Folla e applausi. Solo posti in piedi al Teatro Roma di Cerignola, ieri sera, per la manifestazione congiunta delle liste a sostegno della candidatura a sindaco di Franco Metta per le amministrative 2015. Un colpo d’occhio che alla “coalizione del cambiamento” affilata sul palco è parso come il passaggio del testimone in una staffetta. Lo scambio deve essere avvenuto quando l’ex storico presidente della locale squadra di calcio, tra i primi sostenitori e dirigente del movimento politico “La Cicogna”, Tonino Daniello, ha urlato il suo accorato appello.
“Volete che questa città cambi? Vogliamo cambiare? Noi siamo tanti ma da soli non ce la facciamo. Abbiamo bisogno di tanta altra gente. Allora, se vogliamo cambiare, alzatevi tutti quanti in piedi e applaudite questi alle mie spalle che vogliono cambiare. Dobbiamo cambiare. Basta”. Non se lo aspettava forse neanche lui, commosso quasi alle lacrime, di ritrovarsi di fronte il pubblico in piedi a battere le mani all’unisono, quasi in forma di rispetto per le parole sputate di getto da un “nonno preoccupato per il futuro dei suoi nipoti”.
Nella frazione di tempo che separa dall’election day non ancora fissato, le liste della coalizione (“La Cicogna”, “Metta sindaco”, “Cerignola Democratica”, “Ricambio Generazionale”, “i-Cattolici”), tendono la mano all’altra squadra di corridori, quella che il leader cicognino ha definito “il popolo della coalizione”. È l’ultima alleanza da stringere, dopo gli apparentamenti prima con i democratici esiliati dal partito locale e le giovani generazioni tradite dalle mutazioni del centrodestra, e in ultimo con i laici del civismo cattolico a comporre il melting pot del voto. Una strategia di consenso che se nulla ha più a che fare con l’improvvisazione dell’esordio elettorale in solitaria del 2010 (8mila e passa voti) di quell’eredità conserva il metodo.
Come allora anche oggi, periodicamente, tengono comizi volanti nei quartieri. Settimanalmente via radio e attraverso il foglio di informazione mantengono il contatto con la città e una volta al mese scendono in piazza. Lo ha ricordato Lucia Lenoci, all’epoca assessore alla Cultura della formazione di governo che l’aspirante sindaco svelò in anticipo. “La campagna per le amministrative del 2010 ha acceso una scintilla in me che prima d’allora non mi ero mai dedicata attivamente alla politica”, ha confidato il dirigente scolastico. “Andavamo per le periferie abbandonate e lo facciamo ancora adesso, per ascoltare e proporre, far capire che non sono le istituzioni che non funzionano ma sono le persone che sono nelle istituzioni che non funzionano”. “Cambiare si può”, recita lo slogan elettorale della coalizione che per la Lenoci riassume il senso dell’insegnamento racchiuso nelle parole di una figura di legalità universalmente riconosciuta e a lei cara. “Cerignola per i suoi cittadini, deve diventare come Palermo per Borsellino”, citando il giudice ucciso dalla mafia ricordato a Cerignola qualche giorno fa, in occasione di un incontro con le scuole al quale ha preso parte la sorella. “Palermo non mi piaceva -le parole di Borsellino-, per questo ho imparato ad amarla. Perché il vero amore consiste nell’amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare”.
“La svolta”, per Carlo Dercole e gli under30 di “Ricambio Generazionale”, non può che avere per protagonisti soprattutto i giovani che si sentono depredati del proprio futuro e che hanno “l’obbligo morale di punire” chi ha male amministrato, a suo dire, privando l’economia cittadina di indotti occupazionali che avrebbero potuto garantire, se tempestivamente messe a frutto, opportunità come l’Interporto o il macello. Per il ventiquattrenne studente di Giurisprudenza le occasioni perse per “l’incapacità di chi amministra” non sono però la più grande perdita. Il rischio più grave che corre la sua generazione è di “perdere la speranza” e convincersi che non ci sia alternativa alla “soluzione del classico emigra o rassegnati”. “Dobbiamo cambiare. Ci vuole coraggio per cambiare, e il coraggio è il motore di Ricambio Generazionale. Il messaggio per me più spiacevole che gli altri vogliono far passare, è che siamo tutti uguali. Noi non siamo uguali a loro”. Un distinguo che per Dercole vale anche per il trentenne candidato sindaco del centrosinistra, Tommaso Sgarro. “Gli voglio dire che dobbiamo essere giovani in un mondo giovane e non giovani in un mondo vecchio, che conosciamo già fin troppo bene”. E continua con Pierluigi Lapollo, che ieri sera Rino Pezzano e Leonardo Paparella, seduti in prima fila, hanno voluto portavoce di “Cerignola Democratica”, l’incursione nella casa piddina in cui ha militato. “Proveniamo da quel centrosinistra che nella nostra città è un centrosinistra di salotti, attento alle poltrone e ai divani. Noi siamo abituati ad essere il centrosinistra tra le persone e rappresentiamo con convinzione e onore il centrosinistra che guarda ai lavoratori onesti che vogliono sicurezza”. È il tema unificante per i singoli programmi elettorali delle forze di coalizione la percezione di una città sicura. E solidale, nella versione de “I- Cattolici” che hanno parlato per voce di Mimma Albanese. È un’insegnante in pensione, per oltre trent’anni si è dedicata al volontariato parrocchiale, e l’è sembrata “una vigliaccheria far parte del popolo dei commentatori”. “I cattolici non potevano non raccogliere l’appello della coalizione che si batte per il cambiamento a Cerignola”. Si è avvicinata per curiosità e poi si è ritrovata “tra gente con le facce pulite, persone appassionate e competenti” a mettere in pratica l’insegnamento di Don Milani, citato assieme ai padri nobili di Cerignola.
A confronto con l’esuberanza sguaiata dell’esordio elettorale dell’uomo del S’ò f’è, la coalizione del cambiamento sembra appiattire l’originalità iniziale. Un passaggio che è lo stesso Metta a giustificare. “Ho creduto che questo gigante che si chiama Cerignola si potesse risvegliare e ho urlato come un pazzo, e me ne rendo conto, però sono riuscito a informare questa città”. È un merito che si vuole riconoscere ora che non urla più “perché non devo svegliare più nessuno”; ora che è nato ufficialmente “il popolo del cambiamento che deve far rinascere questa città, cominciando dalla macchina amministrativa”. E dall’azzeramento dei dirigenti. Una novità annunciata è una sorta di question time, sdoppiato in appuntamenti mensili e semestrali, per consegnare alla cittadinanza un report sulle attività dell’amministrazione e “lo stato generale della città”, “per dire anche quello che non si è fatto o non si è riusciti a fare”.
Pool di competenze assegnate alle esigenze degli imprenditori della zona industriale e pattuglia di vigilanza speciale per la sicurezza nei luoghi della movida del sabato sera, composta da sindaco, comandante dei vigili urbani e assessore alla sicurezza, tra le altre anticipazioni. “Ci siamo fatti sedare, siamo finiti in ginocchio mentre un pugno di inetti diventato schiavo di una cupola di parassiti, di prenditori, si è cibato di questa città”, tirando le somme a fine serata. “Volevo svegliare questa città e ci sono riuscito, volevo darle un’armata del cambiamento. Ho realizzato un obiettivo personale, il resto tocca a voi. Il vecchio lo conoscete, noi siamo il nuovo, se volete cambiare –l’appello al voto-, ci siamo noi ad offrirvi questa possibilità”.
[wzslider autoplay=”true” info=”true” lightbox=”true”]