A urne chiuse, la Conferenza delle donne Pd di Capitanata “sconfessa” la candidatura “mai condivisa” della capolista Patrizia Lusi e chiede la riforma della legge elettorale sulla parità di genere fallita in consiglio regionale. “E’ arrivato il momento di dichiararlo dopo il lungo periodo di silenzio osservato per tutelare partito e candidati: non è stata da noi proposta e neanche condivisa. E’ stata decisa dal candidato presidente Michele Emiliano sulla base di una disponibilità manifestata nell’ambito della conferenza e in seguito alla richiesta di collaborazione pervenuta dalla segreteria regionale, all’ultimo momento, a tutte le conferenze provinciali”.
“Le donne che hanno accettato la sfida”

In campagna elettorale, promuovendo la candidatura di Lusi, Emiliano aveva parlato di indicazioni ai circoli nel voto a lei indirizzato. La candidata ha conseguito quasi 2000 preferenze, letteralmente fagocitata dai big del partito. Fa un po’ meglio di Santarelli ma arriva quinta. Prima di lei la sanseverese Lucia Russi (2344 voti), sostenuta anche nei pubblici comizi da Elena Gentile, comizi in cui non ha perso l’occasione per mandare siluri alle “donne postal market” espressione poi attenuata con: “Le frasi vanno capite nel contesto”. La rassegna degli incontri di piazza, per il resto, non è stata mai corale come è successo ai 5Stelle sempre insieme sul palco, ma molto individuale. Tommaso Pasqua, responsabile enti locali Pd, l’ha spiegato con “protagonismo normale del singolo candidato”.
L’altro nome passato dal summit al femminile nella lista Pd è quello della lucerina Maria Rosaria De Muzio, 268 voti. “In Capitanata – scrive la portavoce Maria Elena Ritrovato – sono state due donne della società civile ad accettare la sfida: a loro va la nostra riconoscenza”.
“Capolista, operazione di facciata”
E’ mancata, secondo l’analisi delle donne, “la costruzione della candidatura sul territorio” e ha giocato il suo ruolo anche la “ritrosia” dei circoli a vedersi rappresentati da una donna: “Non siamo una combriccola di fanatiche del genere, facciamo politica nei territori ed in più coltiviamo le politiche di genere, finalizzate alla democrazia paritaria. Obiettivo che nulla ha a che vedere con scelte individuali o di facciata, come quella delle “capolista tutte donne”. Alle europee ha dato buoni frutti perché era ammessa una tripla preferenza, alle regionali 2015 è stata del tutto inefficace”.
Puglia “maglia nera” sulla parità di genere
Che la rappresentanza femminile in consiglio regionale sarebbe stata nulla o quasi inesistente, la conferenza delle donne lo va ripetendo da mesi. Rosa Cicolella l’aveva preannunciato su l’Immediato insieme all’esortazione a non essere sempre e solo “riempi lista”. “E’ successo che sono state messe in gioco – scrive la Ritrovato – quando gli uomini erano già da tre mesi in campagna elettorale e gli equilibri dei Comuni già definiti”.
Intanto il dato della Puglia “maglia nera sulla parità di genere”, con le grilline e alcune rappresentanti di Fi in consiglio regionale e nessuna donna del Pd, ha allarmato il governatore. Sarebbe pronto a due ingressi di assessori esterni donne, forse cinque su dieci componenti della giunta.
Ad Emiliano e ai consiglieri regionali che stanno per insediarsi, le donne Pd di Capitanata chiedono che “il primo atto sia proprio la modifica della legge elettorale, un gesto che le donne pugliesi apprezzerebbero in quanto non solo simbolico”.