Le segreterie politiche di Udc e Sel non sono state avvisate, la fine dell’amministrazione guidata da Costanzo Di Iorio a Torremaggiore è stata siglata stamattina davanti al segretario comunale da quattro consiglieri di maggioranza in accordo con i sette di opposizione. Il presidente del consiglio comunale Mauro Prencipe taglia corto: “Possono dare indicazioni politiche ma il territorio lo conosciamo noi”, con riferimento agli indirizzi delle segreterie. Alcide Di Pumpo, all’opposizione dal primo giorno, ribadisce: “Non prendiamo ordini da nessuno”. Il Pd era intervenuto a pochi mesi dall’elezione del sindaco, che aveva appoggiato, contro la revoca dell’incarico al suo vice e punto di riferimento del partito locale Enzo Quaranta. Per questo motivo alcuni suoi esponenti erano passati in maggioranza tenendo in piedi il governo di Torremaggiore che oggi è caduto.
Prencipe: “Paese senza progetti”
Si voterà probabilmente l’anno prossimo, la scadenza del mandato era prevista per il 2017, non ci sono i tempi tecnici per andare alle urne a maggio come per altri dieci comuni della Capitanata.
In questi tre anni l’attività amministrativa ha avuto qualche battuta d’arresto, fra numeri risicati in aula e dissidi con le decisioni del primo cittadino. Prencipe commenta la situazione del paese: “Non è riuscito a fare progetti, Torremaggiore è abbandonata a se stessa, non abbiamo condiviso alcune scelte sulla tecnostruttura, sul verde pubblico, sui lavori pubblici che da tre anni sono bloccati”. Mai una votazione contro durante i consigli comunali, né uno sfaldamento progressivo della maggioranza tanto che il presidente può dire: “La fine non si può mai metterla in conto”. Stamattina il sindaco è stato avvisato dopo le dimissioni.
Sulla stessa linea Alcide di Pumpo che esulta: “E’ stata la peggiore amministrazione degli ultimi anni, non era il sindaco per questo paese, lui non è nemmeno di qua è di Vico del Gargano”. L’aveva preannunciato e conferma: “Sono il maggiore oppositore di questo sindaco”, e anche il Pd può essere felice: “Sì perché è stato trattato male, l’amministrazione non lascia niente, nulla è stato avviato, tre anni di buio”.
Candidati verso la Regione
Palazzo municipale è stato guidato da una maggioranza composta da Udc, Sel e indipendenti del Pd, lo scontro che emerge è tutto interno al centrosinistra. Se i consiglieri di quella che fu la minoranza sparano a zero come sempre, le questioni sollevate da Prencipe sono anche altre: “Ha detto che si vuole candidare alla Regione e questo significa che non pensa di occuparsi dell’amministrazione”. Questa la scintilla che avrebbe fatto deflagrare la squadra governativa, sebbene qualche consigliere comunale tenga distanti le questioni: “Non lo so se si candida”, e ad oggi il nome di Di Iorio nella lista che comprende Udc, Realtà Italia e Popolari per Emiliano ufficialmente non c’è.
Le voci da Palazzo Municipale, dentro la guerra che si combatte verso le regionali baresi, raccontano di uno scontro fra i sostenitori di un altro candidato nella lista Emiliano, Pippo Liscio, e il sindaco in carica. L’accelerata per evitare che da quella postazione Di Iorio potesse lanciarsi troppo speditamente verso via Capruzzi. Chiaro che le preferenze dei consiglieri locali non si fermano a Liscio – braccio destro di Manfrini nella sanità – e a Di Iorio, – vicino al deputato Angelo Cera, leader dell’Udc, il partito del sindaco – ma passa anche da qui una parte della contesa. Prima, naturalmente, l’amministrazione del Comune e il suo capolinea dopo anni di dissidi con il Pd.
E Piemontese commenta: “Esplose tutte le contraddizioni”
“Lo scioglimento del Consiglio comunale di Torremaggiore è il risultato dell’esplosione delle contraddizioni politiche utilizzate dal sindaco per garantirsi la sopravvivenza”. Questo il commento del segretario provinciale del Pd, Raffaele Piemontese.
Il Partito Democratico lo aveva segnalato per tempo ai cittadini ed ai partiti che componevano la maggioranza, invitando questi ultimi a favorire il recupero dello spirito che determinò la vittoria alle Amministrative.
L’allerta non suscitò alcuna reazione e il Pd scelse di collocarsi in minoranza, pagando questa decisione con la scissione del gruppo consiliare e con le dimissioni di due assessori.
Proprio quei consiglieri eletti nella lista del Partito Democratico hanno determinato lo scioglimento del Consiglio comunale apponendo le loro firme in calce a quelle dei colleghi di minoranza.
Ora dovremo impegnarci tutti a metterci alle spalle l’esperienza iniziata con tanto entusiasmo nel 2012 e terminata traumaticamente oggi.
Dovremo mettere a frutto il pochissimo tempo che ci separa dalle elezioni per costruire una coerente e salda alleanza politica con i partiti e le organizzazioni civiche disponibili a confrontarsi e condividere idee e programmi. Con loro cercheremo e troveremo il candidato sindaco che più e meglio sappia interpretarli e rappresentarli; il candidato che ci consentirà di imprimere una decisa e decisiva svolta al governo della città”.