“Antonio Bufo, fondatore dell’Unità coronarica, esempio ineguagliato di amore per la medicina, modestia, nobiltà d’animo e generosità. Medico, maestro e amico”. Così recita l’iscrizione sulla targa che ricorda l’uomo che si è battuto per ottenere a Cerignola i primi letti monitorati per i pazienti cardiopatici. Si è svolta ieri la cerimonia di intitolazione dell’unità operativa di Cardiologia e terapia intensiva del presidio ospedaliero “Tatarella” alla memoria del cardiologo Antonio Bufo, alla presenza della moglie, dei figli e nipoti. E della famiglia di medici di ieri e di oggi che hanno voluto onorare l’ex primario recentemente scomparso, all’età di 76 anni. L’Asl di Foggia ha accolto con commossa partecipazione la proposta condivisa dall’intero personale del presidio ospedaliero cerignolano, al solo scopo di lasciare traccia di un’eredità importante.
Un gesto che “conoscendolo, meritava certamente, ma non so se avrebbe voluto tutto questo, per come era lui caratterialmente”, i commenti tra colleghi origliati nei corridoi del reparto. E le parole del figlio Lello, intervenuto alla breve cerimonia dei ricordi che si è consumata nell’affollata sala conferenze al piano terra del “Tatarella”, ribadiscono quel profilo di riservatezza. “Se mio padre fosse qui, sarebbe stato imbarazzato. Era un uomo umile, semplice, dedito al lavoro e capace di dedicarsi con pazienza anche a noi. Ci aiutava nei compiti a casa, mi accompagnava nelle trasferte per le partite di pallacanestro”. Alla figura del padre amorevole, tratteggiata dai ricordi d’infanzia, fa eco l’immagine dell’uomo tutto d’un pezzo, “d’altri tempi”, che si è spento nel suo reparto, mentre i suoi eredi in camice bianco tentavano ogni strategia e possibilità, oltre che terapeutiche, anche di tipo interventistico che oggi la tecnologia consente, fino a ipotizzare il trasferimento al San Raffaele di Milano per l’impianto di un cuore artificiale.
Alla sua caparbietà si deve l’inaugurazione, nel 1990, dell’Unità coronarica. Lo hanno ricordato i suoi amici della famiglia di primari dell’epoca, Pinuccio Taddeo e Antonio Colò, che hanno voluto esserci questa mattina, per contribuire con la propria testimonianza a dare corpo e anima allo spirito dell’iniziativa celebrata alla presenza dei direttori generale e sanitario dell’Asl di Foggia, Attilio Manfrini e Luigi Pacilli, del direttore sanitario del “Tatarella”, Rocco Dalessandro, e del sindaco Antonio Giannatempo. Presenti anche l’attuale direttore dell’Utic, Michele Cannone, e, in qualità di ex camice bianco del nosocomio locale, l’eurodeputato Elena Gentile, che ha raccontato di quella “fredda domenica di febbraio” in cui, in attesa di godere delle gioie della nascita del suo secondogenito andò incontro al pericolo di morte. A Bufo deve la salvezza in quel momento drammatico.
“Sono stata tra quelli che ha chiesto al direttore generale e al direttore sanitario di lasciare questa traccia importante, dedicando a lui il ricordo di un servizio che ha tenacemente voluto, che ha costruito in altri tempi, quando ciascuno di noi non contava il numero di reperibilità, quando il cartellino era un esercizio assolutamente formale, quando non costruivamo le grandi rivendicazioni sindacali che oggi, in qualche maniera, ci costringono a fare qualche passo indietro”, è intervenuta l’europarlamentare. Fuori dal “Tatarella” le bandiere della Cgil, nella giornata dello sciopero generale contro le politiche del Governo Renzi, e dentro i ricordi di famiglia, dell’amicizia intima, tra le famiglie Gentile e Bufo.
“Tonino per me non è stato un amico –il ricordo di Colò-, è stato un fratello. Abbiamo condotto una battaglia molto pesante per creare l’Unità coronarica, quando assessore regionale alla Sanità era Giuseppe Zingrillo e, col dottor Petronelli, abbiamo condiviso molte battaglie anche nel reparto di Medicina. Cominciammo con l’avere tre letti monitorati, ma l’Unità coronarica non riusciva a decollare senza la progressiva. Immaginate le difficoltà, senza avere nemmeno un ecocardiografo, con diagnosi fatte clinicamente sul paziente. Sentire che diventa precaria l’Unità coronarica mi fa molto male, mi auguro che non finisca così”.
Il general manager, tra quelli che hanno conosciuto Bufo, ha assicurato che quella “bell’eredità” non andrà dispersa. “Non è solo tra i padri fondatori del reparto di Cardiologia. Il dottor Bufo è stato proprio uno dei padri fondatori dell’ospedale di Cerignola, dobbiamo ricordare anche questo oggi che gli intitoliamo questo reparto che sogniamo di far crescere ancora di più”.
Il salto di qualità, che salverebbe dal futuro possibile ridimensionamento l’Utic, sta tutto nella struttura di emodinamica. Il limite al traghettamento sono gli stessi criteri regionali in fatto di bacino di utenza, che dicono che la platea ofantina non sarebbe sufficiente ad assicurare una struttura di emodinamica. Che però, nel 2008, è stata creata a San Severo, un cuscinetto tra Foggia e San Giovanni Rotondo. Avrebbero dovuto realizzarla anche a Cerignola allora e adesso si sta cercando di correre ai ripari. Da dieci anni, con Maiorano prima, Troiano e Castrignanò poi, fino a Manfrini, alla direzione dell’azienda sanitaria locale pervengono richieste in tal senso dal reparto cerignolano costretto a dirottare pazienti. Prima a Bari e ora a Foggia. Se un paziente ha un infarto a Cerignola e chiama il 118 viene trasferito direttamente al Riunti, senza passare dal “Tatarella”. È la procedura adottata da quest’anno. Ha comportato una riduzione di peso, per la tipologia di accessi, per il reparto di Cannone, che non avrebbe più grossa ragion d’essere, se non potenziato. E questo si traduce in ridimensionamento, come per Canosa, con l’Utic da 600 infarti l’anno declassato ad ambulatorio.
“Mi auguro che l’opera iniziata da Antonio, che abbiamo proseguito in questi anni con tanta fatica, possa dare a questo reparto un futuro reale di sviluppo, perché la sanità italiana, in particolare per la cardiologia, sta vivendo un grosso momento di ristrutturazione e purtroppo i reparti non irrobustiti dalla possibilità di operare procedure interventistiche hanno probabilità di vita limitata”, è intervenuto Cannone. “Un unità coronarica che oggi non è dotata di sala di emodinamica per fare le coronarografie ai pazienti -ha precisato a L’Immediato- rischia di essere nel futuro molto ridimensionata. Questo è un bellissimo ospedale, strategicamente posto, da un punto di vista geografico, in posizione ottimale per ricevere pazienti, più che per trasferirli. Siamo proiettati verso la Bat, più che verso Foggia, e quindi abbiamo tanti comuni Trinitapoli, Canosa, Margherita di Savoia, che afferiscono a questo ospedale. Va potenziato da tutti i punti di vista, in senso lato, e la cardiologia in particolare, con una struttura emodinamica che deve essere la testa di ponte verso la Bat”.