
Si preannuncia agguerrita la campagna di Sel per le primarie pugliesi, e quella di Dario Stefàno non sarà una “candidatura di testimonianza”. Al cortocircuito che si va consumando in Puglia, “dove si tenta di accompagnare verso la fine una leadership”, cioè quella di Nichi Vendola, il partito risponde serrando i ranghi e ripartendo da “un’esperienza decennale” che “troppo in fretta si vuol liquidare”. A sostenere il senatore di Sel, unico eletto in Puglia, i consiglieri regionali Michele Losappio, Giuseppe Di Pumpo e il parlamentare Arcangelo Sannicandro.
La Capitanata si è presentata all’incontro per le primarie con tutti gli attivisti della Capitanata, i simpatizzanti, gli amici. In prima fila Gianfranco Piemontese, ex candidato sindaco di Foggia, Lino Del Carmine, Domenico Rizzi, l’ex rettore dell’università di Foggia Giuliano Volpe e l’ex sindaco di Foggia Gianni Mongelli. Ma anche Anna Nuzziello, le attiviste de ‘Le merlettaie’, alcuni rappresentanti dei Comunisti Italiani. Loredana Olivieri della Cgil. Il clima nazionale al centro del dibattito, da qui ha cominciato Losappio: “Alcuni collaborato di Renzi dicono che non vogliono avere niente a che fare con noi e che alle prossime Regionali non ci saranno alleanze. Ma come si fa? Il centrosinistra doc esiste sui territori, e non in una coalizione che doveva essere emergenziale e che invece continua per tutta la legislatura”. Bordate a Michele Emiliano: “Mentre i nostri senatori battagliavano in Parlamento e Stefàno dichiarava l’andazzo di questo cerchio magico in cui al nome di Vendola, in elenco telefonico, si premette quello di Verdini, Emiliano, che sostiene di essere il vero rappresentante della primavera pugliese, tace: perché?”.
Lo sconcerto per il tentativo di trasportare a livello locale un modello nazionale di governo è forte, d’altra parte la situazione sui territori, Regione a parte, è abbastanza magmatica. Il tentativo di aggregare Udc, Popolari di Mario Mauro, pezzi di Scelta Civica da parte del Ncd nazionale, potrebbe avere sorprendenti ricadute anche negli assetti territoriali, visto che, sinora, gli incontri di definizione sulle regole per le primarie regionali, nel centrodestra, stentano a decollare. In ogni caso Sel rivendica un’esperienza da cui ripartire, senza “compromessi”. “ Se Nichi – ha continuato Losappio – consegnasse lo scalpo a Renzi, la sinistra scomparirebbe dall’Italia per molti anni”. In questa fase di mobilitazione e risveglio forte della coscienza dei “compagni”, passano in secondo piano gli affanni che Sel, dal punto di vista organizzativo, ha sempre mostrato in Capitanata. Stefàno l’ha spiegata così: “Non abbiamo costruito un assetto di potere, e paghiamo questa disorganizzazione e questi ‘scazzi’ perché abbiamo voluto dare un’anima alla sinistra”. Altre note sull’agricoltura, versante per molto tempo di competenza dell’ex assessore regionale al ramo e su cui il riconoscimento in positivo è venuto anche dagli imprenditori a lui distanti politicamente. Sulla sanità: “Qualcuno può dire che dieci anni fa era meglio? Abbiamo affrontato il deserto con una scia di tagli veloci, e lo abbiamo fatto per tamponare le falle di 40 anni di mal governo”. Tornando alla politica, Stefàno rivendica le primarie con cui è stato designato capolista al Senato: “Questi sono i meccanismi a cui si devono ispirare gli altri partiti”. E qui la sala si è entusiasmata. La percentuale cui Sel mira per le primarie è almeno del 30 per cento, ma anche oltre. “La battaglia della vita”, l’ha definita Losappio.