Se non è una rivoluzione, poco ci manca. Potrebbe essere l’Europa il perno decisivo per evitare l’isolamento definitivo dei Monti Dauni. Per questo, 30 sindaci della provincia di Foggia sosterranno con il coltello tra i denti il programma messo a punto in questi giorni dal Gal Meridaunia, l’agenzia di sviluppo guidata da Alberto Casoria. La parolina magica, in gran voga in questo periodo a Bruxelles, è “aree interne”. Su questa leva, il Gal che ha sede a Bovino proverà a convincere la Regione Puglia che è arrivato il momento di sostenere una causa “fondamentale per non condannare per sempre una parte del territorio”.
“Puntiamo ad intercettare 300 milioni di euro – spiega Casoria, presidente di Meridaunia e coordinatore di tutti i Gal pugliesi -, abbiamo già giustificato ogni tipo di intervento. Siamo ad un punto di svolta e vogliamo decidere il nostro futuro. La nostra agenzia sarà solo lo strumento in mano ai sindaci, che dovranno prendersi la responsabilità di risollevare le sorti dei propri territori”. In passato, non sono mancate critiche sulla gestione delle risorse. A cominciare dalle “ingerenze” della politica sulla determinazione delle ripartizioni. A partire dalla gestione del Pit 10 “Monti Dauni”, un vero e proprio cannone da 108 milioni di euro messo a punto dall’ex senatore di Monteleone di Puglia Carmelo Morra, il vero deus ex machina di tutte le operazioni successive: dalle Comunità Montane (ora soppresse) all’Area Vasta. “Allora venne criticato per il Pit – spiega Casoria – ma quello strumento fu importante per il territorio. Basti pensare che nella programmazione europea successiva, quella del periodo 2007-2013, siamo passati da 108 a 60 milioni. Un salto indietro importante se si pensa che è stata inglobata anche Lucera…”.
Ecco perché adesso, in attesa di sapere quale sarà il futuro dei Gruppi di azione locali pugliesi (pullulati negli anni da 9 a ben 27), c’è la necessità di pianificare ogni passaggio, per occupare anche gli spazi lasciati dal fallimento delle Aree Vaste. E senza i sindaci, si rischia di correre i rischi del passato, con la Regione pronta ad avocare a sé le competenze rese per la “pianificazione dal basso” dello sviluppo dei territori. “Ci sono dei margini ampi – continua Casoria -, abbiamo giustificato ogni passaggio. Sarà una prova decisiva per la Puglia. In questi anni abbiamo realizzato molto, soprattutto nella ristorazione e nella ricettività, sono nati B&B ed alberghi. Abbiamo attivato economie importanti in territori svantaggiati, evitando la desertificazione. Ora bisogna passare alla fase due: la rivoluzione culturale che passa essenzialmente per il marketing e la comunicazione”. Perché “è inutile qualcosa se poi non si è capaci di comunicarla”. Il modello Toscana, da queste parti, non solo è replicabile, ma per certi versi è già stato attuato. “Nessuno dovrà chiamarci più Subappennino – conclude Casoria, proprio nei giorni in cui è stata realizzata la prima guida turistica con tutti i Comuni -, non possiamo più essere ‘sub’, ovvero sottocategoria di qualcun altro. Siamo un territorio fiero e interessante, i Monti Dauni”.