
“Speriamo con forza che l’imprenditore Potito Salatto non riesca a mettere le mani sul Don Uva”. A dichiararlo, dopo l’intervista rilasciata a l’Immediato dall’imprenditore della sanità privata, il segretario dell’Usppi Massimiliano Di Fonso. “Come si fa a dichiarare di voler licenziare 70 persone alla clinica San Michele di Manfredonia e al contempo ad inoltrare la manifestazione di interesse per l’acquisto della sede foggiana della Casa Divina Provvidenza? – precisa il sindacalista -. Finora Salatto non ha mai tenuto al corrente i sindacati delle decisioni prese. Basti pensare a ciò che è accaduto nella clinica sipontina, dove è rimasta solo la Cgil, mentre l’Usppi e la Uil rappresentata da Luigi Giorgione non sono più rappresentative. In ogni caso, la situazione che si è creata può essere attribuita alle responsabilità proprio di Salatto, prima come socio della clinica e poi come capo assoluto dopo una scalata basata sulla remunerazione del tetto di spesa e sul profitto. Non è casuale la battaglia politica che sta portando avanti in questo periodo di campagna elettorale – continua -, lo ha fatto spesso, annunciando i licenziamenti per poi ‘trattare’ sull’aumento del tetto di spesa”. L’imprenditore foggiano in questi giorni, tuttavia, ha preparato un dossier dettagliato con la cronistoria della clinica, per mettersi al riparo dalle critiche. Sarà questa la base della “rivendicazione” con la Regione Puglia – e l’Asl di Foggia – per arrivare ad una rideterminazione del tetto di spesa, fermo a 2,2 milioni di euro l’anno rispetto ai 2,8 richiesti da Salatto per non licenziare il personale.