

“Se ad un certo punto non rispondo è perché passo sotto una galleria”. Bruno Longo è in viaggio per lavoro. La giunta è proclamata ma tarda ad arrivare la conferma degli eletti. Dunque la congiuntura è favorevole per sbrigare alcune faccende. Negli ultimi giorni cellulare muto, dichiarazioni pubbliche zero, nessun compiacimento per la nomina di Anna Paola Giuliani, componente della sua lista, La Destra, ora assessore alla cultura. Qualcosa non va? “Se chiedi a Landella lui risponde che per la decisione su Giuliani ha avuto un’imposizione da Fitto e Storace, se senti loro smentiscono. Certo Paolo Agostinacchio non ne sapeva nulla”. Nel giorno della presentazione in sala consiliare dell’esecutivo, lui e il suo gruppo erano assenti. E’ arrabbiato, e molto deluso: “Un sindaco non può essere sleale, oggi non ha la maggioranza perché almeno 7 o 8 consiglieri sono scontenti. E’ in forse anche la presidenza del consiglio per Luigi Miranda perché ha messo fuori De Rosa da assessore, e altri due o tre di Fi. Dunque deve recuperare questo posto”.La presidenza del consiglio, stando a quanto deciso in campagna elettorale e con accordi pre-ballottaggio, finora non era stata mai messa in discussione. “Ha lasciato molti scontenti, non ha amalgamato i suoi, se non avvengono cambiamenti può essere ricattato dal singolo consigliere. E’ un’azione di stupidità politica che non ha senso e trova giustificazione solo nei cattivi consiglieri, che non sono quelli comunali ma di suo stretto riferimento personale”.
Per arrivare a quota 7-8 scontenti, ai 4 di Fi si dovrebbero aggiungere Ilaria Mari, Valerio Vinelli, in predicato di divenire assessore ma poi saltato, lo stesso Miranda, in caso di variazione sulla presidenza del consiglio.
Eppure Landella è consigliere da 15 anni, certo non è uno inesperto, era già al governo ai tempi di Paolo Agostinacchio sindaco: “Sì, è vero, ma non ha mai avuto un ruolo in maggioranza, era più legato a Lucio Tarquinio e a quello che suggeriva”. Una ricostruzione sui rapporti sempre molto tesi tra An e il partito di Silvio negli anni del governo dell’ex sindaco di Foggia. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia e oggi è un rappresentante di Fi a ricoprire il primo posto.

A giugno il consiglio dovrebbe votare il bilancio consuntivo, dato che è slittato a settembre. Un atto importante per cui- con questi chiari di luna di una maggioranza ancora non messa alla prova- la compattezza è base fondamentale. Il centrosinistra, in tanti anni di governo, tra cambi di assessore, polemiche coi dirigenti finanziari e non, abiura del Pd di alcuni suoi esponenti, è rimasta intatto al suo posto. “Di questo bilancio, che ci portiamo dietro dalla precedente amministrazione, non ho ancora visto le carte, e comunque non lo voterei nemmeno con un plotone di carabinieri. Stiamo ancora alla spartizione delle deleghe. C’è la questione della Foggia servizi, di Amiu, le entrate dei tributi deficitarie per 20 milioni: ma è possibile che chi riscuote per conto nostro non dà le cose che deva dare?”. Ma cosa dovrebbe cambiare per ritrovare questa “maggioranza che per ora non esiste”? Il punto è politico: “Serve un confronto sui programmi e sulle emergenze. Bisogna capire se le battaglie che abbiamo sostenuto per anni all’opposizione sono valide anche in maggioranza per non fare figuracce con i lavoratori. Non mi interessa della giunta, che è “tecnica” ma io questo alto profilo tecnico non lo vedo, i “volti nuovi” andavano bene negli anni ’60 col Cantagiro, oggi servono persone che sanno dare risposte efficaci sulle municipalizzate, sui problemi concreti”. Il 23 luglio incontrerà a Roma le frange di partito che si sono “polverizzate” dopo lo scioglimento di An: “La destra è in evoluzione, serve un soggetto unico che potrebbe nascere dopo l’iniziativa di Fini”. Ed è possibile che con questa nuova appartenenza, non più a Storace ma ad una formazione più ampia, possa collocarsi in consiglio comunale.