Masterplan del Mezzogiorno, opportunità di rilancio per il Foggiano. Ci sono bei soldi da spendere (bene)

Fra il Masterplan per il Mezzogiorno pubblicato dal governo il 4 novembre ed i  “patti per il sud” da concordare con le 8 regioni e 8 città metropolitane, la provincia di Foggia – nel senso di territorio e di ente intermedio, per quel che ne resta – si interroga e dibatte su come cogliere questa opportunità. Le associazioni foggiane ‘Capitanata Futura’ e  ‘Lavoro&Welfare’ hanno chiamato a raccolta il mondo del sindacato, dell’imprenditoria e delle istituzioni per capire come collocarsi in questo filone aureo fuori dalla retorica e in un quadro meno enfatico di quello proclamato dal governo.

Le risorse e le direttive

Lo strumento di pianificazione prevede risorse per oltre 110 miliardi di euro nel quadro degli investimenti dei prossimi 7-8 anni. In parte sono già disponibili quelli da spendere nel 2016. Come, secondo quali direttive e con quali infrastrutture a disposizione? Queste le domande sulle quali ha ruotato il confronto di ieri nella Sala Mazza del Museo Civico di Foggia.

“E’ un’opportunità di rilancio per la Capitanata visto il divario fra nord e sud, il nostro tasso di disoccupazione  molto al di sopra delle media nazionale”. Tiziana Zappatore, presidente di Capitanata Futura, ha evidenziato come siano da cogliere le opportunità di questo piano in termini di formazione e di rilancio dell’interlocuzione con gli enti nel momento in cui la Provincia si va sfaldando e resta scoperto il ruolo guida per la programmazione di area vasta. “Come ha detto Emiliano, dobbiamo condividere strategie e visione”.

Trizio (Cgil): “Regione ultimo totem”

Mena Trizio, segretario generale della Cgil, chiede di leggere in un “quadro più realistico” il masterplan paracadutato dal centro alla periferia e di analizzare i dati dell’occupazione, del dissesto idrogeologico, del turismo e dei suoi assi portanti che mettono spesso in competizione i territori. Il punto è: “Affidandosi alla spinta del mercato e a un dirigismo nella programmazione possiamo incidere sul nostro territorio? Si può  continuare a escludere  le parti sociali dalla discussione soffocando spazi di democrazia? La Regione è ormai l’ultimo totem”.

Dal punto di vista delle imprese il vice presidente dei giovani di Confindustria Nicola Altobelli ha richiamato l’attenzione sul sistema territorio: “Evidenziamo e valorizziamo le realtà migliori, diamoci un brand, parola abusata ma non ne trovo altre, per posizionare meglio le nostre produzioni. Nel mercato cinese siamo presenti troppo poco, prima di noi sono arrivati i francesi e gli australiani  perché noi andiamo in giro con la valigia di cartone senza una vera promozione dei nostri prodotti, senza banche, senza struttura consolare. Bisogna presentarsi accompagnati, non  basta dire ‘made in Italy’, bisogna farlo capire ai cinesi”.

Colecchia (Cisl): “Aiuti privati per Gino Lisa”

Altobelli ha anche fatto riferimento al precedente pacchetto di aiuti comunitari, argomento ripreso dal segretario delle Cisl per Puglia e Basilicata Giulio Colecchia: “Parliamo di 800 milioni che hanno favorito soprattutto le grandi imprese e penalizzato le piccole che fra loro non fanno rete. Il padrone di un’azienda non può andare in Europa da solo ed è sbagliato fare affidamento solo sul mercato interno. La strada del Mp la praticheremo ma vogliamo che il governo cominci a programmare per l’ordinario, non solo per interventi straordinari”.

Il piano comprende fondi strutturali nazionali ed europei, altri  di cofinanziamento regionale e provenienti dal fondo di sviluppo e coesione.  Per questo sud che non è più al “Cristo si è fermato ad Eboli ma è fermo al 2008 dal punto di vista dell’occupazione e dello sviluppo” Colecchia chiede un impegno anche alle imprese, un “cofinanziamento dei privati che non devono solo prendere e spendere. Perché non chiedere lo un aiuto per l’aeroporto Gino Lisa?”.

Nell’intenzione degli organizzatori il dibattito sul tema rappresenta l’avvio di un “pensatoio” per non lasciare che “la questione sud langua fra i soliti piagnistei o speculazioni sulla nostra incapacità di non saper usare i fondi europei”, ha concluso il segretario della Cisl. In attesa di “patti” che declineranno concretamente gli interventi, si presume già dall’inizio del prossimo anno.