Puntuale, anzi, in anticipo rispetto all’orario previsto, la maggioranza stamattina era in aula con le carte alla mano. Leggeva, si consultava. Nessuna assenza, anche dal fronte opposto. Una folla di amici ad accompagnare l’assessore o il consigliere comunale. “Ma siamo a Pitti uomo?” commentava un cronista all’ingresso. Ed eccoli lì i componenti della giunta, tutti in cravatta, o quasi. Prevale lo spezzato, impazzano il grigio e il blu. Pasquale Rignanese, volto nuovo di Fi, ha scelto il color ghiaccio. Accanto a lui, Gabriella Grilli, in abito di raso verde con scarpe altissime dorate. In un’altra tonalità, anche Ilaria Mari sfoggiava un verde acqua con luccicante collana. C’è la gonna zebrata dell’assessore Carla Calabrese, Jenny Moffa ha scelto un abito ricamato in blu con collana etnica e sandali zeppati. In disinvolti jeans, ma con giacca d’ordinanza, l’assessore De Filippis.
La giunta non ha perso una battuta: prendono appunti i nuovi assessori, Sergio Cangelli è diligentissimo, annota e annuisce con grande interesse all’intervento di Leo Di Gioia. Si vota per Miranda ma si deve andare in seconda battuta. Scrosciano gli applausi e lui, dallo scranno conquistato e appena confermato, annuncia: “Sempiterno riconoscimento ai miei elettori”. E’ risuonato in aula anche il ricordo di Paolo Terenzio, consigliere comunale di recente scomparso, di Tonietto Paglia e di Leonardo Biagini, per voce del sindaco. Bisogna memorizzare i volti nuovi, almeno la metà degli eletti. Cataneo, Rignanese, Pertosa, Fiore, Cassitti: con un elenco alla mano è più facile.
Sull’aeroporto si sono registrati tanti interventi “condivisi”. Foggia che potrebbe volare, con qualche differenza, è argomento di coesione, da molti anni, ormai. Vincenzo Rizzi, unico consigliere comunale del M5s, ha appuntata sulla camicia la spilla con il simbolo dei grillini: problemi con il logo? Non pare. Intanto Giorgio Cislaghi, esponente di Rifondazione comunista, da esterno all’assise, ha anticipato tutti in aula: “Scusate, avete notizie dell’opposizione?”. Erano quasi le dieci- il consiglio era previsto per le 9.30- e quei banchi ancora vuoti facevano pensare ad una “diserzione” da parte della minoranza. “No, Leo Di Gioia ha appena detto che sta arrivando”.
“Successe anche nel 2009” ha ricordato Marasco. Si riferiva al primo consiglio comunale boicottato dalla minoranza quando al governo della città c’era Mongelli. Rosario Cusmai, che ha sostenuto Di Gioia, dopo anni all’opposizione col centrodestra, si è trovato oggi dall’altra parte dei banchi, sempre in minoranza. Però, insomma, con l’amministrazione in carica, e insieme a Leo Di Gioia, si può creare un feeling. “Sindaco, ti do del tu per sincerità, ci conosciamo, io non lascerò l’aula, di fronte riconosco tanti amici”, ha detto Di Gioia. L’architetto, un po’ spiazzato da questa dichiarazione a freddo dell’assessore di Vendola, faceva su e giù in quell’angolo d’aula che volge alla finestra. Insomma si stanno collaudando, sul campo.
All’inizio della seduta è sorto il problema della convalida degli eletti per il caso di Alfonso De Pellegrino. Contro di lui Italo Pontone ha fatto ricorso (ritiene che ci sia un conflitto d’interessi per il suo ruolo di direttore in Amgas blu srl). Piccolo screzio tra Giuseppe Mainiero (Fdi) e Bruno Longo (ex Destre unite) sulla “convalida degli eletti nelle more degli sviluppi giudiziari”. Longo la caldeggiava e Mainiero non era d’accordo. “Ma com’è, litigano tra loro?”, ha commentato qualcuno.
Poi i toni concilianti di Landella hanno rasserenato l’aula, un’ora di pausa, con un furioso dibattito cui ha partecipato anche Marasco, hanno avviato la seconda parte della seduta. Giù nell’atrio, prima del suono della campanella, un pubblico numeroso seguiva il consiglio dalla tv. Una schiera di vigili urbani controllava gli arrivi. Sono tempi sempre difficili.