non riescono a sostenere il peso del pagamento del pizzo. Stessa situazione della signora che gestisce la pizzeria “Mia”. Questa donna, decidendo di collaborare, ha ora la possibilità di accedere al fondo di solidarietà per vittime di estorsione e le saranno sospesi procedure esecutive e mutui”. Sono tante, infatti, le agevolazioni previste per chi denuncia ma a Foggia sono ancora pochi quelli che decidono di parlare.
Stando al procuratore aggiunto e al capo della squadra mobile, Roberto Pititto, Foggia sta vivendo l’ennesima fase difficile dopo quelle di agosto 2014 e Natale dello stesso anno. “C’è una recrudescenza del fenomeno, favorito dalla reticenza delle vittime. I titolari della pizzeria “Mia” – ha spiegato Pititto – hanno collaborato solo perché messi davanti a una serie di prove emerse durante le indagini”.
Collegamenti con altri attentati
Non finirà certo con l’arresto di Cupo il lavoro degli inquirenti. A lui potrebbero essere collegati anche gli attentati ad altre attività commerciali. Come quello alla pizzeria “Da Massimo” (sempre per il racket delle mozzarelle), alla pizzeria “La fasina” e alla pasticceria “Del Carmine”. L’uomo è indagato e ha già un rinvio a giudizio sul groppone.
“Cosa devo fare per non far più scaricare ai napoletani? Vuoi fare la fine degli altri?” Queste le minacce che Cupo avanzava ai titolari di “Mia”. L’uomo si è recato più volte nel locale, spesso accompagnato da altri soggetti. “Aveva creato un forte clima di paura – hanno detto oggi in conferenza stampa -. D’altronde non è l’ultimo arrivato”.