Un capannone chiuso, nel bel mezzo di un terreno abitato soltanto da erbacce. Ogni apertura dei blocchi di cemento chiusa alla buona. È qui, sulla Statale 16 nel tratto Foggia-San Severo (località Borgo La Rocca), che i malviventi della rapina alla Np Service avrebbero nascosto tutto il materiale necessario, a cominciare dai mezzi. Le indagini sono nella fase calda, anche se cominciano a trapelare alcune piste che starebbero seguendo gli inquirenti. Tra queste, la possibilità che una parte importante dell’organizzazione del colpo sia stata preparata nel Basso Tavoliere, nel centro principale dei Cinque Reali Siti: Orta Nova. Il caso è arrivato sulla stampa nazionale, dopo le denunce in commissione antimafia. “Faremo in modo che l’Italia si ricordi che esiste anche Foggia”. Così parlò Rosy Bindi, presidente della Commissione Parlamentare Antimafia. Lo disse ai giornalisti alla fine dell’incontro con i rappresentanti delle forze dell’ordine. Era il 31 luglio scorso.
La ricostruzione complessa
“Un puzzle enorme da ricomporre”. Questo il commento del capo della Squadra Mobile di Foggia, Antonio Annichiarico. Gli inquirenti sono al lavoro per ricostruire i fatti avvenuti nella notte in pieno centro cittadino. Scene da film hollywoodiano, non troppo distanti da capolavori del cinema come Heat – la sfida di Michael Mann. È lo stesso Annichiarico ad affermarlo: “Sicuramente hanno preso spunto anche da quanto si vede nei film d’azione”. La vicenda è piuttosto intricata e servirà del tempo per una ricostruzione dettagliata di quanto avvenuto stanotte al Villaggio Artigiani di Foggia. Per ora sappiamo che la sede della Np service è stata sventrata da un caterpillar posizionato in quella zona forse già da diverse ore. L’intenzione era quella di accedere al caveau dopo aver distrutto lo stabile da sinistra verso destra fino alle cinque o forse più casseforti. L’obiettivo era quello di caricarle sul mezzo e portarle via nel giro di pochi minuti. I ladri hanno persino disattivato gli allarmi telefonici isolando l’area. “Hanno agito numerosi soggetti contemporaneamente – affermò in conferenza stampa Annicchiarico – ; almeno dieci o anche di più. Il piano era ben studiato. Le vie di entrata erano tutte bloccate ma non per le nostre tre volanti giunte sul posto nel giro di quattro minuti. Ed è proprio per questo motivo che il colpo non è andato a buon fine per i rapinatori. Prima l’allarme scattato dalla sede della ditta, poi l’intervento delle volanti che hanno messo in fuga i malviventi”.
Il precedente
L’1 maggio del 2009 tre uomini misero a segno un colpo da 5 milioni di euro svaligiando il caveau della società al Villaggio Artigiani. In manette finirono Luigi Francesco Orlando, domiciliato a Fermo, Davis Tardini, della provincia di Rimini, e soprattutto Olinto Bonalumi, 55 anni, residente a Foggia. Un vecchio furfante, una sorta di Lupin de noartri già al centro di altri episodi di cronaca.
Per il colpo alla Np Service, Bonalumi finì nelle grinfie della Società foggiana. Gli esponenti dei clan infatti, non gradirono quel colpo perchè commesso sul loro territorio e senza il benestare dei boss. La mafia foggiana non si fermava alla gestione dei propri affari, intervenendo anche sui colpi messi a segno da terze persone. È il caso di Olinto Bonalumi, ritenuto responsabile e già condannato in primo grado, di quel furto milionario. Per lui si mossero i grandi capi della Società, Tolonese, Mansueto, Soldo, Russo, Corvino, Ariostini, Francavilla, i tre Lanza e Di Brita, tutti indagati per aver costretto Bonalumi a versare alla Società ben 500mila euro.
Quell’1 maggio il bottino, in contanti, venne portato via senza lasciare tracce nella banca, senza far scattare nessun allarme e con i monitor dei vigilantes che durante la rapina non avevano trasmesso nulla di strano. La banda acquistò della sofisticatissima strumentazione elettronica e manuali per aprire camere di sicurezza in diversi paesi d’Europa (soprattutto Germania) e in America.